Paesi pieni di case vuote, ovunque più morti che nati. Cervelli (e non solo) in fuga. Una diaspora inarrestabile desertifica le zone interne dell’Isola ma neppure la costa ne è immune. Si chiama spopolamento. O se vogliamo morte lenta. L’esempio di Lanusei, un tempo fiorente cittadina che richiamava a frotte residenti da altri comuni, è emblematico. “Nel 2019 secondo i dati dell’Istat è stato il paese ogliastrino con più morti che nati (conteggio che non ha niente a che vedere coi dati dei nati e morti del presidio ospedaliero), posizione che purtroppo continua a mantenere, se pur in diminuzione”. Cinzia Blumenthal, giovane ufficiale di stato civile nel Comune di Lanusei, fornisce un dato allarmante, frutto di una meticolosa ricerca che non si esaurisce da Genna Silana alla foce del Flumendosa ma svela la situazione demografica in cui versano la Sardegna e lo Stivale intero.  “Nel 2020 la popolazione della Sardegna è passata da 1.611.621 abitanti a 1.598.225. In media è come perdere circa 1350 abitanti ogni mese (sommando saldo naturale ed emigrati)”. A dirla tutta è come se in Sardegna, ogni mese, sparisse un intero paese.

Cinzia Blumenthal (foto Pillonca)
Cinzia Blumenthal (foto Pillonca)
Cinzia Blumenthal (foto Pillonca)

“Sotto il profilo demografico – dice Blumenthal - l'Italia si conferma uno dei Paesi con il più basso tasso di natalità al mondo. Dal 2007 si registra un calo delle nascite e un aumento dei decessi. Nel 2020, il numero di nascite ha raggiunto il minimo storico dall'Unità d'Italia e la mortalità ha superato il massimo tasso registrato dal secondo dopoguerra con un saldo naturale negativo di -342,042 unità”.

Ha clamorosamente sbagliato chi pensava che restare chiusi in casa durante il lockdown volesse dire più intimità e più concepimenti. “A differenza di quanto si era ipotizzato, il risultato dei vari periodi di lockdown – sostiene l’ufficiale di stato civile - non è stato un incremento di concepimenti e nascite. In tutta Italia ma in particolar modo al nord, durante l’emergenza Covid sono diminuite le nascite e aumentate le morti con la conseguente riduzione della speranza di vita alla nascita”.

Il sistema Paese, in tempi di massima incertezza genera un calo dei consumi e un incremento dei risparmi.  E metter su famiglia è sempre più difficile. Nel 2020 risulta dimezzato rispetto all’anno precedente il numero dei matrimoni. “Le unioni civili e religiose si sono ridotte di circa il 50 per cento nel Mezzogiorno e poco meno nel resto dell’Italia. Tutti questi dati – riflette Cinzia Blumenthal - portano a pensare che gli italiani vivano con prudenza questo periodo di instabilità economica e sanitaria, situazione che inevitabilmente si riflette sulla vita privata dei cittadini e quindi anche sulla politica e sull’economia del Paese”.

Il dato italiano, preoccupante, in Sardegna diventa da allarme rosso. “L’Isola – è l’analisi che arriva dal Comune di Lanusei - nel 2012 registrava un tasso di natalità tra i 3 più bassi del Paese (7,6). Secondo i dati dell’Istat la Sardegna ha mostrato una lieve ripresa nel mese di settembre 2020 con 796 nati e un numero di morti stabili e un saldo naturale registrato di meno 580 unità, il minimo riscontrato nel secondo semestre del 2020. Dopo di che le nascite hanno ripreso la discesa fino a raggiungere nel mese di maggio 2021 il minimo di nati registrato per l’anno 2021 (608 nati) con un saldo naturale di meno 729 unità”.

Il saldo morti/nati in Ogliastra, paese per paese, nel 2019 (dati Istat)
Il saldo morti/nati in Ogliastra, paese per paese, nel 2019 (dati Istat)
Il saldo morti/nati in Ogliastra, paese per paese, nel 2019 (dati Istat)

Il saldo morti-nati è preoccupante. Soltanto a Tortolì e Girasole i fiocchi rosa-azzurro superano i funerali. “Le statistiche demografiche ogliastrine – osserva Cinzia Blumenthal - ad oggi continuano a riportare una costante diminuzione delle nascite, eccezione fatta per pochi comuni che in ogni caso non registrano numeri in grado di colmare la grande carenza che riguarda la quasi totalità dell’intero territorio. Secondo i dati Istat del censimento del 2011 la provincia dell’ Ogliastra vantava 7 comuni con incremento della popolazione e 16 comuni con decremento della popolazione, il tutto coerentemente con la situazione regionale che per lo stesso periodo registrava 101 comuni con incremento della popolazione contro 276 comuni con decremento della popolazione”.

Il caso Lanusei continua a rappresentare un paradigma della tendenza in atto.

I movimenti migratori da e per Lanusei dal 2017 ad oggi hanno registrato un calo delle emigrazioni dopo il picco del 2018 e un calo delle immigrazioni dal massimo registrato nel 2017, quando ci fu il boom di sbarchi: centosessantacinque immigrati a fronte di settantasette emigrati. Nel 2020 la tendenza è stata ribaltata: 109 emigrazioni contro 89 nuovi arrivi. Nell’anno in corso e nel 2020 – risulta all’ufficio di stato civile di Lanusei - i movimenti migratori più numerosi hanno riguardato gli spostamenti per e da altri comuni sardi. Nel 2019 la maggior parte dei residenti emigrati si sono spostati fuori dalla Regione ma sono rimasti all’interno dell’Italia, gli immigrati inoltre sono stati più numerosi degli emigrati, la maggior parte provenienti da altri comuni sardi. Nel 2018 le emigrazioni da Lanusei verso altri comuni sardi e le immigrazioni da altri comuni sardi nel comune di Lanusei hanno dato quasi gli stessi numeri. In generale, escluso il 2017 (rilevante fu il boom delle immigrazioni dall’estero, con l’arrivo di rifugiati provenienti da Libia, Costa d’Avorio e Senegal), “le emigrazioni e le immigrazioni da Lanusei verso paesi esteri –conclude Blumenthal - non evidenziano cambiamenti significativi e restano costanti. Si tratta sempre di poco più di una decina di unità registrata ogni anno sia per le emigrazioni che le immigrazioni”.

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