Ficus magnolioides, Ceratonia siliqua, Juniperus, Quercus ilex, Agave, Yucca, Aloe e Dracaena draco, Opuntia e ancora le palme, le ninfee, i loti, i papiri: con le sue circa 2.000 specie vegetali, i suoi 600 alberi e 550 arbusti distribuiti in un’area di cinque ettari, l’Orto botanico è uno dei gioielli segreti di Cagliari, e ormani nemmeno più tanto segreti, dato che quest’anno ha attirato l’attenzione di 90mila visitatori. Non solo un luogo di scienza e natura, ma anche un rifugio silenzioso e quieto dai ritmi frenetici della vita quotidiana e un lussureggiante testimone della storia antica della città.

Situato nella valle di Palabanda, l’orto botanico è circondato da alcuni dei più importanti siti archeologici del capoluogo (l’Anfiteatro romano e la Villa di Tigellio, per dire), e al suo interno reperti di grande fascino come la cisterna romana, il pozzo libarium, la grotta Gennari interpretata come un calidarium, e un tratto dell’antico acquedotto che riforniva la città di acqua proveniente da Villamassargia. 

L'Orto botanico di Cagliari (foto ufficio stampa)
L'Orto botanico di Cagliari (foto ufficio stampa)
L'Orto botanico di Cagliari (foto ufficio stampa)

La forza dell’Orto botanico di Cagliari risiede nella sua capacità di rinnovarsi, offrendo ai visitatori esperienze sempre nuove. Grazie alla cura del personale e al lavoro della direzione, ogni anno vengono introdotte nuove collezioni e iniziative. Tra le novità in arrivo per il 2025, spicca la realizzazione di una serra per le orchidee, che arricchirà ulteriormente l’offerta.

Le attività dell’orto, che è uno dei fiori all’occhiello dell’Università di Cagliari, comprendono visite guidate e laboratori didattici che attraggono ogni anno migliaia di studenti, rendendolo un punto di riferimento per le scuole sarde. Inoltre, gli spazi ospitano eventi divulgativi su temi legati all’ambiente e al verde urbano, promuovendo la consapevolezza sull’importanza degli alberi e delle aree verdi nelle città.

Il 2024 ha segnato un momento di particolare successo: oltre 90mila visitatori rappresentano un record storico, raggiunto grazie a un’attenzione costante alla comunicazione, alla divulgazione scientifica e alla capacità di attrarre un pubblico sempre più ampio, complice anche la crescente visibilità data dai social media e dalle collaborazioni con programmi televisivi nazionali come Linea Verde e Geo. «Grazie a un impegno costante nella comunicazione, nella divulgazione scientifica e nell’arricchimento delle collezioni botaniche – ha dichiarato la direttrice Annalena Cogoni commentando i dati lusinghieri dell’anno che si va chiudendo –siamo riusciti a rendere l’Orto un punto di riferimento non solo per gli appassionati di botanica, ma anche per famiglie, studenti e turisti».

La storia di questo giardino incantato inizia nel XVIII secolo, con il primo tentativo di creare un orto botanico a Cagliari nel quartiere Villanova. Tuttavia, fu solo nel 1820 che l’idea prese forma nella valle di Palabanda, grazie all’intervento del professor Giovanni Meloni Baylle e del ministro Giovanni Lanza. I lavori, avviati nel 1864, si conclusero due anni dopo, e il giardino fu inaugurato nel 1866 sotto la direzione del botanico Patrizio Gennari. Col tempo, l’Orto divenne un punto di riferimento scientifico e culturale. Già nel 1885 fu istituito un Index Seminum per la catalogazione e lo scambio dei semi, e nei primi anni del Novecento contava oltre 400 specie acclimatate provenienti da tutto il mondo. Negli anni ’20, sotto la guida di Eva Mameli Calvino, madre dello scrittore Italo Calvino, l’Orto consolidò il suo ruolo scientifico. La seconda guerra mondiale segnò un periodo di difficoltà, con bombardamenti che danneggiarono gravemente l’area. Grazie a un lungo lavoro di restauro, l’Orto riprese piena funzionalità, e oggi rappresenta un luogo di eccellenza botanica e culturale.

Con le sue collezioni botaniche, le testimonianze archeologiche e un impegno continuo verso la divulgazione e l’innovazione, l’Orto botanico di Cagliari si conferma uno dei luoghi più affascinanti e rappresentativi della città. La sua capacità di unire passato, presente e futuro ne fanno una tappa imperdibile per chi visita il capoluogo sardo, ma anche un luogo di ispirazione per la comunità locale.

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