Di questo ultimo miglio non si vede la fine. L’assessore alla Sanità Mario Nieddu lo ha confermato durante un convegno a Urzulei, di fronte agli allevatori ogliastrini, quelli che hanno pagato un prezzo altissimo alla Psa. “Ci aspettiamo che le restrizioni nei confronti della Sardegna vengano finalmente meno, consentendo il rilancio del comparto”. Perfino chi ha sempre criticato la campagna messa in atto dalla Regione Sardegna per eradicare la malattia ora guarda all’Isola come un modello. Francesco Feliziani, direttore dell’istituto zooprofilattico di Umbria e Marche, ha dichiarato nei giorni scorsi: “La presenza in Sardegna negli anni è stata sottostimata in termini di conseguenze e di impatto. Più recentemente si è avuta consapevolezza del disastro che provoca, la suinicoltura sarda è praticamente rimasta indietro di 30 anni, e negli ultimi sette anni sono stati applicate misure draconiane. Per esempio l’abbattimento del fattore di rischio principale che è rappresentato dai suini tenuti al pascolo brado in maniera illegale. Abbattuti quelli e ridotto il loro ruolo epidemiologico c’è stata una inversione di tendenza molto importante e riteniamo che la malattia possa essere stata eradicata”. La situazione nell’Isola è chiara: da tre anni e mezzo non si ha traccia della malattia nei suini domestici e da tre anni nei cinghiali. La peste invece, dilaga nel Lazio, dopo aver conquistato Liguria e Piemonte. Il sistema rischia il collasso e gli esperti ben lo sanno. Fin quando il problema rimaneva confinato alla povera Sardegna nessuno sembrava così preoccupato.

In Italia esistono al momento due epidemie di peste suina africana, una tra Liguria e Piemonte e un'altra all’interno del raccordo anulare di Roma. La crisi sanitaria è stata probabilmente innescate dai rifiuti di carne suina mangiati dai cinghiali. La reazione delle istituzioni per arginarle appare poco efficace, eppure esistono ottime linee guida a livello comunitario e benchmark positivi all'estero. La sensazione è che si stia perdendo tempo. Bisognerebbe recintare le aree infette per bloccare il virus: altrimenti si rischiano effetti pesanti nel lungo periodo che aggraveranno la crisi degli allevatori di suini. Un vaccino non c’è ancora.

Anche Vittorio Guberti, primo ricercatore veterinario Ispra e uno degli autori di “African swine fever in wild boar - ecology and biosecurity”, uno degli studi più noti a livello mondiale sulla peste suina pubblicato congiuntamente dalla Fao, dall'Organizzazione mondiale per la salute animale e dalla Commissione europea, nei giorni scorsi ha detto che la battaglia contro la peste suina in Sardegna è vinta. Lo ha fatto con un’intervista pubblicata su Wired. “In Italia, dal 1978 fino all'inizio di quest'anno abbiamo ospitato solo il genotipo 1 ed esclusivamente in Sardegna. Oggi possiamo dire che di fatto è stato eradicato dalla Sardegna, ma non siamo ancora riusciti a dimostrarlo a Bruxelles. Perché? Bisogna rispettare delle procedure per dimostrarne l'eradicazione, altrimenti non arriva il giudizio di indennità. Eppure, nei fatti, la peste è stata superata già all'inizio degli anni Ottanta”.

Maiali allo stato brado (foto archivio L'Unione Sarda)
Maiali allo stato brado (foto archivio L'Unione Sarda)
Maiali allo stato brado (foto archivio L'Unione Sarda)

Eppure la sensazione, anche da parte degli esperti isolani, è che la Regione non stia facendo abbastanza. Scrive Alberto Laddomada, ex capo della task force anti peste. “La cosa grave è che né le autorità sarde né quelle nazionali stanno prendendo le iniziative necessarie affinché Bruxelles sia messa nelle condizioni di riconoscere che la Sardegna ha eradicato. Non è Bruxelles che è cattiva, siamo noi che non facciamo quanto andrebbe fatto per fare questo ultimo passaggio formale”.

La Regione ha disposto nuove regole per incentivare ulteriormente l’emersione degli allevamenti irregolari. Tra queste sono di particolare interesse la semplificazione per le aziende certificate e nessun blocco, previo controllo, alla movimentazione di capi anche in aree in cui siano stati rilevati focolai. Perché potrebbe pure arrivare il placet di Bruxelles, ma non deve venire meno l’attenzione perché la peste potrebbe tornare.

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