Una canzone pubblicata 40 anni fa, in versione rivista e corretta, diventa la colonna sonora di un popolo in guerra, con il benestare dei Clash. London Calling è contenuta nel disco doppio dei Clash datato 1979. Il titolo è un riferimento a una frase della radio BBC preambolo alle trasmissioni nei paesi occupati durante la seconda guerra mondiale.

Gli autori del pezzo, Joe Strummer e Mick Jones, erano preoccupati di quel che accadeva in quel periodo. In particolare fanno riferimento a un incidente nucleare avvenuto a Three Mile Island e alle fortissime tensioni sociali rispetto alle quali non si poteva rimanere indifferenti. Nell’intro la chitarra sembra girare intorno a un riff di basso teso come un corno che invita alla battaglia in campo aperto. “Uscite dagli armadi ragazzi e ragazze, la guerra è dichiarata e la battaglia sta per cominciare”. Nell’anno 2022 la guerra, quella vera, è fiorita nel cuore dell’Europa. Così l’inno punk, ma pacifista, dei Clash, diventa Kiev Calling. Restano le atmosfere, cambiano le parole aggiornate all'emergenza dell'invasione russa.

Kyiv Calling, la cui copertina assomiglia nella grafica all'album della band inglese, è stata registrata a Leopoli dai Beton (che significa “Concreto”), band ucraina che si descrive come punk hardcore ed è composta da un architetto, un ortopedico e un uomo d'affari, Bohdan Hrynko, Oleg Hula e Andriy Zholob.

Zholob, chitarrista e voce della band, cura vittime di guerra e soldati, mentre Hrynko, il batterista, e Hula, bassista, fanno parte della difesa territoriale.

“Molti musicisti ucraini sono sui campi di battaglia - ha detto Zholob - hanno cambiato le chitarre in pistole. Speriamo che questa canzone mostri lo spirito degli ucraini e la nostra sfida all'aggressione russa. Saremmo lieti se la canzone venisse suonata in tutto il mondo come simbolo di solidarietà e speranza”.

Il video è un montaggio dei vari attacchi subiti nelle città ucraine, da Karkhiev a Kiev. 

Il brano dei Clash è un grido d’allarme. È l’urlo dei punk-rocker londinesi che esprimevano disperazione per i conflitti sociali nel Regno Unito e il terrore nucleare “Un errore nucleare, ma non ho alcuna paura, Londra annega e io vivo vicino al fiume”, canta Strummer. Distruzione, catastrofi, guerra: sono queste le atmosfere evocate. La profezia si è avverata quarant’anni dopo in una terra lontana.

Kyiv Calling è un instant song. Una dichiarazione politica. "Kiev chiama la zona Nato, dimenticatevi che possiamo mai farcela da soli" e ancora. 

Nella canzone dei Beton viene ripreso anche uno dei versi più controversi del brano originale: “Phony Beatlemania has bitten the dust”, che significa “la falsa Beatlemania ha mangiato la polvere”, che diventa “Phony Putinmania has bitten the dust”. Una frase che rifletteva la preoccupazione dei Clash dopo la fine del boom del punk rock in Inghilterra nel 1977. 

Nella cover, il verso è un riferimento al potente uso della propaganda da parte della Russia per raccontare ai propri cittadini una narrativa distorta sull'invasione.

Tutti i proventi dalla vendita della canzone andranno al Movimento di Resistenza dell'Ucraina Libera (Furm) per aiutare a finanziare un sistema di comunicazione condiviso che avviserà la popolazione delle minacce e farà pressioni per il sostegno internazionale.

Nei giorni scorsi anche membri di Rammstein e Faith No More, insieme alla formazione ucraina degli Hardkiss, hanno deciso di fare qualcosa per l’Ucraina con una cover di Come Together dei Beatles. La nuova versione del brano, originariamente pubblicato dal quartetto di Liverpool nell’album “Abbey road” del 1969, ha visto coinvolti - tra gli altri - il chitarrista della band industrial metal tedesca Richard Kruspe, il bassista Bill Gould del gruppo di Mike Patton, il cantante Christopher Hall e il tastierista Walter Flakus degli Stabbing Westward e Chris Connelly.

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