Quindici anni fa ci lasciava Enrico Pili, sindacalista e scrittore
L’intellettuale scomparso nell’agosto del 2010 con i suoi libri ha dato in eredità la curiosità e l’amore per il mondoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Il sigaro avrebbe pure accettato di mandarlo in pensione, ma di abbandonare una delle sue preziose pipe bruciacchiate di radica e mogano non ci pensava minimamente. Nemmeno dopo il primo infarto, quando la moglie-medico lo aveva trascinato di peso dalla sua casa di Sestu all'ospedale Brotzu, salvandogli la vita grazie a un delicato intervento chirurgico.
«I medici mi hanno detto che non potrò fumare sigarette», aveva sorriso soddisfatto dopo qualche giorno lo scrittore Enrico Pili, morto a 59 anni nell’agosto 2010 per un devastante scompenso cardiaco. «Ma la pipa», aveva tagliato corto, spostando l'alfiere nero «è un'altra cosa: mi hanno confermato che posso tenerla. A te muovere».
Per anni, davanti alla sua scacchiera (che ultimamente si era spesso trasferita su internet), cominciava le partite aprendo col pedone di re, seguendo uno schema blindato e spesso vincente, affinato con anni di gioco. Gli scacchi erano una delle sue grandi passioni rimaste immutate nel tempo, prima ancora di scoprirsi sindacalista combattivo, politico nelle file del vecchio Psi, campione regionale di lento fumo , viaggiatore, esploratore e, ormai da qualche anno, scrittore prolifico e riconosciuto (con incursioni nella poesia). Ufficialmente era il segretario comunale del Comune di Mandas, ma quella forse era solo una delle tante vite che Enrico Pili aveva deciso di vivere. Sposato con l'oncologo carlofortino Pinella Aste (due figli, Giangi e Wolfango), lo scrittore scomparso ieri era stato per dodici anni segretario della Cgil-funzione pubblica, lasciando il sindacato dopo le tensioni esplose a causa delle riforma Bassanini. Da quell'esperienza era nato il suo primo romanzo, La Quinta S (Aipsa, 2005), seguito da Incroci a raso (Scuola Editrice Sarda, 2006), Adesso a poche ore da qui (2006), Pesci Rossi (Edizioni clandestine, 2007), Hinterland Sei (2007), Prima che passi la notte (Scuola Sarda, 2009) e 7171 L'attesa del giudizio (Scuola Sarda, 2010).
Negli ultimi anni amava viaggiare e documentare la povertà del mondo, rifugiandosi spesso tra le mura della Comunità di Sestu, sua famiglia spirituale - come ribadito ieri dalla moglie - nel corso degli anni. «La curiosità di sapere che cosa c'è dopo il dolore della morte e il colore (nero, ve lo assicuro) della morte è stata esaudita», aveva scritto di recente dopo l'infarto: «C'è la vita. Il piacere di vivere».