Una vita dietro le sbarre, trent'anni dalle parte dello Stato negli istituti di pena dell'Isola: da Badu'e Carros all'Asinara, da Alghero a Buoncammino. Fino al trasferimento storico dei detenuti dal carcere cagliaritano alla nuova casa circondariale di Uta. Un filo rosso fatto di vicende quotidiane, memorie, aneddoti e un contatto diretto con chi ha dovuto regolare i conti con la giustizia. È la storia di Gianfranco Pala, direttore delle carceri sarde dalla fine degli anni Ottanta fino al 2018, raccontata da Stefano Serra, biologo e scrittore, "appassionato di fenomeni legati alla criminalità organizzata".

DIETRO LE SBARRE "Recluso...ma non colpevole" è un libro che racconta la vita carceraria in Sardegna attraverso l'occhio privilegiato di chi si è confrontato con centinaia di detenuti. Ripetuti i faccia a faccia con protagonisti di primo piano di vicende di mafia, di terrorismo (nazionale e internazionale), di narcotraffico, di banditismo. Sono passati sotto il suo controllo personaggi ai vertici della storia criminale italiana. Come il capo dei capi Totò Riina, Renato Vallanzasca, il Renè della Comasina, Francesco Schiavone, boss del clan dei Casalesi. "Ho ascoltato i suoi racconti per quasi due anni", spiega Serra, "è stato come sfogliare un album fotografico avvincente". Un racconto di tante puntate "tra istantanee di detenuti, poliziotti e luoghi dimenticati, custodite tra i pensieri di un uomo perbene".

NELLE CARCERI SARDE La vita fuori dal comune di un direttore di carcere si intreccia con le sensazioni dell'informatore scientifico cagliaritano attirato dalla scrittura. "Non è facile trovare un equilibrio tra il lavoro e la sfera privata di un uomo che ha passato tanto tempo nelle carceri sarde" spiega l'autore. "Ho raccontato le memorie di un direttore onesto, che ha sempre messo al primo posto gli altri, anche a discapito della qualità della sua vita privata". Un racconto appassionato scritto in una novantina di pagine: "Non mi sono soffermato sulle leggi che regolano il regime carcerario, mi sono concentrato sulle storie di vita di un amico innamorato del suo lavoro come Gianfranco Pala".

DA BADU'E CARROS A UTA Originario di Decimomannu, 62 anni, la sua storia da protagonista delle carceri sarde inizia nel 1989 con l'arrivo dell'istituto di pena nuorese Badu 'e Carros, dove assume la direzione. Due anni dopo l'incarico più delicato, alla guida della casa di reclusione dell'Asinara (fino al 1998): viene aperta la sezione di massima sicurezza e arrivano personaggi di spicco della criminalità organizzata, confinati col "regime speciale" dell'articolo 41bis della legge sull'ordinamento penitenziario. Pala è protagonista anche della dismissione del carcere di quella che ora è l'isola-parco, prima di diventare responsabile del penitenziario di Alghero. Poi il trasferimento a Buoncammino, guidato fino alla chiusura definitiva del 2014, con la nascita (sempre sua la direzione) del carcere di Uta.

ESPERIENZA Nel 2018 l'addio definitivo al servizio per lo Stato: "La mia carriera è stata un'esperienza bellissima, impagabile per moltissimi aspetti", raccontava Pala nei giorni dei saluti. "Ho conosciuto tante persone, realtà e situazioni complesse che si possono trovare solo nei penitenziari. La cosa che mi soddisfa di più è il rapporto con il personale e con i detenuti conosciuti negli anni". Nel percorso narrativo Stefano Serra è un ascoltatore attento, impegnato a ricostruire la vita carceraria di Pala, animato anche da un profondo senso di amicizia: "Ma non volevo alterare i sentimenti e le sottili armonie di un equilibrio già fragile" come quello del carcere. "Empatico, umile, cortese", la definizione che l'autore dà di Pala. "È il mix perfetto tra umanità e rigore ed è per questo che credo nelle parole che gli ho dedicato. Lui ha vissuto davvero una vita da recluso non colpevole".
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