Il camice dell’artista appeso accanto al quadro incompiuto. Attorno pennelli, gessetti, tavolozze, un banchetto per realizzare le cornici, il forno per le ceramiche, l’antico torchio per la stampa delle xilografie, la piccola sedia utilizzata per dipingere en plein air. Ogni oggetto è illuminato dalla luce che filtra dalle ampie finestre affacciate verso la vallata chiusa dal monte Gulana da una parte e dall’altra verso l’affascinante centro storico. Lo studio di Carmelo Floris, tra i grandi maestri dell’arte sarda del Novecento, è tale e quale a come l’artista l’ha lasciato, nella torretta della sua bella casa di Olzai, paese di case e strade in granito piene di storia e cultura. Lui è morto il 22 agosto del 1960, ma a Olzai è una presenza diffusa, non solo per la casa museo aperta nel 2003, ma anche per la consolidata sensibilità artistica di questa comunità che nel tempo si rinnova con mostre, la pinacoteca e soprattutto la dimora-gioiello della famiglia Mesina Cardia, senza considerare i tanti racconti legati alla figura di Floris, molto amata forse perché dipingeva per passione, mai per esigenze di mercato, o forse perché si lasciava ispirare da scorci e paesaggi come pure da donne del paese i cui volti si possono ritrovare perfino nel trittico per l’altare di Santa Barbara.

Opere di Carmelo Floris nella casa museo
Opere di Carmelo Floris nella casa museo
Opere di Carmelo Floris nella casa museo

Carmelo Floris era nato a Bono nel 1891, ha passato l’adolescenza a Ollolai, poi l’approdo a Olzai: un legame sempre forte nonostante gli studi all’accademia di Belle arti a Roma, l’esperienza della guerra sull’altopiano di Asiago e del Piave con la Brigata Sassari che gli valse la medaglia d’argento al valore militare, l’adesione al Partito sardo d’azione, il viaggio a Parigi nel 1939 ospite di Emilio Lussu, l’arresto per attività sovversiva e la condanna a cinque anni di confino nelle isole Tremiti. Poi il matrimonio con una donna di Gavoi e l’instancabile impegno artistico: è maestro dell’incisione, apprezzato ritrattista e brillante paesaggista, come si coglie curiosando nella sua casa. Un ampio cortile con giardino, diventato nei mesi scorsi spazio per i laboratori con giovanissimi che hanno familiarizzato con tempere e pennelli e realizzato tanti disegni per ora sistemati accanto alle opere di Floris, nella cucina e nelle altre stanze che compongono una casa padronale del Settecento già appartenuta al nobile don Sebastiano Melis, dal 1999 di proprietà del Comune.

I lavori dei ragazzi accanto alle opere di Carmelo Floris
I lavori dei ragazzi accanto alle opere di Carmelo Floris
I lavori dei ragazzi accanto alle opere di Carmelo Floris

«Carmelo Floris è il punto di partenza del percorso culturale di un paese che conserva questa vocazione artistica», spiega Simonetta Guiso, responsabile del settore Cultura del Comune, mentre schiude un altro scrigno d’arte, quello conservato nella sorprendente casa Mesina Cardia, complesso nobiliare con un cortile-belvedere nel cuore del centro storico e un edificio pieno di decori e opere. Olzai ha circa 760 residenti e un patrimonio artistico di circa 500 opere, non solo di Carmelo Floris ma di tanti altri artisti protagonisti della rassegna “Tre giorni di pittura”, avviata nel 1982 e riproposta, dopo 17 anni di stop, lo scorso ottobre con la direzione artistica di Enrico Piras che ha curato la quinta edizione decidendo di allargarla anche agli allievi dell’accademia di belle arti “Mario Sironi” di Sassari.

Ragazzi alle prese con disegni e tempere nel giardino della casa museo Carmelo Floris
Ragazzi alle prese con disegni e tempere nel giardino della casa museo Carmelo Floris
Ragazzi alle prese con disegni e tempere nel giardino della casa museo Carmelo Floris

In quella occasione la casa Mesina Cardia diventa residenza d’artista. Le sale, impreziosite dai dipinti delle volte e delle pareti e dalla varietà di geometrie delle cementine, si animano di stili e volti nuovi. Dodici pittori sardi e nove studenti dell’accademia di Sassari, coordinati da Giovanni Sanna, soggiornano nel paese per elaborare le loro opere, ispirate a questi luoghi, come quelle di tutti gli artisti che li hanno preceduti nelle edizioni più lontane della rassegna e hanno lasciato qui i dipinti.

La casa Mesina Cardia a Olzai
La casa Mesina Cardia a Olzai
La casa Mesina Cardia a Olzai

La prima “Tre giorni di pittura” nel 1982 richiama nomi storici dell’arte isolana, come Ausonio Tanda, Antonio Corriga, Giorgio Princivalle, Tonino Ruiu, Graziano Cadalanu, Vittorio Calvi. Nel tempo Olzai promuove anche la biennale dell’incisione italiana allargando l’eredità artistica di Carmelo Floris. Nella splendida casa Mesina Cardia le opere di artisti indiscussi e di grande richiamo dialogano con interpreti di altre sensibilità espressive e tecniche nuove.

Visitatori tra le sale della mostra allestita nella casa Mesina Cardia
Visitatori tra le sale della mostra allestita nella casa Mesina Cardia
Visitatori tra le sale della mostra allestita nella casa Mesina Cardia

La location è d’incanto in un complesso che ospitava un tempo l’ordine religioso dei Fratelli delle scuole cristiane, molto attivo nell’educazione tanto da gestire qui scuole e collegio. Non a caso la sindaca Maddalena Agus sottolinea: «Importante elemento distintivo, rispetto alle precedenti edizioni, è la riapertura della casa Mesina Cardia, già da sola un’opera d’arte, e la sua destinazione a residenza d’artista per tutti i partecipanti che per la prima volta hanno realizzato le loro opere nelle suggestive stanze di questo palazzo storico».

L’esposizione è aperta al pubblico dal giovedì alla domenica: fino al 31 maggio sarà possibile fare la visita guidata.

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