Nel tennis non esistono i campionati del mondo - ci sono giusto le Atp Finals di fine anno - ma solo una sequenza di tornei prestigiosissimi che accendono le ambizioni dei fuoriclasse della racchetta. Le partite più importanti dell’anno, sia a livello maschile che femminile, si disputano tradizionalmente (in rigoroso ordine cronologico) agli Australian Open di Melbourne, al Roland Garros di Parigi, a Wimbledon (Londra) e agli Us Open di New York. Quattro tornei e una certezza: chi riesce a vincere su uno di questi campi conquista un posto nella storia dello sport nato ufficialmente nel 1874 in (tanto per cambiare) in Inghilterra. 

LA TRADIZIONE DEGLI SLAM

Ma perché sono proprio questi quattro i tornei a infiammare le speranze dei tennisti e la passione dei tifosi? È una scelta moderna che però arriva da lontano: i quattro appuntamenti decisivi della stagione sono stati definiti tali perché organizzati dagli unici quattro Paesi in grado di vincere la Coppa Davis, il torneo per nazioni a squadre, dalla fondazione - nel 1900 - fino al 1974. E sono Inghilterra, Francia, Stati Uniti e Australia. Sono diventati di fatto i tornei chiave dell’anno, pur avendo tradizioni molto più antiche, dall’inizio dell’era Open, nel 1968, cioè da quando il tennis è stato aperto a tutti, perdendo la vecchia divisione tra professionisti e dilettanti. 

IL SUCCESSO PIÙ AMBITO 

Il Grande Slam, termine che indica il massimo colpo realizzabile nel Bridge, rappresenta il sogno di ogni tennista, quasi inarrivabile. La vittoria dei quattro tornei. Sono pochissimi i giocatori che hanno centrato l’obiettivo e ancora di meno – cinque in tutto – quelli che ce l’hanno fatta nello stesso anno: il primo è stato l’americano Don Budge nel 1938, il secondo l’australiano Rod Laver, capace di imporsi addirittura due volte, nel 1963 e nel 1969. A livello femminile la classifica vede la statunitense Maureen Conolly, che ha vinto nel 1953, l’australiana Margaret Smith Court, trionfatrice nel 1970, e Steffi Graf, tedesca di Mannheim, capace di conquistare addirittura l’inarrivabile Grande Slam d’oro, in un solo anno, nel 1988, imponendosi nei quattro tornei e vincendo anche le Olimpiadi di Seul. Traguardo raggiunto - ma non nell’arco di un solo anno solare -  anche dal marito della tennista tedesca Andre Agassi, dall’infinito Rafa Nadal e da Serena Williams, la regina di Wimbledon. 

I VINCITORI DEL GRANDE SLAM

Sono diciotto (otto uomini e dieci donne) i supercampioni che hanno vinto i quattro tornei più prestigiosi del mondo. Il primo è stato l’inglese Fred Perry (1933-35), seguito da Don Budge (1937-38), Rod Laver (1960-62), Roy Emerson (1961-64), Andre Agassi (1992-99), Roger Federer (2003-2009), Rafa Nadal (2005-2010), Novak Djokovic (2008-2016). Tra le donne la sequenza vede Maureen Conolly (1951-53), Doris Hart (1949-54), Shirley Fry (1951-57), Margaret Smith Court (1961-63), Billie Jean King (1967-72), Chris Evert (1972-84), Martina Navrátilová (1978-83), Steffi Graff (1987-88), Serena Williams (1999-2003) e Maria Sharapova (2004-2012).

L’ERA DEI “BIG THREE” 

Non c’è bisogno di tornare indietro nel tempo per celebrare i grandi vincitori negli Slam. Non sono mai riusciti a tagliare il traguardo della sequenza continuata in un solo anno ma hanno fatto molto di più gli inarrivabili Rafa Nadal, Roger Federer e Novak Djokovic, mostri sacri dell’età contemporanea, capaci di vincere venti Slam a testa (in tutti i quattro i circoli), condizionando le giocate sotto rete degli anni Duemila. E lo spagnolo è riuscito addirittura a fare il passo in più, tornando in campo dopo mesi di silenzio, e portandosi a casa gli ultimi Open d’Australia, proprio quando il rivale serbo, dominatore da anni della classifica mondiale, è stato costretto a farsi da parte e a lasciare Melbourne perché non vaccinato. Nel frattempo Federer continua a incantare il pubblico con le sue giocate celestiali a quarant’anni suonati. La nuova generazione trainata da Medvedev deve ancora attendere per vedere la pensione dei “Big three”.

L’ITALIA CHE RISORGE 

Sì deve tornare indietro nel tempo per trovare gli Slam nelle bacheche italiane del tennis maschile. Nicola Pietrangeli ha vinto il Roland Garros nel 1959 e nel 1960 e Adriano Panatta è riuscito a imporsi sempre sulla terra rossa di Parigi nel 1976. Il resto è sempre stato distanza siderale coi vertici del tennis internazionale. Solo negli ultimi tempi si è affacciata sulla scena la speranza Berrettini: finalista a Wimbledon (sconfitto guarda caso da Djokovic) e semifinalista a New York e Melbourne (guarda caso fermato da Nadal). E dietro di lui c’è il giovanissimo Sinner, appena vent’anni e un futuro che potrebbe far accarezzare il sogno Slam all’Italia. 

L’ARMATA FEMMINILE 

Ben più freschi i ricordi al femminile, grazie alla generazione più vincente di sempre: Flavia Pennetta ha conquistato gli Us Open nel 2015, peraltro imponendosi su Roberta Vinci in una storica finale tutta azzurra davanti a uno stupefatto pubblico newyorkese. Francesca Schiavone è stata invece la prima donna a portare uno Slam in Italia: ha vinto il Roland Garros nel 2010, compiendo una serie incredibile di imprese contro avversarie più quotate, visto che era partita dal diciassettesimo posto nelle gerarchie del tabellone iniziale.  A chiudere il quartetto delle stelle italiane c’è Sara Errani: a 34 anni è ancora in attività e ha raggiunto il posto numero 5 nel ranking mondiale. Soprattutto, insieme a Roberta Vinci, ha dato vita una straordinaria coppia di doppio, vincendo il Grande Slam, tutti i quattro supertornei.  

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