Tutti nel giardino del museo a leggere in silenzio
Un libro, un telo e il piacere di stare insieme, ognuno immerso nel suo mondoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Appuntamento nel giardino del museo, sabato 31 maggio alle 10. Dotazione necessaria: un libro e un telo (o un tappetino). Il programma? Tre ore e mezza da trascorrere immersi nella lettura. Insieme, ma ciascuno perso (o ritrovato) nel suo libro. Si chiama Silent reading, sottinteso “party”, ed è la particolarissima festa organizzata dal Museo nazionale archeologico ed etnografico “G.A. Sanna” di Sassari.
L’invito, aperto a tutti, è “a partecipare a un’esperienza di lettura silenziosa, immersi nella quiete e nella bellezza del nostro giardino”. Che, per inciso, è bello davvero: lecci, allori, alberi di Giuda, pitosfori, viburni, un bel prato. E quieto, con i suoi reperti archeologici millenari, anche se si trova nel centro della città. “Un libro tra le mani, il verde intorno e il tempo che rallenta”, promette il post diffuso sulle pagine social del museo, evidentemente gestite da qualcuno che sa come titillare le passioni degli amanti dei libri: “Un momento per sé, condiviso con altri lettori. In silenzio, insieme”.
Niente di nuovo, niente di rivoluzionario, eppure la proposta alletta.
Un fenomeno globale
Del resto i Silent reading party sono un vero e proprio fenomeno culturale globale. Vengono organizzati in mezzo mondo da librerie indipendenti, biblioteche pubbliche, caffè letterari, collettivi di lettori, associazioni per la salute mentale. Molti li considerano una forma di meditazione sociale, altri un modo per coltivare l’amore per i libri in un’atmosfera rilassata, altri ancora un antidoto al parlarsi (o meglio: scriversi) addosso che ha trasformato i social network in una babele assordante, e anche una reazione a un mondo (anche quello offline) sempre più chiassoso e popolato da dispositivi che diffondono suoni elettronici, brandelli musicali, rumori invadenti.
Il modello prende forma nei primi anni 2000 proprio come risposta al bisogno crescente di connessione sociale senza l’obbligo della conversazione, in un mondo sempre più rumoroso e iperconnesso.
Il primo Silent reading party di cui si ha notizia è attribuito a Christopher Frizzelle, editor e scrittore statunitense, che nel 2009 organizzò un appuntamento di lettura silenziosa al bar Hotel Sorrento di Seattle. L’idea era semplice: riunire persone amanti dei libri, offrendo loro uno spazio tranquillo per leggere in compagnia, sorseggiando un drink: fu un successo e divenne un appuntamento mensile.
Con la crescente attenzione per il benessere mentale, la riscoperta della lentezza e il desiderio di disconnessione digitale, il format si è diffuso rapidamente in altre città degli Stati Uniti, in Europa e in Asia. Ogni città ha personalizzato il concetto: alcuni appuntamenti includono musica dal vivo (discreta: in ogni caso, a Sassari si promette silenzio), altri tè e biscotti, altri ancora si svolgono all'aperto, in parchi o terrazze.
Durante la pandemia da Covid-19, gli appuntamenti di lettura silenziosa si sono trasferiti online, creando spazi virtuali su Zoom o altre piattaforme, dove i partecipanti si collegavano, salutavano brevemente, poi leggevano in silenzio a schermo condiviso. Finiti i lockdown e i distanziamenti sociali, si è riacceso l’interesse per questo tipo di ritrovo in presenza e "a bassa pressione sociale".
Il primo lettore silenzioso
Nella nostra epoca, è un’esperienza normale stare accanto a una persona assorta silenziosamente nella lettura, ma non è sempre stato così. Lo dimostra un aneddoto tra i più famosi nella storia della lettura, proprio perché segna un momento in cui la lettura silenziosa veniva considerata insolita e sorprendente. Lo racconta, nel libro VI delle sue Confessioni, niente meno che Sant’Agostino, che riferisce del suo stupore nel vedere, nella Milano del IV secolo, l’allora vescovo Sant’Ambrogio leggere nel suo studio o nella biblioteca della sede vescovile, e leggere in silenzio, cioè senza pronunciare le parole ad alta voce, cosa che all’epoca era assai poco comune: la norma era la lettura ad alta voce o sussurrata. Gli occhi del vescovo, scrive Sant’Agostino, scorrevano sulle pagine, ma la sua voce non si udiva; nessuno parlava con lui né lui con nessuno. Il silenzio, nota Sant’Agostino, proteggeva Sant’Ambrogio da interruzioni. È uno dei primi resoconti scritti che documentano la pratica della lettura silenziosa nella storia occidentale: una pratica che ancora oggi, o oggi ancora più di allora, vale la pena coltivare.