Lui. Lei. L'altro. Il tipico triangolo amoroso, motore di tanti romanzi. Ma anche, a volerne considerare tutte le implicazioni, la chiave per aprire la serratura di uno dei grandi misteri della vita umana: il desiderio. Perché desideriamo una cosa anziché un'altra? Perché è bella? Perché è buona? Perché è utile? Oppure perché quella cosa è l'oggetto del desiderio di qualcun altro, qualcuno che consideriamo un modello, e che dunque ammiriamo, ma che alla luce del nostro desiderio rischia di diventare un rivale, un ostacolo, un nemico?

"IL PADRINO DEL LIKE" René Girard (1923-2015), lo studioso che il Times Literary Supplement ha di recente ribattezzato "Il padrino del like" e sul quale tre anni fa è uscita, negli Stati Uniti, un'importante biografia, era persuaso di quest'ultima ipotesi: l'essere umano immancabilmente desidera, per dirla con la Bibbia, "la roba d'altri": la sua casa, elenca Esodo (20,17), oppure sua moglie, il suo schiavo o la sua schiava, il suo bue o il suo asino. Oggi potremmo aggiornare l'elenco: la sua auto, il suo ufficio, il suo orologio, i suoi vestiti, i suoi occhiali da sole, la sua bicicletta a pedalata assistita, l'esistenza che esibisce sui suoi profili social, la sua borsa di Hermes.

Il libro in cui Girard espose questa sua scoperta, sulla quale poi costruì un sistema teorico che gli consentì di chiarire l'essenza del sacrificio, fenomeno che si ritrova in tutte le civiltà di ogni epoca e a tutte le latitudini, e di mettere a fuoco il concetto di capro espiatorio, si intitola "Menzogna romantica e verità romanzesca", fu concepito e scritto alla fine degli anni '50 del secolo scorso e pubblicato in Francia esattamente sessant'anni fa, nel 1961. In Italia tre anni dopo apparve una prima traduzione per l'editore Bompiani con il titolo "Strutture e personaggi nel romanzo moderno", per riconquistare il titolo più fedele all'originale in edizioni successive. Da alcune settimane quell'opera, fuori catalogo per anni, è tornata in libreria sempre per Bompiani (pp. 326, 15 euro). Ed è un momento fra i più propizi: perché Girard, le cui opere successive (La violenza e il sacro, Il capro espiatorio, Delle cose nascoste dalla fondazione del mondo, e altre) sono state in gran parte pubblicate in Italia, nel corso degli anni, dall'editore Adelphi, è stato proiettato al centro del dibattito sul funzionamento dei social, in particolare del più famoso e diffuso dei social. Parliamo di Facebook e la storia è nota: uno dei primi e decisivi finanziatori dell'invenzione di Mark Zuckerberg è stato il venture capitalist, filosofo, scacchista Peter Thiel, l'inventore di PayPal, che seguì le lezioni di Girard all'università di Stanford. E proprio attraverso le categorie di Girard Thiel sostiene di aver previsto con sicurezza il successo del social network allora appena nato, scorgendovi una potente macchina di condivisione di desideri, dove si dice "mi piace" a ciò che piace ad altri. Da lì, per traslazione, la nomea di Girard come "padrino del like".

LE VERITA' NASCOSTE NEI ROMANZI Negli Usa il pensatore francese si trasferì proprio dopo la pubblicazione di questo primo libro, così diverso dai suoi successivi. Intanto perché è un libro in cui le fonti sono esclusivamente letterarie: Girard insegue e decifra le dinamiche del desiderio attraverso le pagine dei grandi romanzi, dal Don Chisciotte di Cervantes a "Il rosso e il nero" di Stendhal, da "L'eterno marito" e "I fratelli Karamazov" di Dostoevskij a "Madame Bovary" di Flaubert a "La ricerca del tempo perduto" di Proust. Poi perché i temi su cui si sarebbe concentrata la sua produzione successiva (il sacrificio, il capro espiatorio) non sono ancora entrati nel suo campo d'interessi. Ma è qui che si trova la base, il centro di una delle ricerche più stimolanti per l'antropologia degli ultimi decenni.

IL DESIDERIO ALLA RADICE DELLA VIOLENZA C'è una sola mela, e due esseri umani allungano entrambi su di essa le proprie mani per appropriarsene: è qui, nel triangolo fra me, il mio modello e l'oggetto del mio e suo desiderio, che Girard vede radicarsi il conflitto e dunque la violenza, dato primario della vita umana, morbo sempre pronto a diffondersi per contagio in ogni comunità. Ci si scontra sempre perché c'è un conflitto di desideri, insomma.

Nei decenni successivi avrebbe dimostrato come tutto ciò che chiamiamo cultura (dai rituali primitivi alle istituzioni moderne) sia, in ultima analisi, nient'altro che un insieme di dispositivi messi in atto per tentare di arginare conflitti e violenze che il pensatore francese definiva, proprio in questo "Menzogna romantica e verità romanzesca", con l'aggettivo "mimetici". L'imitazione che da un lato è il meccanismo che rende possibile la trasmissione di ogni cultura è anche il pericoloso motore che alimenta inimicizie e guerre. E i grandi romanzieri, dimostra questo libro, l'hanno sempre saputo.
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