L’inizio di questa storia risale ormai a un secolo fa. Il grande libro della bonifica stavolta però non parla di zootecnia e latte ma di vigne e vino. Quelle viti che oggi non ci sono più, proprio come la maggior parte dei protagonisti di allora, autori indiscussi di queste pagine ingiallite dal tempo. Un racconto che ha come luogo di origine la vecchia desolata landa paludosa che invadeva le terre a sud di Oristano. Un lembo di Sardegna vasto e malarico che col tempo e le lunghe giornate di lavoro ha lasciato il posto alla grande bonifica di Arborea. Terra ancora oggi di Sangiovese e Trebbiano Doc, ma solo sulla carta. A ripercorrere quegli anni ci ha pensato il festival organizzato dal Comune di Arborea a metà novembre, "Istòria. Nell’acqua", edizione 2023.

LA PRIMA CANTINA Siamo agli inizi degli anni Venti. Il lavoro di prosciugamento dei vasti stagni nella piana del Terralbese è quasi completato come anche ben regimentate sono le acque che arrivano da nord attraverso il tratto terminale del Tirso e a sud nell’irruento Rio Mogoro. Sono quegli gli anni dell’avvio di 6 grandi aziende agricole realizzate da una dinamica Società bonifiche sarde: Tanca del Marchese, Linnas, Torrevecchia, Pompongias, Alabirdis, S’Ungroni. E proprio nell’ex cascina dell’allora marchese di Villahermosa, la Società decide di costruire la prima cantina vitivinicola. I vigneti impiantati si trovavano a sud della Tanca, nell’area chiamata Pauli Barazzedda, ma anche a Pompongias, Luri e poi in particolare nella parte nord, dalla strada 20 sino alla 28. «Allora le vigne vennero assegnate a diversi viticoltori del territorio, molti di Terralba, Marrubiu e soprattutto San Nicolò Arcidano», ricorda Ezio Collu, ex sindaco di Arborea ed ex presidente della Provincia di Oristano, ma soprattutto dipendente amministrativo del vecchio enopolio gestito dalla Cooperativa sociale vitivinicola della riforma agraria di Arborea. «Altre vigne vennero date in gestione anche a molti sfollati arrivati dalla Tunisia».

Il vecchio enopolio di Arborea, oggi trasformato in centro commerciale (r.r.)
Il vecchio enopolio di Arborea, oggi trasformato in centro commerciale (r.r.)
Il vecchio enopolio di Arborea, oggi trasformato in centro commerciale (r.r.)

VITI E VINO Ogni centro agricolo aveva la propria cantina con grandi botti in legno, ma solo quella della Tanca vinificava ed era dotata di un efficiente impianto di imbottigliamento. Nel 1925 i sei grandi centri agricoli sono in piena attività: tutti sono dotati di una grande aia, silos e cantina. Ad Alabirdis (quel centro che col tempo darà origine al centro storico di Arborea) oltre al caseificio era stato previsto anche un mulino, un panificio e un vero e proprio enopolio. Il primo vinificatore fu Severino Cotza, con lui Francesco Meloni, cantiniere e diversi operai. Severino Cotza segue i processi di vinificazione sino all’arrivo di enologi professionisti che lavoreranno le uve soprattutto Trebbiano e Sangiovese importate dalla Romagna e dalla Toscana.

Ezio Collu, 86 anni, ex sindaco di Arborea ed ex presidente della Provincia di Oristano, è stato dipendente amministrativo dell'enopolio di Arborea
Ezio Collu, 86 anni, ex sindaco di Arborea ed ex presidente della Provincia di Oristano, è stato dipendente amministrativo dell'enopolio di Arborea
Ezio Collu, 86 anni, ex sindaco di Arborea ed ex presidente della Provincia di Oristano, è stato dipendente amministrativo dell'enopolio di Arborea

I NUMERI Da un reportage girato negli anni Trenta dall’Istituto Luce emerge come la bonifica alla fine degli anni Venti poteva contare complessivamente 550 ettari di vigneto. E in dieci anni si passa da 2.500 quintali di uva a 20 mila. Ogni colono lavorava una superficie vitata e le zone più vocate risultavano le aree bonificate, distanti dalla costa sabbiosa, che presentavano terreni argillosi e limosi. Nel 1925 arriva dalla Toscana a Torrevecchia l’agronomo Alfredo Boscherini con lui la moglie Lina e la figlia Lidy che nel 1929 sposa Augusto Parrella. Boscherini assieme al direttore del centro agricolo, Ottavio Gervaso, fa arrivare dalla Toscana e dalla Romagna barbatelle di Trebbiano e Sangiovese. E soprattutto dai territori del Chianti, della Maremma e delle colline senesi chiama esperti agricoli specializzati nella conduzione dei vigneti. È la svolta per il settore vitivinicolo della Bonifica. Tutta l’attività di vinificazione dalla cantina della Tanca si intensifica e in pochi anni il vino di Mussolinia fa il suo ingresso nel mercato sardo di allora. Intanto ad Alabirdis è ormai ben avviato il cantiere del nuovo enopolio, più ampio e adatto alle nuove esigenze delle produzioni. Il Sangiovese e il Trebbiano conquistano il Campidano e Cagliari e molte zone del nord Sardegna. Il nuovo enopolio ha una capacità di lavorare sino a 24 mila ettolitri di vino e 2 mila quintali di uva al giorno. Sono presenti anche Malvasia, Monica, Vermentino e Girò.

TEMPI MODERNI  Ad Arborea intanto arriva un nuovo enologo, Domenico Cella e con lui si avvia un nuovo programma che diversifica e ottimizza le produzioni. Le etichette di Arborea sono presenti in tutta l’Isola e si inizia anche con le esportazioni nella Penisola. Al Bianco del Giudicato, a base di Trebbiano, e al Rosso del Giudicato, prodotto da uve Sangiovese, si affianca una nuova etichetta, il Rosato di Arborea molto richiesto dal mercato del nord Sardegna. Negli anni ’70 i soci della cooperativa erano circa 250/270, arrivano anche da Siamanna, Siapiccia, Villaurbana, Sant’Anna. Poi inizia il calo dei conferimenti e degli stessi produttori. Nell’assemblea che ha deliberato la fusione con la Cantina di Marrubiu i soci con diritto al voto erano ormai appena 94.

LA DOC ARBOREA. È curioso evidenziare come la Denominazione di origine dopo anni di istanze, solleciti e battaglie finalmente arriva nel 1987 quando ormai l’enopolio di Arborea è nel mezzo di una vera e propria trattativa voluta dalla Regione per cedere tutto il patrimonio alla Cantina di Marrubiu. Dal 1989 infatti si interrompono i conferimenti e le vinificazioni e tutto passa alla società cooperativa “Isola 4 mori”. Il disciplinare della Doc Arborea, ancora oggi presente ma solo sulla carta prevede quattro tipologie di vino: Arborea Sangiovese; Arborea Sangiovese rosato; Arborea Trebbiano; Arborea Trebbiano frizzante. I vini devono contenere almeno l’85 per cento delle uve di riferimento Trebbiano e Sangiovese. Il restante da uve non aromatiche «idonee alla coltivazione per l’Isola, iscritte nel registro nazionale delle varietà di vite per uve da vino». Arborea Doc si estende su gran parte della provincia di Oristano. Interessa infatti 50 comuni. Così spiega l’articolo 3 del disciplinare: «Le uve destinate alla produzione dei vini Doc Arborea devono essere prodotte nella parte di territorio in provincia di Oristano, idoneo alla produzione dei vini con le caratteristiche previste dal presente disciplinare. Tale zona comprende il territorio amministrativo dei comuni di: Albagiara, Ales, Arborea, Assolo, Asuni, Baradili, Baratili San Pietro, Baressa, Bauladu, Cabras, Gonnoscodina, Gonnosnò, Gonnostramatza, Marrubiu, Masullas, Mogoro, Mogorella, Morgongiori, Milis, Narbolia, Nurachi, Nureci, Ollastra, Oristano, Palmas Arborea, Pau, Pompu, Riola Sardo, Ruinas, Villa Sant’ Antonio, Santa Giusta, San Nicolo Arcidano, San Vero Milis, Senis, Siamanna, Siamaggiore, Siapiccia, Simaxis, Simala, Sini, Siris, Solarussa, Terralba, Tramatza, Uras, Usellus, Villaurbana, Villa Verde, Zeddiani, Zerfaliu.

L’EPILOGO Purtroppo nessuno si avvantaggiò di questa grande opportunità. A Marrubiu i vini di Arborea non furono più commercializzati. Prima del passaggio dell’enopolio alla nuova proprietà si tentò di rilanciare la cantina di Arborea con la costruzione di un nuovo stabilimento nell’ex tabacchificio tra le strade 17 e la 18. Erano quelli gli ultimi decenni degli anni Settanta e ci fu un tentativo anche di ampliamento e reimpianto dei vigneti di Sangiovese, Trebbiano e Vermentino ma tutto si fermò per il parere contrario dei soci della coop della cantina della Riforma agraria. «L’enopolio di Arborea ha certamente segnato una grande esperienza professionale e umana con grandi risultati per quei tempi – ricorda Ezio Collu -. Il Sangiovese era il vino che andava per la maggiore. Siamo arrivati a produrre anche 30mila bottiglie, tappo sughero. In quegli anni il Sangiovese di Arborea era effettivamente un ottimo vino». Unico e curiosamente sardo.

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