«Uso personale» per 4 chili di droga, il sottosegretario contro il Tribunale di Cagliari: «Così favorisce lo spaccio»
Il braccio destro di Giorgia Meloni, Alfredo Mantovano, critica il verdetto di assoluzione pronunciato dai giudici di piazza Repubblica: «Sentenza “stupefacente” con conseguenze devastanti»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Assolti anche se trovati con quattro chili di droga in auto: «Finalità di spaccio non provata, possibile l’uso personale». Questa la sintesi della sentenza del tribunale di Cagliari dello scorso marzo finita nel mirino di Alfredo Mantovano, sottosegretario alla Giustizia e braccio destro della premier Giorgia Meloni. «Una sentenza stupefacente», l’ha definita l’importante esponente del Governo, in modo critico verso la magistratura che l’ha emessa. E la polemica, con questo ennesimo capitolo dello scontro fra politica e giustizia, potrebbe essere solo all’inizio.
La vicenda ha trovato il suo lievito fra un convegno sulle dipendenze, che aveva Mantovano tra gli ospiti, e le colonne della rubrica delle lettere del Fatto quotidiano.
Il sottosegretario, all’incontro pubblico dei giorni scorsi, quando la riforma della giustizia era ancora un tema caldo, aveva detto: «L’autorità giudiziaria non è una variabile indipendente. Questo vale sia per quelle sentenze, per rimanere in tema, “stupefacenti”, che a fronte della detenzione di qualche chilo di sostanza ravvisano l’uso personale, che hanno conseguenze devastanti, sia a proposito delle decisioni della magistratura di sorveglianza per le quali sembra che sia un federalismo della giustizia».
Dichiarazioni che hanno scatenato l’indignazione del presidente della Corte d’Assise d’Appello di Roma, Vincenzo Capozza: rivolgendosi a Mantovano, attraverso il Fatto aveva chiesto di « indicarci le decisioni che hanno ritenuto l’uso personale nei casi di detenzione di qualche chilo di sostanza stupefacente. Delle due l’una», aveva affermato il giudice, «se tali sentenze esistono, i giudici che le hanno emesse dovrebbero essere perseguiti disciplinarmente e duramente sanzionati in ragione di un’applicazione stravagante, anzi “stupefacente”, delle norme. Se non esistono», era stata la sfida, «mi sentirei autorizzato a ritenere che l’affermazione sia gravemente diffamatoria per l’intera categoria della magistratura giudicante».
L'articolo dell'Unione Sarda che ha raccontato la vicenda
Il sottosegretario non ha aspettato tempo: la risposta è arrivata oggi con un comunicato pubblicato anche sul sito del Ministero della Giustizia. Contiene un lungo elenco di verdetti che avrebbero le caratteristiche contestate. Tra questo anche quella emessa dal tribunale di Cagliari: «Il 14 marzo 2025 il Tribunale di Cagliari», scrive Mantovano, «assolve T.K. e S.J., arrestati il 20 novembre 2024 perché trovati in possesso di 3,975 chili di marijuana, col 15,9% di Thc. Per il perito tale quantitativo è idoneo a confezionare 22.387 dosi, per il Tribunale non vi era prova che quei 4 chili di droga fossero destinati alla cessione a terzi». Mantovano fa riferimento al pronunciamento nel processo contro Tarik Karmouchi e Stanko Jankovic, di 22 e 23 anni, entrambi nati sardi anche se di origini straniere – difesi dagli avvocati Emanuele Pizzoccheri e Alberto Marcis – che erano finiti alla sbarra perché i carabinieri, dopo un inseguimento, li avevano fermati a bordo di una Bmw 530 mentre trasportavano sette buste di marijuana, ciascuna contenete 580 grammi. I due si erano difesi sostenendo di aver acquistato cannabis light, il commerciante che l’aveva venduta aveva parlato di una possibile contaminazione, visto l’elevato tasso di Thc.
Il Tribunale, però, aveva sostenuto che la Procura non avesse dimostrato la finalità di spaccio, visto che in casa i due giovani non avevano bilancini e altre attrezzature. Da qui l’assoluzione, con la scontata impugnazione da parte del Pm Gilberto Ganassi.
Il processo potrebbe quindi arrivare in Appello, ma la sentenza di primo grado, per Mantovano, con altre che ha citato oggi, «favorisce la diffusione e lo spaccio di stupefacenti. Non so se tutto ciò sia materia di disciplinare: è questione che non mi compete. Certamente vi è un problema di inadeguata percezione della gravità del fenomeno». Il nuovo attacco ai giudici è servito.
