Quando va bene, terminano la loro partita ricevendo una marea di insulti, parolacce e offese anche ai loro familiari. Capita che possano esserci minacce e pericolosi faccia a faccia con calciatori o tifosi. Ma succede anche che la loro giornata finisca in qualche caserma dei Carabinieri per denunciare il danneggiamento dell’auto o, peggio, in ospedale per un’aggressione, come avvenuto recentemente a un giovane, in provincia di Novara, colpito con un pugno dall’allenatore appena espulso. Il video del vile atto ha fatto il giro dei social, scatenando le reazioni indignate di tutti.

I rimborsi

Questo è quanto vivono soprattutto il fine settimana gli arbitri di calcio, anche in Sardegna. I “fischietti” dell’Isola, circa 940 secondo i dati dell’Aia, associazione italiana arbitri, si spostano per una partita di calcio dei campionati regionali o giovanili. Lo fanno per passione, non certamente per soldi: le tariffe sono ferme da otto anni con rimborsi, per le partite dei campionati dalla Seconda categoria all’Eccellenza, che vanno dai 35 euro (per le trasferte fino a 25 chilometri) ai 210 (per viaggi entro gli 800 chilometri). Se poi si tratta di tornei giovanili, le diarie scendono: da 30 a 88 euro per le categorie allievi e giovanissimi, da 25 a 40 per le partite degli esordienti, con trasferte che possono arrivare a 200 chilometri. E per gli assistenti, meglio conosciuti come guardalinee, le cifre sono anche inferiori.

La vile aggressione

Il difficile lavoro, se così si può chiamare visti i rimborsi, dell’arbitro di campionati di calcio dilettanti è ritornato d’attualità dopo quanto accaduto ad Andrea Felis, giovane “giacchetta nera” di Torino. Durante la gara del girone A di Prima categoria tra Oleggio Castello e Carpignano a Paruzzaro, nel Novarese (con i padroni di casa avanti 2-0), ha espulso per proteste l’allenatore della formazione ospite, Giovanni Alosi. La scena è stata immortalata con un telefono cellulare. L’arbitro è stato affrontato dal tecnico che, dopo avergli detto un po’ di tutto, gli ha sferrato un pugno sul volto. Come se non bastasse un giocatore del Carpignano sembra aver detto all’arbitro, anche con gesti, «te la sei andata a cercare».

Inevitabile il triplice fischio finale: partita sospesa. Il video è finito sui social, ha rimbalzato su tutti quotidiani. La condanna è stata unanime. Subito dopo la società del Carpignano ha fatto sapere, in un comunicato, «di essere dispiaciuta di quanto accaduto durante la partita, contrario all’etica sportiva che ha contraddistinto la propria centenaria storia. Si riserva quanto prima di comunicare ufficialmente le decisioni assunte in merito all'accaduto». Sono ovviamente arrivate anche le scuse «al direttore di gara Felis, all’Aia e alla Lnd Piemonte, alla società Oleggio Castello, ai propri tifosi e a tutti gli appassionati di calcio».

Scuse e dimissioni

L’allenatore al centro della bruttissima vicenda è diventato bersaglio di tantissimi commenti sui social, con purtroppo anche chi è arrivato a minacciare lui e la famiglia. Alosi, il giorno dopo, si è dimesso da allenatore, chiedendo scusa a tutti, soprattutto al giovane arbitro, annunciando anche il suo addio al calcio. «Non cerco giustificazioni», ha spiegato. «Quello che ho fatto non ha niente a che fare con i valori e con il mio modo di intendere il calcio, che è prima di tutto un divertimento che non può e non deve permettere tensioni come quelle che mi hanno portato a compiere questo gesto bruttissimo e di cui mi vergogno in prima persona, perché ho visto anch’io le immagini ma non mi ci riconosco». Il tecnico ha parlato con il direttore di gara subito dopo: «Gli ho chiesto subito scusa. Così come ho chiesto scusa ai nostri avversari per aver rovinato una gara di calcio in cui gesti violenti come il mio non dovrebbero trovare mai posto e alla mia società verso la quale mi sento responsabile non solo per il ruolo che ricopro ma anche perché possediamo un settore giovanile con tanti ragazzi a cui non andrebbero mai presentati esempi come il mio». Cosa è successo in quel momento? Alosi ha detto di aver avuto «un secondo di buio totale, in cui ho male interpretato un'espressione del direttore di gara che, in quel momento, mi pareva irridente, ma ciò non avrebbe mai dovuto portarmi a compiere un gesto così brutto».

Cattivo esempio

Le dimissioni sono arrivate subito. Poi ci sono state le conseguenze disciplinari: cinque anni di squalifica. «Il calcio dilettantistico», conclude l’allenatore, «è soprattutto motivo di svago, divertimento. Certi atteggiamenti ne devono essere banditi per cui spero di non vedere più su nessun altro campo un gesto brutto e sbagliato come quello da me commesso e di cui mi assumo tutta la responsabilità». Non sono mancati i commenti altrettanto violenti, a livello verbale, sui social: minacce e insulti, molto pesanti, non solo ad Alosi ma anche a suoi familiari.

Botte in Sardegna e Daspo

In passato nell’Isola non sono mancate le aggressioni agli arbitri. In Seconda Categoria, due anni fa, un giovane direttore di gara è stato colpito al volto con il pallone lanciato dal giocatore appena espulso: in più ha ricevuto un pugno e un calcio. Il calciatore è stato squalificato per due anni. Nel 2019 episodio simile in Ogliastra con l’arbitro costretto a sospendere la partita perché circondato e colpito da alcuni calciatori: è stato necessario l’intervento dei carabinieri.

E nell’aprile del 2019 due giocatori delle giovanili di una società del Nord Sardegna hanno ricevuto il Daspo della Digos di Sassari: interdizione dalle manifestazioni sportive per tre anni. Il motivo? I due, 19 e 17 anni, hanno aggredito un arbitro diciassettenne durante un incontro del campionato Juniores. Il direttore di gara è stato colpito con un pugno e inseguito per tutto il campo: ha riportato la frattura dello zigomo e contusioni varie. Daspo, da cinque anni, anche a un 37enne attaccante di una formazione del Cagliaritano per aver spintonato e colpito l’arbitro di un incontro del campionato di Seconda categoria. Violenze che purtroppo spesso si vedono nei campi di calcio ma anche nelle tribune o negli spalti: i genitori-tifosi capita siano i primi a prendersela con gli arbitri ma anche con gli avversari, scatenando risse o scontri. Una delle pagine più brutte e, così sembra, difficili da cancellare dello sport più amato in Italia.   

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