Arte e Sartiglia. L’oristanese Carlo Contini, uno dei più significativi pittori del Novecento sardo, nel fascino e nella tradizione del Componidori e nei cavalieri trova importanti stimoli. Nonostante le sue esperienze fuori dall’Isola, non ha mai messo da parte l’interesse verso la rappresentazione dei temi sardi e in particolare oristanesi: nella sua prodizione artistica spiccano il territorio del Sinis, l’Ardia di Sedilo e la sua Oristano con riti della tradizione fra cui la festa di Santa Croce, del Rimedio e appunto la Sartiglia, a cui dedica alcune tra le opere più importanti della sua carriera. E nel celebre dipinto “Sa Sartiglia” (opera del 1949, di proprietà del Comune custodita nella pinacoteca comunale) con un colorismo vibrante, esalta l’insieme ludico e sacrale dell’evento. E riesce a raccontare uno dei momenti salienti dell’evento che da secoli mantiene inalterato tutta la propria magia e richiama ogni anno migliaia di visitatori. «Contini ritrae via Duomo, teatro della corsa alla stella con tutti i dettagli riconoscibili nei precisi luoghi della realtà – osserva Obler Luperi, storico dell’arte – Il campanile della Cattedrale fuoriesce dalla parte alta del quadro, il complesso di san Francesco, le case che creano il curvone sullo sfondo. I due livelli sui quali sta il pubblico indicano la presenza del terrapieno alberato, dove si intuiscono le ringhiere rimosse alla fine degli anni‘80». Protagonista è il Componidori con su stoccu tra due ali disordinate di folla. «Probabilmente la scena rappresenta il momento in cui il capocorsa attraversa il percorso a ritroso per recarsi in piazza Manno per la sua ultima discesa alla stella. I tamburini sono rappresentati con gli abiti carnevaleschi documentati nelle foto d’epoca. Tra la folla a destra si intravedono due figure a cavallo, forse gli altri due componenti della pariglia del Componidori».

L'opera inedita di Contini della collezione privata Crobu (foto concessa)
L'opera inedita di Contini della collezione privata Crobu (foto concessa)

L'opera inedita di Contini della collezione privata Crobu (foto concessa)

Obler Luperi nelle sue ricerche ha scovato un’opera con un tema identico ma senza titolo, della collezione privata Crobu. «Lo scenario è lo stesso però tutto appare sprofondato in una strana condizione onirica. I riferimenti spaziali di via Duomo continuano a esistere, la Cattedrale è al suo posto, ma mostra un fianco con archetti ciechi sconosciuti alla forma architettonica moderna della basilica, Il campanile trecentesco, una delle architetture più note e visibili cittadine, è invece stranamente assente dalla composizione. Del complesso di San Francesco sono ancora riconoscibili la sagoma del convento, ridotta a semplice fascia cromatica, e il campanile quadrangolare bianco, privato però da Contini della cupola emisferica del Cima – fa notare- Del complesso di San Francesco sono riconoscibili la sagoma del convento e il campanile ma non c'è la cupola. Su Componidori non è il protagonista, è relegato a margine, quasi inghiottito dal pubblico tanto che si fa fatica a individuarlo tra la folla. Seguendo la diagonale tracciata dalla pista, sul lato opposto compare un cavaliere nero con cilindro, quasi una sorta di fosco alter ego del capocorsa, o forse più semplicemente la rappresentazione di uno dei membri di una pariglia che, come emerge dalle foto del Dopoguerra, indossava abito e cilindro». Al centro, nei pressi del filo verde a cui ancora oggi viene appesa la stella, è presente un terzo cavaliere che sembra tranquillizzare il cavallo accarezzandogli il muso, come si fa spesso anche oggi. «Alcuni elementi suggeriscono un rapporto tra le due tele: due dei cavalieri che si mischiano con la folla di destra, per esempio, si trovano nella stessa posizione nel quadro della collezione comunale, come anche il personaggio con le braccia aperte nel margine basso di destra. In entrambe le tele nel pubblico le donne vestono costumi tradizionali sardi, gli uomini abiti e copricapi ottocenteschi o vestiti carnevaleschi – sottolinea Obler Luperi–Non deve stupire la mancanza di precisione topografica dovuta non certo a imperizia o non conoscenza. Nella produzione di Contini infatti non sono rare le reinterpretazioni mentali dei luoghi che amava ritrarre».

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