Il team di scienziati che coordinano le osservazioni dell’osservatorio astronomico SOFIA ha annunciato oggi in una conferenza stampa che sulla superficie della Luna è presente acqua. Se gli scienziati che studiano i corpi celesti del Sistema Solare si aspettavano di trovare l’acqua in vari luoghi come pianeti o satelliti naturali in orbita attorno ai giganti gassosi, fino a qualche tempo fa si escludeva la presenza d’acqua sulla nostra Luna. Infatti, nei campioni lunari riportati dagli astronauti americani negli anni 60/70, non si era mai trovata traccia di acqua ghiacciata o liquida. Ma negli ultimi anni, osservazioni della sonda Lunare LRO (lunar reconnaissance orbiter) avevano rivelato indizi di presenza d’acqua in alcuni crateri vicino ai poli della Luna. La scoperta di oggi amplia però la possibilità di trovare acqua in altre località lunari, in quanto l’osservatorio SOFIA ha scoperto la presenza di acqua nel cratere Clavius, un cratere distante dai poli e del diametro di circa 230km, poco più piccolo della Sardegna.

Il team di scienziati ha dichiarato di aver osservato Clavius quando era illuminato dal Sole e di aver misurato la tipica emissione infrarossa dovuta all’acqua, che potrebbe essere imprigionata nella polvere lunare. Hanno calcolato che l’acqua presente ,imprigionata nel fondo del cratere, sarebbe pari all’equivalente di circa 1 bottiglia d’acqua ogni 3 metri cubi di roccia. Per gli scienziati della NASA l’origine di quest’acqua non è ancora chiara, potrebbe essere stata trasportata sulla Luna da asteroidi e comete oppure potrebbe essere frutto della combinazione dell’ossigeno con le molecole di idrogeno liberatesi dalle rocce lunari a seguito della caduta di piccoli meteoriti. Per la NASA questa scoperta apre la possibilità di utilizzare SOFIA per mappare la presenza dell’acqua sulla superficie lunare, in modo da poter programmare il futuro ritorno dell’uomo sulla Luna. L’osservatorio SOFIA (Stratospheric Observatory for Infrared Astronomy) della NASA costruito nel 2010, è composto da un telescopio trasportato da un Boeing 747 opportunamente modificato per poter aprire il vano di poppa e dare quindi luce al telescopio.

Frutto di una collaborazione della NASA con l’agenzia spaziale tedesca DLR, il telescopio SOFIA volando all’altitudine di circa 12 km è in grado di osservare buona parte della luce infrarossa che a terra non è possibile ricevere a causa del suo assorbimento dovuto al vapore d’acqua presente nell’atmosfera. In passato il telescopio SOFIA si è reso protagonista studiando la tenue atmosfera di Plutone e rivelando per la prima volta l’ossigeno atomico nell’atmosfera di Marte.
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