La Febbre del Nilo si riaffaccia anche in Sardegna. Da settimane il virus della West Nile disease sta mettendo a dura prova il Nord Italia, in particolare il Veneto, adesso è ricomparso nell’Isola: il caso del settantaduenne di Massama (Oristano) finito in rianimazione ha fatto salire subito il livello di allerta contro un nemico invisibile e subdolo. L’unità di crisi regionale ha potenziato i controlli, le amministrazioni comunali e le Asl sono in prima linea per cercare di sensibilizzare, informare e prevenire una malattia piuttosto delicata.

Cosa è

Il virus West Nile disease è stato portato in Europa dall’Africa attraverso gli uccelli migratori. Viene trasmesso sia all’uomo che agli animali attraverso la puntura di zanzara che in precedenza si è nutrita del sangue di un uccello portatore del virus. I volatili come cornacchie, colombi, piccioni, falchi sono infatti una sorta di “serbatoio” della malattia: se punti dalla zanzara (soprattutto quelle del genere Culex) possono infettare l’insetto che, a sua volta, pungendo un altro animale o l’uomo, può trasmettere il virus. L’uomo e il cavallo sono considerati “ospiti accidentali a fondo cieco epidemiologico” ovvero incapaci, una volta contagiati, di trasmettere l’infezione ad altri uomini o ad altri cavalli (tranne nei casi di donazioni di sangue ed emocomponenti, organi, tessuti e cellule). È impossibile dunque, una trasmissione diretta della malattia da uomo a uomo, da cavallo a cavallo o da uomo a cavallo e viceversa. L’infezione interessa l’uomo una volta ogni 150 infetti, si manifesta soprattutto in persone con patologie pregresse e croniche. Riconoscere la malattia non è semplice perché nella maggior parte dei casi non presenta sintomi particolari. Quando si manifestano però i sintomi sono chiari: febbre alta, mal di testa, dolori muscolari, gonfiore dei linfonodi e sfoghi cutanei (gravi malattie neuroinvasive come meningoencefalite).

I piccioni e altri volatili sono "serbatoi" del virus (Archivio Unione Sarda)
I piccioni e altri volatili sono "serbatoi" del virus (Archivio Unione Sarda)
I piccioni e altri volatili sono "serbatoi" del virus (Archivio Unione Sarda)

I casi

L’Oristanese, con la massiccia presenza di stagni e paludi, è una delle zone più a rischio. È qui che nel 2011 il virus era stato isolato per la prima volta nell’Isola: un contagio in un trentaquattrenne di San Vero Milis che, dopo un lungo ricovero, non ce l’aveva fatta. Era stata la prima vittima, quell’anno ce ne furono altre tre. Forse si era un po’ impreparati ma subito Regione, Asl, unità di crisi e amministrazioni comunali iniziarono la battaglia. Prevenzione, monitoraggi sui volatili, si cercava di tenere sotto controllo la situazione poi nell’ottobre 2016 ecco che viene individuato il virus sugli insetti. L’estate successiva altri casi, quattro in pochi mesi tra Oristano, Marrubiu, Zeddiani e Solarussa. Nel 2018 altri tre anziani colpiti tra Tramatza, Arborea e Terralba. E intanto il virus estendeva il suo raggio d’azione: erano stati trovati volatili infetti anche nelle zone interne della provincia non più soltanto sulla costa o vicino a risaie e stagni. “Ormai è endemico nella nostra Isola” spiega Antonio Montisci, veterinario e coordinatore dell’unità di crisi regionale sulla West Nile disease. Sempre nel 2018 era stato contagiato anche un cavallo di un allevamento di Santa Giusta. Nel 2019 il virus della Febbre del Nilo era stato isolato in un volatile ritrovato morto nelle campagne di Escovedu, frazione di Usellus. Poi silenzio fino a quest’anno quando il virus è stato individuato in alcuni volatili in Ogliastra e ora è comparso nell’uomo.

La prevenzione

La Sardegna è considerata una zona ad alto rischio e finora l’arma più efficace è stata proprio la prevenzione. Ecco l’importanza dei trattamenti di disinfestazione ma anche di tutta una serie di accorgimenti e buone pratiche per cercare di sfuggire agli assalti delle zanzare. La Asl suggerisce comportamenti semplici da adottare quando si è all’aperto, soprattutto nelle serate d’estate: “Si possono utilizzare repellenti per insetti, poi siccome le zanzare sono più attive al tramonto e all’alba, in queste ore è preferibile indossare indumenti a maniche lunghe e pantaloni o restare a casa. Installare le zanzariere alle finestre e alle porte per tenere fuori le zanzare. E ancora è necessario evitare i ristagni d’acqua nei vasi di fiori, secchi, copertoni e barili. Bisogna cambiare spesso l’acqua delle ciotole per animali, mantenere le piscine per bambini vuote, trattare regolarmente (ogni 15 giorni circa) i tombini e i pozzetti di sgrondo delle acque piovane le zone di scolo e ristagno con prodotti larvicidi”. Le Asl chiedono infine la collaborazione dei cittadini a segnalare eventuali uccelli morti perché “la sorveglianza passiva è fondamentale per monitorare la situazione e scovare il virus” ricorda Antonio Montisci, responsabile dell’unità di crisi regionale della West Nile disease. E va avanti il monitoraggio grazie anche alle trappole entomologiche, circa una settantina sparse in tutta l’Isola per catturare insetti e cercare di individuare il virus.

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