Può un libro uccidere? D'istinto viene da rispondere negativamente. Poi, riflettendo un po' di più, ci si rende conto del fatto che alcuni libri hanno causato, più o meno direttamente, decine, centinaia, migliaia di morti. Un esempio? "I protocolli dei savi di Sion", la vicenda assolutamente falsa di una cospirazione ebrea, ha rappresentato il terreno di coltura che ha favorito l'Olocausto. E che cosa dire del delirante "Mein kampf", scritto da Adolf Hitler? Alla categoria dei "libri assassini" può essere tranquillamente iscritto "The Turner diaries" di William Luther Pierce III, anche se lo firmò con lo pseudonimo Andrew Macdonald (il libro, arrivato, purtroppo, anche in Italia nel 2015, è stato tradotto con il titolo "La seconda guerra civile americana"). I cinque morti dell'assalto dello scorso sei gennaio al Campidoglio sono soltanto gli ultimi morti figli di quel volume. Perché nelle sue pagine viene raccontato proprio l'assalto al Campidoglio di Washington. E perché quel libro è diventato un testo di culto per gli estremisti della destra statunitense. Al punto da ispirare alcune delle più sanguinose stragi degli ultimi decenni. Timothy McVeigh, il responsabile dell'attentato di Oklahoma City del 19 aprile 1995 che causò la porte di 168 persone, era ossessionato da quel libro nel quale si racconta anche dell'esplosione di un edificio federale per innescare la "seconda rivoluzione americana". Poco prima dell'attentato McVeigh disse a un amico: «In quell'edificio lavorano persone che sono individualmente innocenti ma che collettivamente fanno parte dell'impero del male». Quel testo ha ispirato anche gli autori del "Nail bombings", la serie di attentati esplosivi che, nel 1999, terrorizzò Londra: le "bombe a chiodi" furono fatte esplodere in diversi quartieri con l'obiettivo di colpire le comunità nera, bengalese e lgbtq+. 
Un'esagerazione sostenere che il libro abbia fornito l'ispirazione ai gruppi neonazisti e dell'alt-right statunitense, come i complottisti di QAnon, l'esercito di Groyer e i Proud boys? La risposta arriva dallo stesso libro. «Il vero valore di tutti i nostri attacchi oggi risiede nell'impatto psicologico, non nelle vittime immediate. Hanno appreso questo pomeriggio che nessuno di loro è fuori dalla nostra portata», scrive nel suo diario il narratore del romanzo Earl Turner. Come non pensare che l'obiettivo degli assalitori del Campidoglio fosse proprio questo e non, invece, consentire a Donald Trump di tornare a occupare la Casa Bianca. 
Ma di che libro si tratta e chi è l'autore? A scriverlo è stato William Luther Pierce III, un fisico nato ad Atlanta che, dopo aver lavorato in alcune università, si trasferì a Washington, diventando socio di George Lincoln Rockwell, fondatore del partito nazista americano. E, dopo essere diventato co-leader della National Youth Alliance, fondò la National Alliance, formazione che puntava a una nazione abitata soltanto da bianchi e che si auspicava anche lo sterminio degli ebrei e di altri gruppi "impuri". 
Il libro è scritto sotto forma di diario, Earl Turner racconta la formazione di cellule terroristiche che iniziano a scatenare una guerra razziale. Viene bombardato il quartier generale dell'Fbi, attaccato il Campidoglio. E, finalmente (stando ovviamente alle idee deliranti dell'autore) arriva "The day of the rope" ("Il giorno della corda). Il momento nel quale vengono linciati e impiccati i "traditori della razza". Chi sono? L'elenco è interminabile: "i politici", si legge nel libro, "gli avvocati, gli uomini d'affari, i giornalisti televisivi, i giornalisti e gli editori dei giornali, i giudici, gli insegnanti, i funzionari scolastici, i leader civici, i burocrati, i predicatori". E anche in questo caso è facile cogliere la citazione fatta dai rivoltosi che hanno assalito il Campidoglio: tanti di loro hanno appeso cappi ed eretto una forca fuori dal Campidoglio. 
Un libro talmente violento che, all'indomani dell'assalto al simbolico palazzo di Washington, Amazon ha deciso di rimuoverlo dal suo store. Iniziativa lodevole ma utile sino a un certo punto. Perché è facilissimo trovare nel web il testo in pdf. E perché non è certo l'unica opera cui si ispirano i neonazisti statunitensi. Lo stesso Pierce ha scritto anche "Hunter" ("Cacciatore"), libro che racconta le imprese di un suprematista bianco che prende di mira le coppie interrazziali e gli attivisti per i diritti civili. Altra opera particolarmente apprezzata dai neonazisti è anche "The camp of the saints" di Jean Raspail che narra una realtà distopica nella quale l'Europa viene invasa dagli immigrati. 
 

© Riproduzione riservata