Il petrolio sale, la benzina e il gasolio aumentano, i consumatori lanciano l'allarme. Succede sempre così, è una catena consolidata, ma non accadeva da tempo. Soprattutto non accadeva da oltre un anno che il prezzo del petrolio arrivasse a quota 70 dollari al barile. Proprio la scorsa settimana, invece, la decisione dell'Opec di prolungare i tagli alla produzione anche ad aprile, e le tensioni geopolitiche dei giorni precedenti hanno fatto decollare il prezzo del greggio: il Brent (le quotazioni europee) hanno sfondato i 70 dollari al barile, mentre il Wti è arrivato a 67,4 dollari. La ragione più immediata di questo rialzo così marcato è stata determinata soprattutto dall'attacco che ha interessato l'Arabia Saudita, nell'ambito della guerra in Yemen. In particolare, un portavoce militare degli Houthi ha rivendicato il blitz che ha avuto come obiettivo alcune strutture e navi petrolifere di Aramco, la società che si occupa del petrolio in Arabia Saudita. Un attacco compiuto con missili e droni che ha dunque fatto subito pensare che alcune forniture possano essere a rischio e quindi il prezzo industriale è schizzato in alto.

Che il blitz sia andato o no a buon fine (l'Arabia saudita smentisce che ci siano stati danni ingenti) poco importa, quello che invece è rilevante è il clima che si è creato: l'incertezza non aiuta i mercati e il riflesso sui prezzi è immediato. Anche perché i portavoce degli Houthi hanno anche annunciato che non si fermeranno.

Il blitz, tuttavia, non è l'unico motivo della crescita del prezzo del petrolio. Un trend che peraltro vede Brent e Wti salire nei valori ormai da mesi. Basti pensare che all'inizio dell'inverno il prezzo si aggirava intorno ai 50 dollari a barile, mentre ora siamo sopra di oltre venti dollari. È il risultato in parte della pandemia e degli effetti che ha creato nel mondo. Ad una caduta della domanda, infatti, è seguita la speranza di una ripresa, che vede anche alcuni Paesi, come ad esempio la Cina, già a pieno titolo in questo percorso. Allo stesso tempo, a una ripresa della domanda di petrolio è seguito il taglio dei Paesi produttori: l'Opec ha agito in questi mesi per far salire il prezzo e tagliare la produzione per ridurre le scorte. I barili fermi, dunque, si sono ridotti ed è stato annunciato che anche ad aprile i tagli nella produzione resteranno, così da tenere i prezzi elevati. Anche perché molti dei Paesi produttori non si possono permettere di estrarre greggio se non lo si rivende a un prezzo che sia almeno superiore ai 40 dollari al barile. Va tenuto conto, poi, che i prezzi quotati oggi sono quelli di forniture future.

Gli analisti, tuttavia, scommettono su una possibile frenata del trend rialzista, ed effettivamente questa settimana, il prezzo si è stabilizzato ed è anche sceso di qualche dollaro.

Non sono scese invece le quotazioni di benzina e gasolio. Secondo le rilevazione di Staffetta Quotidiana, i prezzi sono stati incrementati di recente dalle compagnie petrolifere, così come sono cresciuti anche i prezzi del Gpl. Le quotazioni al distributore oggi sono intorno ai 1,550 euro a litro per la benzina e sopra 1,40 euro per il gasolio. Il prezzo industriale, tuttavia, non va molto oltre i 50/60 centesimi a litro, mentre il resto come si sa è frutto delle imposte e delle accise che vengono applicate alla benzina e al gasolio. Da qui la richiesta delle associazioni dei consumatori affinché il Governo Draghi intervenga. Assoutenti sostiene che l'Italia è "ai primi posti in Europa per il caro-benzina a causa del peso eccessivo delle imposte che gravano sui carburanti". Il 66% del prezzo di un litro di benzina e il 62% del gasolio se ne va tra imposte e accise. Alla fine tutto questo si riflette sui consumatori finali anche perché il rialzo del prezzo del petrolio, visto che la maggior parte dei beni di consumo primario viene trasportata su gomma nel nostro Paese, incide sui prezzi finali di alimentari e altri prodotti, con un riflesso generale sull'inflazione. E l'impatto non manca anche su bollette e tariffe, dato che buona parte dell'energia elettrica prodotta in Italia arriva ancora da centrali alimentate da combustibili fossili. Non resta dunque che attendere i prossimi movimenti borsistici per vedere se gli analisti hanno ragione a prevedere che il picco sia stato raggiunto. A meno che i ribelli Houthi non lancino nuovi attacchi in Arabia Saudita.
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