A tanti studenti incuteva certamente timore. Ma è stato anche una sorta di salvagente, al quale aggrapparsi per tradurre talvolta periodi interi e così adattare il significato in italiano. È il dizionario greco-italiano Lorenzo Rocci, "il Rocci", mitico e prezioso strumento consultato da generazioni di studenti del liceo ginnasio dell'intera Penisola. Sì perché per una cinquantina d'anni c'è stato solo "il Rocci", fino a quando nel 1995 uscì da Loescher "il Montanari".

2074 pagine, centocinquantamila parole: un possente volume blu nato da una mente geniale, quella del gesuita Lorenzo Rocci, grecista e lessicografo, che giusto un secolo fa cominciò la monumentale opera. Padre Lorenzo fece tutto da solo, naturalmente a mano, parola per parola, trascrivendo per vent'anni citazioni in un mare di appunti: dal 1920 al 1939, quando uscì la prima edizione; poi altri quattro anni tra le edizioni del 1941 e del 1943. Un cosmo di parole tradotto dal greco antico all'italiano, con tanto di esempi che rendevano al meglio il significato in lingua italiana. Una straordinaria opera, uno strumento divenuto indispensabile per gli studenti. Fino a quel momento, infatti, non esisteva un dizionario greco-italiano. Circolavano traduzioni dal tedesco e dall'inglese.

E allora ci pensò padre Lorenzo, il gesuita nato a Fara in Sabina, piccola località a nord-est di Roma, l'11 settembre 1864. Il 18 ottobre 1880, a 16 anni, dopo aver frequentato il seminario diocesano di Anagni, Lorenzo entrò nella Compagnia di Gesù a Napoli. Un decennio più tardi, dopo tre anni di studi teologici e filosofici alla Gregoriana e un anno di studi classici alla Sapienza, conseguì la laurea in Lettere presso la Regia Università di Roma. Nel 1892 fu ordinato sacerdote a Cortona (Arezzo) e dal 1891 al 1901 fu Prefetto di Camerata in uno dei più prestigiosi collegi della Compagnia di Gesù, il Collegio Tusculano di Mondragone, presso Frascati. Tra il 1920 e il 1939 padre Rocci visse a Roma, dove si dedicò interamente al progetto di un vocabolario greco-italiano, che già da tempo la sua geniale mente aveva concepito. Per una ventina d'anni lavorò con zelo alla stesura dell'immane opera, avvalendosi di foglietti e appunti. Ma anche della sua grandiosa memoria e della sua cultura senza confini, acquisita grazie a un'assidua frequentazione degli autori classici, tardo antichi ed ecclesiastici. Il vocabolario greco-italiano vide la luce nel 1939, in quello stesso anno copie del prezioso volume rilegate in pelle bianca furono consegnate al re Vittorio Emanuele III, al duce Benito Mussolini e a papa Pio XII.

Curiosi aneddoti si tramandano sull'incontro fra padre Rocci e Benito Mussolini. Si racconta che nel 1939 il dotto grecista, chiamato a presentare al duce quell'opera monumentale frutto del suo lavoro, disse: "Eccellenza, finalmente oggi questo vocabolario di greco potrà degnamente sostituire quelli pubblicati in inglese e in tedesco". Aver sottolineato l'italianità dell'impresa culturale ed editoriale appena realizzata fu espressa da padre Rocci con la consapevolezza del fatto che, toccando quel preciso tasto, avrebbe ottenuto il massimo dell'attenzione dal duce. E soprattutto il suo lavoro avrebbe conquistato un posto di tutto rispetto nelle scuole del Regno. In effetti padre Lorenzo con quella allusione all'italianità colse nel segno. Fulminea fu la replica del duce, il quale, battendo i pugni sul tavolo, avrebbe esclamato: "Bene! Domani tutta l'Italia saprà dai giornali il valore di quest'opera".

Certo è che il lavoro di Lorenzo Rocci, primo dizionario di greco antico concepito in lingua italiana, ebbe un successo velocissimo nelle scuole e nelle Università, imponendosi come il "Vocabolario di greco" per antonomasia. Il 14 agosto 1950, all'età di quasi 86 anni, padre Rocci si spense a Roma. Si racconta (ancora una volta la leggenda si confonde con la storia) che prima di spirare, dopo aver ricevuto il sacramento dell'estrema unzione, abbia espresso il desiderio di fumare l'ultimo sigaro.

Il fascino indiscusso del "Rocci" è racchiuso tutto nella ricchezza custodita in quel volumone tanto pesante quanto prezioso per gli studenti. Durante i compiti in classe quante volte ci ha salvato e metaforicamente ci ha lanciato la ciambella per uscire da frasi che ci sembravano ostiche: solo dopo aver consultato con attenzione tutti gli esempi riportati con zelo da padre Lorenzo abbiamo scoperto che, in fondo, tradurre quel passaggio era semplice, era lì a portata di mano. Bastava solo leggere fino in fondo la traduzione amorevolmente riportata da quel gesuita, che nel concepire il suo magnifico lavoro, certamente, pensò a noi studenti.
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