Diavolo o acquasanta. Il Superbonus, tanto santificato dal Movimento Cinque Stelle che lo ha promosso con il Governo Conte, viene oggi messo sul banco degli imputati per il gonfiarsi dei conti pubblici, soprattutto alla luce della fine del periodo di benevolenza causa Covid dell’Unione europea nei confronti dei debiti di Stato. L’allarme lanciato ancora una volta dall’esecutivo Meloni sulle difficoltà nella gestione del Superbonus mette in evidenza le preoccupazioni sulla tenuta del bilancio dello Stato nonostante gli effettivi risultati che ha prodotto in termini di crescita del Pil (ma anche con delle storture sul fronte dei prezzi e della gestione dei crediti da smaltire). Detto questo, oggi è ancora possibile ristrutturare casa, utilizzare i bonus energetici e migliorare l’efficienza degli edifici grazie al fatto che fortunatamente non esiste soltanto il Superbonus.

I numeri

Nonostante le misure del Governo sulla modifica del Superbonus e l’addio allo sconto in fattura, se si escludono alcuni casi, i conti degli sgravi promessi a imprese e cittadini continuano a gonfiarsi. Tanto che il Tesoro parla di “danni enormi ai conti pubblici”. L’impatto del Superbonus, che fino ad ora è stato di 21 miliardi, potrebbe salire a 30 e continuano a preoccupare anche i crediti irregolari. I Cinque Stelle parlano di appena lo 0,5% del totale, ma il ministero guidato da Giancarlo Giorgetti quantifica in 12 miliardi di euro i crediti in mano a cittadini e imprese che oggi non valgono alcunché ossia quelli che non si riuscirà a smaltire perché nessuno li sconta o li cede. Nonostante la stretta, spiega il Tesoro, sono stati attivati con il Superbonus altri 62 mila interventi, con un incremento di detrazioni complessive passate da 46 a 67 miliardi per un totale di interventi ammessi (quindi comprendente anche chi non ha ancora iniziato i lavori) di 82 miliardi. Numeri quasi insostenibili se da Bruxelles arriverà una mazzata dal prossimo gennaio con una stretta sul debito pubblico, nonostante nei mesi scorsi Eurostat abbia indicato i crediti del Superbonus come “pagabili” e quindi cedibili. Tutto dipende dall’interlocuzione tra Istat ed Eurostat su come qualificare i crediti, secondo quanto previsto dall’organismo europeo oppure come spesa pubblica corrente, e allora saranno dolori perché il deficit crescerà in modo esponenziale. Ecco perché alcune banche (ma anche Enel X) hanno deciso di non creare nuove società che si occupino della gestione della cessione del credito e fermarsi a quanto fatto fino ad ora.

Le possibilità

A parte la diatriba sui crediti, dunque, che inciderà parecchio sulle prospettive del settore edile nel nostro Paese, ristrutturare con gli sconti resta ancora possibile. Soprattutto se si ha la liquidità per fare i lavori e si opta per lo sgravio fiscale nella dichiarazione dei redditi invece che sullo sconto in fattura. I primi ecobonus, che risalgono infatti a molto prima del Superbonus, funzionano da anni e sono riusciti a promuovere un effetto benefico sul Fisco perché mettono in competizione chi fa i lavori con chi li richiede con un meccanismo che riduce il sommerso e l’evasione fiscale.

Chi deve ristrutturare la propria abitazione, per tutto l’anno in corso e fino anche al dicembre 2024, può usufruire del Bonus ristrutturazione per le opere di manutenzione ordinaria e straordinaria fino a un massimo di 96.000 euro per ogni unità immobiliare. Lo sgravio previsto è del 50% per lavori di sistemazione e sostituzione del tetto, degli infissi esterni e dei serramenti e delle persiane. Chi lo utilizzerà potrà avere nei dieci anni successivi uno sgravio in busta paga se presenta il 730 oppure sulle tasse da pagare con il modello Unico. Al Bonus ristrutturazione si affianca anche il Sismabonus nelle zone sismiche del Paese (la Sardegna non rientra tra queste) con parametri che vanno dal 50 all’85%.

Resta in vigore anche l’Ecobonus, con detrazioni comprese tra il 50 e il 65%, per chi vuole aumentare l’efficienza energetica della propria casa. Il limite di spesa, fino alla fine del 2024, varia dai 23 ai 153 mila euro per unità immobiliare (a seconda della tipologia di intervento), e comprende le spese di coibentazione dell’immobile, di sostituzione di pavimenti, finestre ed infissi, installazione di un impianto fotovoltaico oppure di sostituzione del sistema di climatizzazione invernale con uno più green. Dopo il 2024, il Governo ha annunciato che la percentuale di sgravio andrà al 36% e sarà accessibile soltanto alle fasce di reddito più basse, ma non c’è ancora un provvedimento in tal senso. Va ricordato che gli interventi devono essere comunicati all’Enea entro 90 giorni dalla conclusione delle opere e che anche in questo caso la restituzione dello sgravio è prevista in dieci anni.

Handicap e mobili

Chi ha invece necessità di abbattere le barriere architettoniche in casa, può usufruire di un bonus con una detrazione al 75% (fino al 2025). Le modalità di fruizione e utilizzo degli sconti sono simili a quelle di Bonus ristrutturazione ed Ecobonus, con un limite tra i 30 e i 50 mila euro a seconda degli edifici.

Infine, poiché chi ristruttura una casa potrebbe aver necessità anche di cambiare i mobili, è stato deciso di prorogare fino a tutto il 2024 il Bonus mobili ed elettrodomestici, che però è collegato a quello ristrutturazione. La detrazione Irpef è del 50% per un importo massimo di 8 mila euro nel 2023 e di 5 mila nel 2024 da ripartire sempre in dieci quote annuali sul modello 730 o su quello Redditi delle persone fisiche (Unico).

Per chi poi ha necessità di fare lavori anche nel giardino, resta in vigore fino al 31 dicembre anche il bonus verde con un massimo di spesa di 5 mila euro per immobile (nel caso di un condominio si moltiplica questo valore per il numero delle unità presenti). Si ha diritto a uno sconto del 36% sulle spese sostenute e il bonus è cumulabile anche su più abitazioni.

Non va dimenticato che per tutte queste forme di agevolazioni è necessario effettuare il pagamento con bonifico, definito anche “parlante”, ossia uno specifico strumento per questo tipo di saldo delle fatture, che contiene anche gli estremi per facilitare il lavoro di controllo da parte dell’Agenzia delle entrate.

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