Esperimento da 110 e lode. Fin da quando, nel 2018, la "stanza rosa" è entrata in funzione aprendo la porta alle prime mamme studentesse, a Cagliari Sa Duchessa, si è capito che il progetto avrebbe avuto successo. Così tanto da meritare oggi, dopo aver superato tutti gli esami, un posto d'onore in una tesi di laurea, la prima in Sardegna (e in Italia) sulle stanze rosa e sugli studenti-genitori. Perché studiare all'Università è impegnativo per tutti, figuriamoci per chi ha figli, casi tutt'altro che rari, a questo livello di istruzione, anche per l'età degli iscritti che avanza. E, allora, il rettore donna dell'Ateneo di Cagliari, Maria Del Zompo, ci ha pensato anzitempo, inaugurando, unico in Italia, un servizio per le esigenze di un genitore impegnato nel percorso di laurea. Femmina o maschio, perché ci sono anche papà-studenti con prole. Un'intuizione della rettrice, sollecitata da alcune studentesse e che ha preso corpo nel progetto scritto dalla docente pedagogista, Laura Pinna: uno spazio di accoglienza che gratuitamente ospita i bambini, da uno a 10 anni, mentre i genitori sono impegnati a lezione o negli esami. Servizio gestito da professionisti, specialisti in campo educativo e pedagogico. Con loro anche tirocinanti, in particolare quelli del corso triennale di Scienze dell'educazione e della formazione e della Magistrale in Scienze pedagogiche. Un'équipe di cui ha fatto parte Francesca Todde, 27 anni di Desulo, fresca di laurea dopo cinque anni di studio. La sua tesi ripercorre l'iter del progetto voluto dall'Università e riassume l'esperienza formativa all'interno della stanza rosa di Sa Duchessa, la prima palestra per i laureandi aspiranti pedagogisti.

Il progetto. I primi passi con l'attivazione della tessera-baby (181 richieste nell'ultimo anno) che riconosce agli iscritti con figli alcune agevolazioni (parcheggi riservati, priorità nel disbrigo delle pratiche in segreteria, precedenza negli esami) e la possibilità di accedere alle cinque stanze rosa dell'Università (polo economico giuridico, Cittadella di Monserrato, Clinica Aresu, polo Ingegneria, Sa Duchessa), partite come spazi per poter ospitare in riservatezza le mamme che devono allattare o cambiare il bambino. Il salto di qualità si compie a Sa Duchessa, con l'inaugurazione di un servizio (Spazio bambino/Ludoteca) sul modello degli asili, con personale specializzato. È questa la realtà che Francesca Todde descrive nella tesi di laurea da 100 e lode consegnata alla rettrice, nell'ultima sessione di questo mese. Il bilancio, come scritto dalla neolaureata in Scienze pedagogiche, "è soddisfacente anche alla luce dei riscontri che abbiamo avuto da parte delle studentesse mamme e studenti papà, oltre che del personale. La flessibilità oraria, che contraddistingue il servizio, ha consentito di andare incontro a ogni singola richiesta e di poter attivare un canale di comunicazione attiva e pratica con il genitore".

Luglio è il mese più gettonato, con 72 accessi la mattina e poco meno (68) nel pomeriggio, seguito da settembre. "La funzione educativa", spiega Francesca Todde, "è il frutto di una collaborazione e scambio tra tutti i professionisti, che rispondono a un coordinatore pedagogico, in possesso della laurea in Pedagogia". Un percorso che arricchisce il bagaglio formativo dei giovani laureati. "Ascoltando quanto riferito dalle tirocinanti, si riesce a inquadrare la figura professionale del pedagogista, ponendo in luce il livello di competenze e l'importanza del tirocinio universitario che per noi è un primissimo contatto con la tanto attesa futura professione".

La centralità del ruolo delle donne è chiara: con la rettrice Maria Del Zompo ha collaborato Alessandra Orrù, responsabile del settore Politiche strategiche e rapporti istituzionali (che ha seguito l'iter di attivazione delle stanze rosa) e le docenti relatrici nella tesi di laurea, Claudia Secci e Laura Pinna (la stessa che ha scritto il progetto). "È stata una precisa richiesta di una studentessa mamma a convincerci a partire", ricorda Maria Del Zompo, "si trattava di garantire un servizio che non c'era e che altrove comporta una spesa notevole per i nostri iscritti e iscritte". Il futuro? Il sogno, che la rettrice insegue da anni, è aprire un asilo nido dentro l'Università. Perché, dice, "nel 2020 non è possibile obbligare le donne a scegliere tra la maternità, la famiglia e il lavoro: sarebbe una grave perdita per la società che in questo modo non può godere a pieno del contributo femminile".
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