Chi lo dice, che l’energia elettrica costa molto? Casomai, a salassarci è la bolletta, non l’elettricità in sé, ed è vero anche ora che – per il prossimo trimestre – il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha annunciato aumenti fino al 40% dovuti alla crescita dei costi della materia prima, cioè dell’energia. C’è però da dire che, nella fattura che i gestori del servizio elettrico ci mandano a casa, per ogni euro che paghiamo al massimo 37 centesimi (ma a seconda dei contratti potrebbero essere soltanto 28) servono per pagare l’energia. Tutto il resto se ne va nei mille rivoli dei costi di gestione e delle imposte che dobbiamo versare per i nostri consumi.

Certo, è importante cercare di risparmiare sull’energia che utilizziamo, anche per ragioni ecologiche, a patto però di rassegnarsi a non vedere differenze veramente apprezzabili quando, nella cassetta delle lettere o sulla posta elettronica, troviamo la fattura. D’altra parte, se la maggior parte dei soldi se ne va per altre ragioni, utilizzare meno chilowatt può rosicchiare dal conto qualche euro, nei casi di consumi più alti pochissime decine di euro. E passa la voglia. E quei costi di gestione che divorano i nostri soldi sono quelli di trasporto dell’energia, gestione del contatore e oneri di sistema, che si sommano a Iva e altre imposte.

È quanto risulta da uno studio del sito Sostariffe.it: il suo Osservatorio ha esaminato i casi di tre tipi di clienti del servizio elettrico, cioè il single, la coppia e la famiglia composta da genitori e due figli. E sì, grazie al mercato libero, firmando il contratto del tipo giusto e con il gestore giusto, è venuto fuori che nell’ultimo anno la bolletta è “dimagrita” fino al 27,7%. Nel mercato libero, è il caso di ripetere, perché senza concorrenza non sarebbe accaduto.

Il parametro, per tutte le tre tipologie di clienti, è quello dell’utenza più “spartana”: un contatore con la potenza di 3 chilowatt, e Sostariffe.it ha considerato un’utenza di Milano. Il single consuma mediamente 1.400 kWh all’anno, la coppia senza figli 2.400, e se si aggiungono altre due persone al nucleo familiare si sale a 3.400. È così che si è stabilito – escludendo il canone Rai inserito in bolletta, non conteggiato per quest’indagine – che il costo per l’energia elettrica incide appena fra il 28% e il 37% di quanto paghiamo.

Il single che vive a Milano spende in media 210 euro l’anno: non male, in confronto ai 290 che pagava nell’estate precedente (il 27% in meno). Di quei 210 euro, soltanto 60 sono per l’energia vera e propria, quindi poco più di un quarto (28,66%). Il resto, se ne va in spese varie e tasse: quelle per il trasporto dell’energia e per la gestione del contatore si portano via 96 euro, cioè quasi la metà (46%). Gli oneri di sistema pesano al single 34 euro (16,25%), l’Iva e le imposte incidono per altri 19 euro (poco più del 9%).

Per la coppia che vive a Milano, la spesa annuale per la bolletta elettrica (sempre con un contatore da tre Kwh) è in media 324 euro: rispetto alla rilevazione di agosto 2020, spende il 23,89% in meno (prima ne sborsava 407). Ora, di quei 324 euro che spende, solo 117 pagano i consumi effettivi dell’energia, quindi il 36,09% del totale. Il resto della fattura addebita 105,58 euro per trasporto e gestione del contatore (32,56%) e 58,54 euro per oneri di sistema (18,06%). Quella coppia spende poi 43,09 euro di Iva e imposte varie, pari al 13,29%.

E poi c’è la famiglia di quattro persone, che è il caso in cui la sproporzione tra consumi e spesa è più evidente. Ebbene, se padre, madre e due figli (o un figlio e un nonno, per dire) spende ogni anno in media 467 euro sempre con i tre Kwh - che in quattro cominciano a essere non molti, soprattutto se lo scaldabagno è elettrico – sta certamente risparmiando rispetto all’agosto del 2020, quando ne spendeva 553, con un calo del 15,66%. Però, se si considera la voce “energia” nella bolletta, la spesa sarebbe di 173,78 euro. Per la gestione del contatore, quella famiglia paga 114,47 euro (il 24,5% del totale) e gli oneri di sistema raggiungono 92,94 euro (17,75%). Iva e altre imposte pesano per 96,04 euro, quindi per il 20,56%.

Ecco perché la concorrenza tra fornitori di energia elettrica, in Italia, è piuttosto agguerrita: i margini di guadagno sono alti e le società possono “giocare” con il proprio aggio per essere concorrenziali. Il problema è star dietro non ai tariffari, ma alle offerte, soprattutto quelle che valgono solo per il primo periodo ma poi diventano paragonabili o addirittura superiori alle media, e questo somiglia più a un lavoro che all’essere titolari di un’utenza.

© Riproduzione riservata