Ha deciso di scendere in campo anche la Commissione europea: l’organo esecutivo dell’Unione ha pubblicato nel suo sito un preciso vademecum sulle teorie del complotto. Facile intuire di che cosa si tratta: dietro ogni teoria del complotto c’è “la convinzione alcuni eventi o situazioni siano manipolati in segreto dietro le quinte da potenti forze con l'intento di nuocere”. Il 5G che ha lo scopo di abbassare le difese immunitarie, il coronavirus creato in laboratorio con lo scopo di ridurre la popolazione umana: questi sono soltanto gli ultimi esempi di una serie di complotti che hanno fatto particolarmente presa.

Già partendo da questi due esempi, è sufficiente applicare un minimo di logica per rendersi conto del fatto che, appunto, si tratta di bufale. Intanto per il fatto che entrambi i complotti coinvolgono tantissime persone. Possibile che l’intera comunità scientifica non esprima alcun dubbio sul 5G? Possibile che, se davvero avesse lo scopo di abbassare le difese immunitarie, nessuno tra le persone coinvolte si lascia sfuggire qualcosa? E, visto che i ripetitori 5G si stanno diffondendo in tutto il mondo occidentale, in che modo si difendono dagli effetti nefasti i cospiratori?

Sarebbe sufficiente la logica. La Commissione europea, invece, propone anche un vademecum per capire se ci trova o meno davanti a una teoria della cospirazione. La prima cosa da fare è controllare l’autore: se questo “è riconosciuto come qualificato in materia” e se “utilizza fatti e prove verificabili provenienti da ricerche scientifiche o accademiche”, è improbabile che ci si trovi davanti a una teoria della cospirazione. Complotto quasi certo, invece, se “l’autore è un esperto autoproclamato e non appartiene a un'organizzazione o istituzione autorevole” e se “dichiara di avere dei titoli, che però non superano un controllo o sono stati sospesi”.

La seconda cosa da fare, suggerisce ancora la Commissione europea, è verificare se la fonte è autorevole e attendibile. In che modo? Se “è stata citata da diversi organi di informazione autorevoli”, se “le informazioni sono avvalorate da molti scienziati/accademici” e se “i siti indipendenti di verifica dei fatti supportano la fonte e le relative affermazioni”, non ci si trova davanti a un complotto. Che, invece, emerge se “la fonte delle informazioni non è chiara”, se “le informazioni sono condivise solo da esperti autoproclamati” e se “i siti indipendenti di verifica dei fatti non supportano la fonte e hanno confutato le relative affermazioni”.

Un altro metodo per capire se ci si trova o meno davanti a una teoria del complotto è controllare il tono e lo stile in cui vengono date le informazioni. C’è da fidarsi se “l’autore non rifiuta la complessità e prende in considerazione prospettive diverse”, se “l’autore è disposto a riconoscere i limiti delle sue conoscenze” e se “il tono è oggettivo e aderente ai fatti”. Di contro, basta dare un’occhiata ai meme che circolano nei social network per individuare il complotto: davanti ad affermazioni come “incredibile”, “clamoroso” e simile, è il caso di pensare subito a una teoria del complotto. Seguendo le indicazioni della Commissione europea, è molto probabile che si ci ritrovi davanti a una presunta cospirazione quando “l’autore presenta le informazioni come l'unica verità valida”, quando “solleva interrogativi anziché fornire risposte”, quando “demonizza chi secondo lui sta dietro il presunto complotto segreto”, quando “il tono è soggettivo e fortemente emotivo” e quando “il messaggio è illustrato con immagini o aneddoti che fanno leva sulle emozioni”.

Il lavoro della Commissione europea è certosino: suggerisce anche il modo in cui porsi quando ci si trova davanti un complottista. Mica facile perché “qualsiasi argomento che metta in discussione la teoria del complotto”, spiega l’esecutivo continentale, “può essere considerato una prova del fatto che tu stesso partecipi al complotto, rafforzando così le convinzioni del complottista”. Anche perché “l’interlocutore probabilmente crede a più di una teoria del complotto e sarà pronto a battersi aspramente in difesa delle proprie convinzioni”.

Ora, la tentazione di sbeffeggiare l’interlocutore quando sciorina il suo rosario di sciocchezze è enorme. Ma non bisogna farlo, sostengono gli autori del documento: bisogna mostrare empatia perché “spesso il tuo interlocutore è realmente in preda alla paura e all'ansia”. Come comportarsi, dunque? “Incoraggia”, è il suggerimento, “domande e un dibattito aperto. Chiedi informazioni dettagliate sulla teoria per stimolare l'autoriflessione. Cita teorici del complotto pentiti, che in passato avevano sostenuto la stessa teoria. Sii cauto e affronta il tema utilizzando un ampio ventaglio di fonti, non mettere in ridicolo nessuno. Cerca di capire le ragioni delle convinzioni dei tuoi interlocutori, procedi gradualmente. Concentrati su singoli fatti e su una logica lineare, senza cercare di coprire ogni dettaglio. Non insistere troppo, una pressione eccessiva potrebbe suscitare l’ostilità dell’interlocutore: Lasciagli il tempo per riflettere e poi riprova”.

Consigli utili? Probabilmente sì. Anche se chiunque, nella sua vita ha avuto a che fare con un complottista, potrebbe dubitarne.

© Riproduzione riservata