A metà strada tra un disc jokey e una baby sitter (alzi la mano il genitore che non ha mai chiesto aiuto per intrattenere i bambini), Alexa e gli assistenti vocali hanno fatto breccia nelle case dell’Isola: nei primi sei mesi dell’anno nella nostra regione sono state registrate 68 milioni di richieste – di queste, 45milioni solo nella provincia di Cagliari -, il 40% in più rispetto al 2021.    

Musica, ma non solo. Questi altoparlanti intelligenti vengono usati per governare la casa, sempre più smart. Nell’Isola, undici milioni di interazioni vocali e quattro milioni di azioni (luci da accendere e spegnere, tapparelle da abbassare, aria condizionata da regolare) segnalano il fatto che questi apparecchi siano entrati nella nostra routine.

Con un aumento del 40% rispetto allo scorso anno, i sardi utilizzano sempre più Alexa e i dispositivi della famiglia Echo per gestire la propria casa, chiedendo, ad esempio: “Alexa, accendi la luce in salotto” o “Alexa, imposta la temperatura in camera da letto a 23 gradi”. Questa funzione è usata più frequentemente dagli abitanti di Cagliari e della provincia del Sud Sardegna, fanno sapere dall’ufficio stampa di Amazon.

Preziosa per i sardi si è rivelata l’impostazione di timer, aumentata del 65% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, per un totale regionale di oltre 2 milioni di timer attivati. “Gli utenti che sfruttano più frequentemente questa funzione di Alexa sono i cagliaritani e gli abitanti della provincia del Sud Sardegna. Oristano, invece, è la provincia al primo posto per tasso di crescita rispetto allo scorso anno con il 75% in più di timer attivati”.

In Sardegna poi sono oltre 856 mila le sveglie attivate, il 56% in più rispetto al 2021. I territori in cui gli abitanti sfruttano con più frequenza questa funzione sono Cagliari e la provincia del Sud Sardegna.

C’è poi l’altra faccia della medaglia. Perché la nostra vita è sempre più nelle mani dei device (telefonini, assistenti vocali) legati alle grandi aziende. Si tratta di tecnologie che raccolgono tanti dati personali, con ovvi problemi di privacy. Registrano le nostre abitudini, le preferenze negli acquisti, la posizione, i numeri di telefono. Sanno a che ora andiamo a letto e quando ci svegliamo. Perché siamo noi a dirglielo.  

Qualcuno teme che gli assistenti vocali ci ascoltino anche quando non dovrebbero, ovvero quando non li abbiamo autorizzati a farlo pronunciando quella che viene definita “wake word” (ehi Siri, Alexa). Ma non c’è nessuna prova. Anzi: i test fatti suggeriscono che non svolgano attività di rilievo in ambienti poco rumorosi. Al massimo succede che gli assistenti vocali si attivino quando pronunciamo parole simili alle “wake word” e ascoltino per qualche attimo prima di capire che si è trattato di un errore.

Poi c’è da fare un’altra considerazione: lasciamo così tante informazioni su di noi in Rete da rendere inutile l’ascolto di ciò che diciamo. I colossi del web sanno già tutto di noi.

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