I tabloid la ribattezzarono Eggwina. Humor britannico, ma non c'era proprio nulla da ridere. Edwina Currie, 73 anni, inglese nativa di Liverpool, è stata più volte deputata tra le fila dei conservatori tra il 1983 e il 1997. Nel 1988 ricoprì l'incarico di ministro della Salute. Perso il seggio in parlamento cominciò una nuova carriera da giornalista e romanziere. Oltre che per la sua liason con il collega di partito e poi primo ministro John Major sarà di certo ricordata in relazione all'epidemia di salmonellosi che colpì il Regno Unito tra il 1987 e il 1998. Il caso più clamoroso (prima che il Covid riscrivesse le regole) di censura e minimizzazione dei fatti da parte di un governo per rassicurare l'opinione pubblica ed evitare devastanti conseguenze economiche. Al modico prezzo di 1630 morti e 374.516 casi di salmonella. L'epidemia di salmonella è stata uno degli eventi più devastanti che abbiano colpito l'industria alimentare occidentale. Un disastro sospeso tra la paura dei consumatori e il tentativo di rassicurarli. Ad ogni costo. Viene definita come la più vasta e pericolosa infezione alimentare attribuibile a un singolo agente patogeno. All'origine del problema un'infezione delle ovaie e dei dotti oviferi delle galline ovaiole di allevamento. Il problema non era nel guscio, ma dentro le uova. L'agenzia per la salute, nel 1981, cominciò a registrare un netto incremento dei casi. Tra il 1981 e il 1988 le infezioni umane provocate dal batterio Salmonella Enteriditis salirono da 1087 a 12500. Nonostante i numeri parlassero chiaro, non venne preso alcun provvedimento fino al 1988 quando l'aumento dei casi rispetto all'anno precedente ebbe un incremento del 180 per cento. Le indagini misero subito a nudo come i pericoli fossero legati al consumo di uova crude o poco cotte e di alimenti contenenti uova. Morivano anziani e bambini. La nostra Edwina entra in scena il 3 dicembre 1988. Il giovane ministro della Sanità annunciò di fronte a dieci milioni di telespettatori che la maggior parte della produzione di uova in Inghilterra era contaminata da salmonellosi. I produttori non la presero benissimo, replicando come i casi confermati fossero solo 26 e che la possibilità che l'uomo venisse infettato era di uno su 200 milioni. Considerato che la Gran Bretagna aveva una popolazione di 58 milioni era impossibile contrarre la salmonella. Più che fake news fantascienza. I consumatori all'inizio ascoltarono la Currie e in un giorno le vendite di uova crollarono del 60 per cento. Un po' come quando gli italiani decisero di non mangiare più pollo per paura dell'aviaria o maiale per la fobia dell'influenza suina. Neppure Margaret Thatcher venne in soccorso della Currie e nel mezzo della tempesta e in omaggio al pragmatismo che l'ha resa celebre dichiarò: «I had eggs for breakfast». Mangiò uova a colazione la Thatcher, mentre l'impavida Edwina venne massacrata da amici e nemici e costretta a dimettersi. La crisi costò 8 miliardi di sterline tra galline invendute e risarcimenti ai produttori. La Thatcher ci mise una pietra sopra, seppure costosetta, eppure l'epidemia stava solo cominciando. L'Oms ha rivisto di recente i dati e spiegato come il numero dei casi dovrebbero essere moltiplicati per il fattore 3,9. In dieci anni sarebbero stati oltre un milione. Numeri da Covid. Quali erano le cause? Gli standard igienici degli allevamenti, in cui si riciclavano le carcasse delle galline morte (infette) come mangime. E paradossalmente l'introduzione della vaccinazione causò un aumento dei casi. In Italia la vaccinazione delle galline ancora oggi non è obbligatoria, ma le regole ci sono. Oltremanica cercò di tamponare il danno spiegando ai consumatori come cucinare i prodotti per evitare l'infezione. E la nostra Edwina? Nel 2006, in occasione di una nuova impennata dell'epidemia, l'Indipendent titolò: «E se Edwina Currie avesse avuto ragione sulla salmonella?». Un timido tentativo di riabilitazione. Forse è anche merito suo se oggi le uova di sua Maestà sono certificate dal British Lion Egg, il sistema di sicurezza alimentare più efficace del paese. In ultima analisi la salmonella non è certo il Covid, ma registra 93 milioni di casi all'anno nel mondo e 155 mila decessi.
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