Trent’anni fa usciva a Palermo, per la casa editrice Sellerio, il romanzo “La forma dell’acqua” di Andrea Camilleri, il primo nel quale compare il commissario Salvo Montalbano, uno dei personaggi - sia della letteratura che del piccolo schermo - più amati degli ultimi decenni.

I ventotto romanzi che raccontano le avventure del poliziotto di Vigàta, cittadina immaginaria della Sicilia che in realtà ricorda molto Porto Empedocle, hanno appassionato milioni di lettori di tutte le età e poi, diventati serie televisive, sono stati tra i prodotti televisivi più apprezzati dell’ultimo trentennio, venduti e trasmessi poi in diverse nazioni. Il fenomeno letterario creato dai libri di Camilleri è stato un caso senza precedenti, almeno in epoca moderna nel nostro Paese, riuscendo anche a trasformarsi in un volano per il turismo e per l’economia di un’intera zona della Sicilia. Da tutta Italia, e non solo, in tanti hanno viaggiato in lungo e in largo per cercare i luoghi più autentici raccontati dallo scrittore, capace non solo di regalare un ritratto indimenticabile del protagonista, alle prese con le proprie contraddizioni e con quelle del suo tempo, ma anche di trasformarsi nell’erede naturale dei grandi autori siciliani del passato.

Trent’anni fa, dunque, prendeva forma quel microcosmo letterario intriso di fascino e contraddizioni. “La forma dell’acqua” si configura come un giallo avvincente che intreccia suspense, umorismo e riflessioni profonde sulla natura umana. La trama, poi trasposta magistralmente sullo schermo da Luca Zingaretti, ruota attorno all'omicidio di un uomo, Franco Mannino, trovato senza vita in una vasca di acqua sorgiva. Le indagini del Commissario Montalbano lo conducono in un labirinto di segreti e bugie, dove nulla è come sembra. I personaggi che ruotano attorno alla vittima, dalla moglie al socio in affari, celano ombre e sospetti, alimentando il mistero e la tensione narrativa.

Ma è nella descrizione di Vigàta e nell’affresco della Sicilia degli anni Novanta che Camilleri fa centro, attirando su di sé prima la curiosità dei lettori più attenti e poi un numero sempre più alto di appassionati. Dai vicoli pittoreschi dei piccoli centri abbarbicati sulle colline, ai bar affollati da personaggi eccentrici, con un richiamo costante alle tradizioni locali e usando con sapienza il dialetto per aumentare l’autenticità e il realismo dell’opera.

Ma il grande segreto del successo del primo racconto sta nel suo protagonista assoluto, il commissario Montalbano, un uomo complesso e affascinante. Ma se nell’immaginario collettivo l’investigatore ha ormai il volto di Zingaretti, in realtà lo scrittore – come rivelato poi in un’intervista – svelò che il suo personaggio, per come l’aveva immaginato, era molto simile nei lineamenti al professor Giuseppe Marci, all’epoca docente di Filologia Italiana e Letteratura Sarda dell’Università di Cagliari.

Così con “La forma dell’acqua”, un giallo che è anche una storia di vita, di amicizia e di amore, lo scrittore inizia a rivelare quel mondo di immagini evocative e espressioni in dialetto siciliano che poi hanno regalato il successo ai 27 romanzi successivi. Il titolo assume un valore simbolico profondo: l'acqua, elemento mutevole e inafferrabile, rappresenta la vita stessa, con le sue sfumature e i suoi misteri. La sua forma, mutevole e imprevedibile, è come la verità che Montalbano cerca di scoprire, sfidando le ombre del male e le insidie della corruzione.

Da quel primo racconto, per 22 anni, Andrea Camilleri sfornò una lunga serie di romanzi sempre attesissimi e accolti con entusiasmo: da "Il cane di terracotta" a "La voce del violino", fino all’ultimo "Riccardino". Storie avvincenti, ma soprattutto un viaggio introspettivo alla scoperta di una terra antica, ricca di fascino e di mistero. Con un costante alla cultura letteraria dei padri nobili di quella terra: da Pirandello a Sciascia, Verga e Tomasi di Lampedusa.

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