L'inverno post Covid sarà meno duro
Una nuova sede per "Le cinque parole"Servono vestiti, cappotti, scarpe e coperte. Servono giocattoli, lenzuola, maglie, pigiami e sciarpe. È lunga la lista della spesa per chi si accinge a vestire centinaia, forse migliaia, di persone che non sanno come affrontare una durissima stagione. E non si parla soltanto del freddo.
L'estate si è chiusa, nel Sulcis Iglesiente, con un aumento incredibile - sebbene previsto - delle persone messe in ginocchio dalla crisi post Covid. Non che prima si stesse meglio, sia chiaro. Ma giorno dopo giorno aumenta il numero di saracinesche abbassate, aumenta il numero delle imprese che a fatica non chiudono i battenti ma non possono più rinnovare i contratti a tempo determinato. E questo si traduce in una sola parola: disperazione: "Mio marito lavorava a chiamata per una ditta edile - racconta Monica Melis, 34 anni di Carbonia - io ho sempre fatto le pulizie in diverse case di Carbonia ma da quando c'è stato il lockdown ci siamo fermati. Abbiamo tirato avanti con gli aiuti delle nostre famiglie e adesso piano piano stiamo cercando di ripartire, ma non è semplice". La sua è una storia come centinaia di altre: "Ho tante amiche nella mia stessa situazione - è un incubo sapere di non poter accontentare tuo figlio, sapere che anche la semplice spesa al supermercato è un lusso. Abbiamo usufruito degli aiuti economici pubblici ma sono finiti prima ancora di fare i conti di quanto ci serviva.
È anche per questo che la città ha salutato con entusiasmo l'apertura, nell'ultima settimana di settembre, della nuova sede dell'associazione "Le cinque parole". Il gruppo di instancabili volontari - tanti lo ricorderanno - aveva quasi gettato la spugna quando, all'inizio dell'anno, le casse vuote avevano costretto l'associazione a chiudere bottega. E davanti al silenzio (inspiegabile ancora oggi) delle istituzioni aveva potuto ricominciare a respirare soltanto quando un'altra associazione, quella dedicata a Don Vito Sguotti, da sempre in prima fila in aiuto delle persone in difficoltà, aveva teso una mano. Era stata messa a disposizione una nuova sede, gratuita (tranne ovviamente che per le spese fisse) in via Mazzini e nel febbraio scorso i volontari si erano armati si secchi di vernice e di quanto necessario per rendere quella sede adatta al mega emporio gratuito da mettere a disposizione dei cittadini. Certo, nessuno poteva immaginare l'arrivo del Covid-19 nelle vite di tutti.
