I satelliti di Starlink e le profezie di James Bond
I film sullo 007 britannico hanno spesso descritto scenari apocalittici legati all’utilizzo delle tecnologie più moderne. Cosa ci garantiscono oggi i sistemi artificiali che ruotano intorno alla terraPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Spesso i film di James Bond hanno predetto il futuro o quanto meno hanno fatto vedere un pericolo che “fantasticamente” finisce per diventare realtà. Senza essere troppo precipitosi oppure pessimisti, basta ripercorrere alcune pellicole del mitico 007 britannico per pensare cosa può accadere se alcuni strumenti, ormai diventati fondamentali nella vita quotidiana, finissero per essere controllati da persone o aziende che sfuggono alle regole. Così come accade oggi, spiegano alcuni analisti, con le grandi multinazionali che spesso valgono e pesano più dei governi. I casi sono lampanti e davanti agli occhi quando si parla di Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo, oppure del colosso dell’e-commerce, Amazon, di Jeff Bezos, o ancora del fondatore di Facebook, oggi Meta, Mark Zuckerberg.
Il diciottesimo film della saga di James Bond, “Il domani non muore mai”, ad esempio, uscito nel 1997, quasi trent’anni fa, interpretato da Pierce Brosnan, raccontava di un magnate dei media, Elliot Carver, interessato a distruggere governi e carriere politiche grazie alle sue attività nel mondo dell’informazione. Oggi, di fronte all’invadenza di alcuni social e alla pressione mediatica durante i periodi elettorali, è facile dire che quel film fu profetico. Così come la pellicola sempre con protagonista il mitico agente segreto dell’MI6, uscita appena due anni prima, nel 1995, “GoldenEye”. Girata con lo stesso attore inglese nei panni dell’agente segreto di Sua Maestà, raccontava del pericoloso uso dei satelliti nelle guerre globali come vere e proprie armi. Parlare di profezia forse è fuorviante, ma a pensare male, come diceva spesso un politico degli anni Novanta, “spesso ci si azzecca”.
I timori
Oggi che si parla della possibilità di un accordo tra il Governo italiano e il magnate Elon Musk per l’utilizzo del servizio internet satellitare Starlink, il dibattito si è riacceso nel nostro Paese sulla sicurezza delle comunicazioni e non solo. E sono tornate in auge anche alcune prese di posizione, soprattutto sul fronte dell’opposizione. Per esempio quella di Enrico Borghi, senatore di Italia Viva e membro del Copasir (la commissione parlamentare di controllo dei servizi di intelligence), che già a novembre aveva chiesto all’esecutivo di riferire in Parlamento sulle “ipotesi di coinvolgimento” di Starlink anche per quanto riguarda le comunicazioni criptate dei servizi segreti, delle forze armate e della diplomazia del nostro Paese.
Un tema affrontato di recente anche in Australia, come è facile apprendere leggendo alcuni articoli di media internazionali e in Italia di “Formiche”, dopo che Nsw Rural Fire Service, società del Nuovo Galles del Sud, ha investito 41 milioni di dollari australiani (25 milioni di euro al cambio attuale), per integrare il sistema di quel Paese remoto del Pacifico con Starlink, società di Musk che è in grado con i propri satelliti di assicurare la comunicazione anche in luoghi piuttosto remoti di quasi qualsiasi area del mondo. In questo caso, il sistema servirà per prevenire gli incendi, ma anche la Marina australiana utilizzerà gli stessi satelliti per le telecomunicazioni di una cinquantina delle sue navi. In quell’occasione, un analista dell’Australian Strategic Policy Institute, Malcom Davis, fece notare che affidarsi a un unico operatore come Starlink può essere molto rischioso. Se Musk, infatti, per una qualche ragione, decidesse di interrompere il servizio, un intero Stato, in questo caso l’Australia, potrebbe ritrovarsi senza un’infrastruttura vitale per la comunicazione. Il che sarebbe ancora più grave se questo accadesse in un momento di crisi per un conflitto oppure una guerra economica o altre eventualità in cui una nazione può incappare. Anche perché, va ricordato, se esiste un diritto internazionale che regola i rapporti tra gli Stati, i limiti sono decisamente più sottili nel caso di rapporti tra un Governo e un privato, che però fornisce servizi vitali per la sopravvivenza e la vita quotidiana di un intero Paese. E magari può sfruttare anche dati sensibili senza che qualcuno se ne accorga. Certamente, ci sono regole che possono essere fatte valere ma si rischia comunque una paralisi di numerose attività, con ricadute pesanti sull’intera comunità.
In sostanza, esistono oggi multinazionali in grado di mettere in secondo piano la forza economica e politica di uno Stato e quindi sollevare interrogativi sulla sovranità tecnologica di un Paese. Con riflessi, oltre che sulla vita quotidiana, dalla salute al commercio, anche sulla capacità di difesa dei confini dello Stato. Attualmente Starlink opera con circa seimila satelliti (ma secondo Musk potrebbe anche quintuplicarli) ed è in grado di oscurare un’intera area del mondo o di uno Stato, se volesse.
I servizi
Quando pensiamo ai satelliti, peraltro, non ci rendiamo conto fino in fondo cosa garantiscano oggi le comunicazioni satellitari. Questi oggetti che fluttuano intorno al nostro pianeta, i satelliti artificiali appunto, orbitano e, in qualche modo, osservano la terra e la mettono in comunicazione con l’universo, permettendo anche di collegare più aree del nostro mondo. Gli scopi dei satelliti artificiali, infatti, sono numerosi: alcuni servono a fotografare la terra, osservarla e restituirci immagini utilizzati per scopi scientifici e di osservazione e rilevazione climatica, ma anche per individuare obiettivi militari oppure monitorare i ghiacciai e aiutarci nell’attività scientifica legata a varie materie che possono andare dalla geologia fino alla botanica o allo studio del suolo. Altri satelliti servono invece per monitorare ed esplorare, ancorché a distanza, gli altri pianeti, sui quali forniscono immagini e dati che poi, rielaborati e indagati a dovere, mettono gli scienziati nelle condizioni di portare avanti nuovi studi e ricerche appropriate.
Ci sono poi i satelliti che inviano segnali Tv e Gps in tutto il mondo. Se in qualsiasi momento siamo in grado oggi di stabilire in che punto della terra ci troviamo, grazie all’uso di uno smartphone o altri sistemi di individuazione di una posizione sul pianeta, questo lo si deve proprio ai segnali satellitari che permettono anche di evitare i problemi dell’etere legati agli ostacoli terrestri, come montagne, boschi, zone d’ombra e così via. Tutti sistemi e fattori che hanno applicazioni anche in campo militare. In altri termini, un uso più appropriato e avanzato di uno o più satelliti può fornire un vantaggio non da poco a chi li possiede rispetto a potenziali nemici che ne siano, momentaneamente o stabilmente, sprovvisti.
Soprattutto nel campo della Difesa e dell’intelligence, il possesso di una rete di comunicazioni satellitare autonoma, o quanto meno, la cui proprietà non sia concentrata nelle mani di una sola o poche persone, potrebbe assicurare un vantaggio oppure uno svantaggio non da poco in termini di autonomia militare e tecnologica.
Dal 1957, quando fu lanciato dai russi il primo satellite artificiale, lo Sputnik, il mondo occidentale è cambiato e non poco. Non solo perché gli americani in quel momento ritenevano che i russi non fossero in grado di inviare un satellite nell’orbita terrestre, ma anche perché da allora a oggi i satelliti sono diventati strategici, fino a diventare fondamentali per la vita di ogni giorno. Soprattutto se facciamo parte in qualche modo di una comunità che interagisce e vive attraverso la comunicazione virtuale, che passa appunto oggi per il 90% attraverso canali satellitari.
Insomma, per fare un paragone affidarci a un solo operatore satellitare equivale a ricevere la fornitura dell’energia da un solo operatore, senza differenziare le fonti di approvvigionamento: se quell’azienda dovesse fallire si rimarrebbe per molto tempo senza elettricità. Allo stesso tempo, se dovesse venir meno l’attività di un operatore satellitare, che ha conquistato l’esclusiva per il nostro Paese, nessuno sarà in grado di assicurare un diritto fondamentale, quello di vivere connessi e quindi capaci di dialogare con l’amministrazione pubblica o con altri soggetti per assolvere tutti gli adempimenti che la vita quotidiana ci porta ad affrontare.