E’ stata una sorpresa. Nel senso che proprio non se l’aspettava. Il suo ricchissimo curriculum è stato spedito a sua insaputa e poi è stata invitata a una cena di gala. Cristina Di Silvio, romana con nonni sardi da parte di madre, 43 anni, non immaginava che alla fine la protagonista della serata sarebbe stata lei, insieme ad altre tre persone che hanno ottenuto lo stesso prestigioso riconoscimento: Ambasciatori di Pace. 

La cerimonia di premiazione si è tenuta il 24 novembre a Casale Tor di Quinto, a un passo da Roma, in occasione del Premio Averroé (attribuito a Francesca Rodolfo in qualità di presidente dell’associazione Divine del sud) organizzato da Acmid-donna onlus e dal Centro studi Averroè con il patrocinio della casa editrice Ad maiora.

Molto orgogliosa dei suoi due figli che presto compiranno 18 e 14 anni, tre lauree (Economia e commercio, Giurisprudenza e Scienza della comunicazione) è diventata Ambasciatrice di Pace per i “molteplici meriti acquisiti nell’ambito delle relazioni internazionali, settore nel quale profonde instancabilmente e con immutabile entusiasmo il suo costante impegno nel consolidamento del processo di rafforzamento della democrazia e dello sviluppo sostenibile, con particolare attenzione ai Paesi svantaggiati o in via di sviluppo. Ciò vuole dunque rendere omaggio all’impegno profuso con grande sensibilità e personale coinvolgimento nella instancabile promozione del progresso e del benessere di tutti i popoli nel reciproco rispetto e nella promozione della pace. Impegno questo portato avanti in forza della sua carica diplomatica e quale Regional Director di U.S.F.T.I., istituto con sedi in tutto il mondo. Cristina Di Silvio si confronta quotidianamente con queste problematiche avendo ormai da tempo maturato una grande sensibilità su questi delicati temi”.

Non è il primo e, vista la lunga serie di riconoscimenti che le sono stati attribuiti, c’è da immaginare che non sarà neanche l’ultimo: basti pensare che pochi giorni prima aveva ottenuto il premio internazionale Capitolino d’oro della Norman Academy.

Del resto, è una donna vulcanica che di professione fa la consulente aziendale ma, siccome evidentemente il lavoro pur impegnativo non le basta, ecco che è Regional Director for the Capital city of Rome; presidente di Assoimprese a Roma; consigliera giuridica dell’istituto nazionale per le relazioni diplomatiche-commissione per i diritti dell’uomo - dipartimento Affari economici e sociali delle Nazioni unite, carica equiparata a quella di vice Console; socia della Compagnia delle opere di Milano e PWA (Professional Women’s Association). E ancora: organizza e fa da relatrice a molteplici iniziative: il 16 novembre scorso a Roma ha partecipato a un tavolo di lavoro con le ambasciate di tutto il mondo sul tema “Il ruolo della donna nel mondo”. Fa anche un’attività giornalistica dal momento che pubblica, soprattutto sul web, articoli sulla sua attività istituzionale. Profondamente convinta che il lavoro di squadra, soprattutto se basato sulla cooperazione tra donne, dia sempre ottimi risultati e grandi soddisfazioni, si avvale del supporto della segretaria regionale U.S.F.T.I., Nicoletta della Penna, che la affianca quotidianamente gestendo la complessa organizzazione delle molteplici attività in Italia e all’estero, curando i rapporti con gli imprenditori, le istituzioni e le ambasciate e lo sviluppo dell’attività all’interno del suo studio professionale.

«Ho cominciato come volontaria al Bambino Gesù», ricorda, e poi con la Caritas ha fatto diverse missioni all’estero. Senza mai trascurare l’attività professionale: «Dopo aver iniziato con Tecno Casa, di cui sono diventata direttrice generale del comparto mutui, mi sono dedicata alle aziende per poi lanciarmi sull’estero».

Animalista convinta, ha sette cagnolini, «tutti tratti in salvo da situazioni di maltrattamento e abusi e tutti purtroppo con patologie derivate proprio dalla vita penosa dalla quale li ho tolti, me ne sono immediatamente innamorata e dunque non ho pensato neanche per un attimo di darli in adozione, che peraltro sarebbe stata difficilissima da attuare, e me li sono tenuti: ora fanno felicemente parte integrante della famiglia».

Com’è arrivata a diventare Ambasciatrice di pace? «Ho conosciuto Souad Sbai, la presidente del Centro studi Averroé e di Acmid, attraverso il presidente di Ad maiora, Giuseppe Maria Pierro. Questi ha inviato il mio curriculum: quando mi hanno chiamato per la premiazione stavo bevendo e mi sono quasi strozzata. Non me lo aspettavo proprio».

Il sodalizio con Suab Sbai nasce da un’attività importante. «Sì, lei ha dato vita a Mai Più Sola, un progetto per le donne straniere che vivono in Italia. Spesso non hanno parenti né amici e non sono neppure alfabetizzate. Dal 1997 Acmid offre loro corsi per apprendere la lingue e la cultura italiana e una formazione professionale che consenta di mantenersi economicamente. All’interno di questo il progetto Mai Più sola offre un aiuto concreto in caso di violenza. Il centralino, attivo 24 ore al giorno, risponde in quattro lingue: italiano, arabo, inglese e francese. E’ un riferimento di ascolto e di primo soccorso, offre sostegno psicologico e legale. Si rivolge anche alle donne italiane vittime di violenza domestica e abusi».

Come si può conciliare tutto - lavoro, famiglia, volontariato - e girare pure il mondo? «Ci vuole tanta pazienza. Quando i bambini erano piccoli li portavo con me e la baby-sitter, (Messico, Santo Domingo, Emirati arabi, Afghanistan, Oman) ed è stata comunque molto tosta. Mio marito stava a Roma e mi dava una mano, ma la tua carriera te la devi costruire da sola».

In una vita così piena non c’è spazio per la noia. «E ci sono anche tante piccole cose: un progetto con l’Associazione Argos Forze di Polizia e un evento di beneficenza per i pazienti pediatrici. Se lo facessimo tutti di dedicare 10 o 15 minuti del nostro tempo agli altri renderemmo il mondo migliore». Ma come si fa? «Una donna non insegna come si fa, lo dimostra».

© Riproduzione riservata