La Maddalena, l’assedio ai gioielli del Parco
Assalto alla baia di Spalmatore con la presenza massiccia di imbarcazioni davanti alle spiaggeLo specchio d'acqua nella cala di Spalmatore in un'immagine scattata lo scorso fine agosto
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È uno dei luoghi simbolo della Maddalena, una cala incastonata tra le rocce di granito affacciata su Caprera. Due spiagge più grandi, tante altre sparse nella baia a offrire uno scenario fiabesco. Acque cristalline e quasi sempre placide perché totalmente al riparo dal ponente, il vento dominante nelle Bocche di Bonifacio. Amata dai maddalenini ma anche da tanti turisti, rappresenta uno dei punti di riferimento principali dell’arcipelago. Da qualche estate a questa parte l’insenatura di Spalmatore è diventata anche luogo di approdo dei panfili in cerca di acque riparate. Comune e Parco hanno dato il via libera agli ormeggi in rada, con un crescendo anno dopo anno di presenze che a luglio e agosto, ma anche a settembre, ha raggiunto livelli massicci. I bagnanti si ritrovano quasi prigionieri in un mare circondato dai maxiyacht, con una baia del parco trasformata in porto di lusso, dove si è perso ogni senso delle proporzioni.
Assalto al parco
È una delle tante immagini delle isole galluresi trasformate in terra di conquista, senza troppe regole e con ampi margini di libertà, dove tutto sembra possibile. La storia di Spalmatore è uno dei casi simbolo del turismo estremo che sta minando questo angolo di paradiso. Il sistema di protezione del mare di tutto il parco non prevede un numero chiuso, i controlli sono inadeguati per la carenza di personale (del parco e delle forze dell’ordine) davanti a un territorio con specchi d’acqua vastissimi: solo di coste l’arcipelago maddalenino ha un perimetro di 45 chilometri. Nelle settimane scorse hanno fatto il giro d’Italia le immagini del Porto della Madonna (con tanto di polemiche sull’anno dello scatto), le cosiddette “piscine naturali” create dalla vicinanza delle tre isole minori Budelli, Santa Maria e Razzoli: la distesa sterminata di imbarcazioni mostra la fragilità di un ecosistema messo a dura prova dall’assalto senza regole che ad agosto raggiunge picchi insostenibili. Da un anno all’altro la situazione cambia poco: da tutta la Gallura ma anche dalla Corsica arrivano ogni giorno centinaia di barche con destinazione finale le acque chiare delle perle dell'arcipelago. L’ultima frontiera è quella dei maxicatamarani a noleggio che veleggiano (e stazionano in rada) con il loro carico di turisti. A Caprera è un’invasione quotidiana sino ad autunno inoltrato: col paradosso di un numero chiuso che vale solo per chi arriva da terra a Cala Coticcio e Cala Brigantina. Via mare è accesso libero, basta pagare pochi euro per l’ingresso nell’area marina del parco.
Vincoli tardivi
Il rischio è che si finisca sempre nel peggiore dei modi: come è successo alla spiaggia del Cavaliere a Budelli, diventata pressoché inaccessibile dal 2021. La scelta estrema di chiudere la stalla con i buoi già lontani: fino a quel momento quell’arenile così delicato era addirittura il punto di approdo di decine di barconi per turisti, con una marea di bagnanti compressi nella lingua di sabbia candida diventata talmente sottile (complici i tantissimi furti da parte di frequentatori scriteriati), quasi da scomparire sotto i piedi. E a nulla era servito il precedente della Spiaggia Rosa, che proprio pochi metri più in là è diventata patrimonio del non senso: dopo la lunga (ormai antica) stagione dell’accesso senza controlli, degli ombrelloni, dei gommoni sulla spiaggia, dei furti continui di conchiglie si è arrivati a una tutela integrale che da trent’anni vieta a chiunque di camminare sull’arenile o avvicinarsi a quelle acque di un azzurro senza eguali. Il Cavaliere ora è sulla stessa strada della Spiaggia Rosa: praticamente le spiagge più brillanti di Budelli sono quasi inaccessibili, c’è giusto un percorso limitato per dare un’occhiata, in attesa di nuovi provvedimenti estremi da qualche altra parte dell’arcipelago per salvare il salvabile quando sarà troppo tardi. Non ci vuole grande intuizione per capire quanto ora siano a rischio le coste meridionali di Spargi, sottoposte a un assalto quotidiano per tutta l’estate fuori controllo: le spiagge e le acque di Cala Corsara, Cala Soraya e Cala Granara non sono più in grado di reggere l’impatto con una presenza così massiccia di imbarcazioni e persone. Servono soluzioni di buonsenso, si devono ipotizzare limitazioni che mettano in sicurezza un ambiente così delicato.
Regole da rispettare
Senza interventi tangibili di prevenzione, tutela e anche di sanzione si rischia di vedere perduti questi pezzi di paradiso. Sarebbe assurdo e inaccettabile. È difficile trovare il giusto compromesso tra le attività imprenditoriali legate al turismo (che meritano rispetto e riconoscimento) e l’esigenza di salvaguardare un ecosistema così delicato e precario. Il punto di caduta è un solo: regole chiare e certe, regole da rispettare. Il parco è patrimonio da mettere al più presto in sicurezza, anche con scelte impopolari che fermino l’assalto selvaggio.