I più anziani cittadini di Iglesias lo ricorderanno senz’altro, ma anche chi nel 1972 era un bambino o un adolescente ricorderà certamente la grande festa con cui, tra la fine di marzo e l’inizio di aprile di quell’anno, l’Ammi, l’azienda minerali metallici italiani, restituì agli iglesienti (e non solo) la spiaggia più amata.

Sì, perchè per lunghissimo tempo, l'azienda mineraria che aveva in concessione la zona, aveva deciso di chiudere, per ragioni tecniche, l’unico accesso che permetteva di raggiungere in auto quel gioiello di sabbia dorata e mare cristallino. Certo, si poteva andare a piedi, ma che fatica. Per un tempo che gli amanti della spiaggia trovarono infinito, si creò un movimento popolare, capitanato da istituzioni locali e sindacati, per far sì che si trovasse rimedio a quella che veniva vissuta come una assurda ingiustizia. Anche L’Unione Sarda partecipò, con una lunga serie di articoli, alla protesta popolare e l’articolo che annunciò il nuovo corso della spiaggia, pubblicato nelle cronache del Sulcis Iglesiente del 31 marzo 1972 aveva toni del puro entusiasmo. Sfogliando l’archivio storico del giornale lo si può ancora trovare così come si trovano le varie fasi della battaglia per la riconquista dell’arenile.

“I cittadini di Iglesias e i turisti che durante la stagione estiva confluiscono nelle zone costiere dell’iglesiente riavranno la spiaggetta di Masua – scrive il giornalista – dalla prossima stagione estiva pertanto i bagnanti potranno recarsi in quel piccolo ma grazioso arenile di fronte al quale si stende uno specchio d’acqua tranquillo e soprattutto sicuro per i fanciulli. La notizia sarà certamente accolta con favore dalla popolazione che ha seguito le polemiche che da queste pagine sono partite l’anno scorso e negli anni precedenti nei confronti della direzione dell’Ammi”.

Il giornalista racconta poi i motivi della chiusura: “L’Ammi aveva chiuso il tratto di strada che porta al mare in quanto lungo il tragitto si trova uno stabilimento minerario della società a partecipazione statale e pertanto si affermava che il transito di altri mezzi avrebbe arrecato dei pericoli”. Certo, quello era il motivo principale, ma era difficile da mandare giù.

Chi doveva recarsi al mare nella spiaggia era costretto a raggiungere la spiaggia a piedi nei giorni feriali e in macchina soltanto nei giorni festivi: lo spiegava un anno prima il cronista nell’articolo in cui si raccontò che l’allora amministrazione comunale aveva prospettato nuove soluzioni. Una era quella di lasciare libero quel tronco stradale per due o tre mesi durante il periodo estivo ma quella proposta non era stata accolta dai dirigenti dell’Ammi. Era stata prospettata anche un’altra soluzione, quella relativa alla costruzione di un’altra strada alternativa a quella per la spiaggia. Ma l’Ammi rifiutò anche questa ipotesi perché avrebbe comportato una spesa di 25-30 milioni di lire giudicata troppo onerosa per l’azienda. Inoltre quella strada sarebbe dovuta passare nei terreni privati dove si stava realizzando un rimboschimento in una vasta zona tra Nebida e Masua. A nulla era valso l’intervento del sindacato dei lavoratori che, nell’appoggiare la richiesta di una strada alternativa, aveva sottolineato che i nuovi impianti di pre-arricchimento dei minerali previsto nei progetti dell’Ammi avrebbe provocato nel futuro un transito di oltre 100 mezzi pesanti ogni giorno: quella strada comunque non sarebbe stata adatta.

Articolo del 31 marzo 1972 con le buone nuove per gli iglesienti\u00A0- archivio L'Unione sarda
Articolo del 31 marzo 1972 con le buone nuove per gli iglesienti\u00A0- archivio L'Unione sarda
Articolo del 31 marzo 1972 con le buone nuove per gli iglesienti - archivio L'Unione sarda

L’Ammi era rimasta sorda alle richieste sino alla primavera del 1972. Poi il cambio di passo: “L’Ammi, al fine di venire incontro alle esigenze della popolazione, ha deciso di realizzare una strada che partendo dal lato sinistro della sbarra che era stata installata per chiudere il transito alle macchine, porterà sino alla spiaggia di Masua – scrive trionfalmente il giornalista dell’Unione – questa strada in cui lavori avranno inizio immediatamente, e si ritiene sia pronta per la prossima stagione estiva, sarà destinata ad accogliere tutti coloro che intenderanno recarsi nell’arenile di Masua. Si tratterà di una strada bianca comunque tale da risolvere lo spinoso problema che tante polemiche aveva sollevato. Diamo pertanto atto all’Ammi, ma soprattutto all’attuale direttore locale ingegner Musso, il quale appena nominato direttore delle miniere dell’ambito iglesiente e conoscendo il problema dell’accesso al mare, ha immediatamente studiato la migliore soluzione da adottare trovandola in pochissimo tempo, ciò che altri – punzecchia il cronista – non hanno forse voluto fare in parecchi anni”. E poi via altri complimenti verso chi aveva contribuito, giornale compreso, alla causa: “A Cesare quel che è di Cesare – si legge  anche perché la soluzione ora studiata dall’ingegner Musso ed approvata dalla direzione generale dell’Ammi era stata da noi proposta durante il corso della campagna giornalistica per risolvere questo importante problema. Esso infatti, e a tanto non si sarebbe dovuto giungere, ebbe persino echi nella Pretura di Iglesias a seguito della denuncia presentata da un cittadino”.

Un trionfo su tutta la linea insomma. Quell’anno la stagione iniziò con un’aria di festa: la città aveva di nuovo la sua spiaggia.

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