Il pretesto è nobile e coraggioso: in periodo di pandemia, di crisi e di aziende in ginocchio. Cinque giovani sardi, tra i 27 e i 38 anni, danno vita a un'attività imprenditoriale. Sogni, visioni,  idee, progetti, impegno, lavoro e ora il Molino su Ghimisone è una nuova realtà, cento per cento sarda, nella zona industriale di Oliena, nel Nuorese. È specializzata nella produzione di farine e semole di alta qualità macinate a pietra, attraverso una selezione accurata di grani duri coltivati in Sardegna, secondo la tradizione locale.

Dietro questa piccola realtà imprenditoriale ci sono uno chef di Oliena, Federico Lai, biologo nutrizionista, i suoi compaesani Pasquale Serra, il suo socio, Riccardo Serra il mugnaio e Rossella Mattu, laureanda in Scienza della comunicazione e Aurora Fois di Nuoro, laureata in Marketing e comunicazione per le aziende. Tutto nel segno della sostenibilità e del recupero delle tradizioni. Un segnale di speranza e coraggio per trattenere i giovani in Sardegna e dare stimoli anche ad altri coetanei, creare economia circolare valorizzando le tipicità e la cultura gastronomica locali.

«Il grano che utilizzeremo sarà solo ed esclusivamente sardo, oltre al grano produrremo farine di varie tipologie di cereali, da quelli antichi locali a quelli cosiddetti “minori” come avena, orzo, farro, per arrivare alle farine di legumi per i consumatori più esigenti», spiegano Lai e Serra, anime del progetto. Artigianalità, qualità, ripristino e valorizzazione di un territorio ricco di arte e saperi, unicità e identità, sono i segni distintivi.

«Valorizzare e contribuire al miglioramento dell’economia locale è uno tra i primi obiettivi che ci siamo posti, e per noi è solo un orgoglio poterlo raggiungere nel nostro piccolo - aggiunge Federico Lai - un altro obiettivo è quello di salvaguardare la salute delle persone proponendo solo prodotti di alta qualità che rispettino appieno gli standard qualitativi e organolettici. Per preservare un buon stato di salute nel tempo i fattori sono molteplici e l’alimentazione gioca un ruolo di primaria importanza».

A tal riguardo introdurre nella dieta quotidiana il pane o la pasta che conservino tutte le caratteristiche nutraceutiche, diventa la base: «Le nostre farine e semole sono vive, ovvero ricche di quelle componenti che solitamente vengono scartate - spiega Federico - in primis il germe di grano e soprattutto lo strato aleuronico della cariosside del cereale, così facendo preserviamo proteine nobili, acidi grassi e vitamine importantissime come i tocoferoli e le vitamine del gruppo B nonché tutti i sali minerali. Il fenomeno della longevità in Sardegna si è potuto compiere proprio perché i nostri nonni consumavano queste farine grezze e ricche di proprietà nutraceutiche».

Un ritorno alle origini ma allo stesso tempo una visione contemporanea, aderente alle ultime linee guida di salute e benessere. «Basti pensare che in Italia l'obesità e il diabete aumentano esponenzialmente e la ricerca del cibo sano e di qualità è tra le soluzioni che ci restano", osserva il giovane chef e biologo. Sfogliano le pagine di un libro Federico, Pasquale, Riccardo, Rossella e Aurora: «Un  tempo la Sardegna era il granaio di Roma, e dobbiamo ripristinare e valorizzare la nostra identità».

Ma come nasce il progetto? «Pasquale mi ha voluto coinvolgere in questa nuova avventura, unire le conoscenze pratico tecniche di ognuno di noi nei propri settori per poter valorizzare concretamente il comparto alimentare», prosegue Federico Lai, che si è formato a Urbino, tra studi universitari e lavoro in ristorante, ma sempre con la sua terra d'origine nel cuore e nella mente. Così come gli altri componenti della squadra, ha una passione per la cultura del suo territorio. Già dai tempi delle scuole medie e poi del liceo si divertiva a intervistare anziani e centenari del suo paese, per raccogliere le loro memorie, annotare antiche ricette, tecniche di preparazione dei cibi, modi di dire, usanze.  «Un grazie speciale va ai miei nonni paterni e materni. Tutti hanno contribuito a trasmettermi la  forza della nostra cultura e l'importanza di salvaguardare le nostre tradizioni. Io sono diventato biologo nutrizionista e questo mi ha motivato per valorizzare la materia prima locale anche e soprattutto dal punto di vista della qualità nutrizionale e la tutela della salute delle persone, abbiano necessità di mangiare cibo sano e di dare importanza e priorità alla nostra salute. Tornare in Sardegna e fare impresa è stata una scelta molto coraggiosa, soprattutto quando realizzi tutto con le tue forze senza aiuti da parte di nessuno».

Sulla stessa linea Pasquale e gli altri: «Stiamo creando rete con gli agricoltori sempre più disperati in quanto il grano sardo non viene retribuito in maniera corretta e lentamente sta andando in decadenza la sua produzione, noi vogliamo lavorare solo materie prime sarde,  valorizzare la propria terra e tutelare la cultura più autentica. Siamo giovani e ci crediamo».

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