Lo street artist milanese TvBoy, in un murale fatto in piano centro a Roma, ci ha ironizzato su, disegnando Roberto Burioni e Ilaris Capua abbracciati e sorridenti con una cartello che dice "The virus is not over". In realtà la situazione è parecchio preoccupante. La tempesta mediatica generata dalla miriade di affermazioni di luminari che fino a ieri erano perfetti sconosciuti e ora sono personaggi da talk show, ha creato una confusione incredibile nella società civile. Qual è il ruolo avuto dagli esperti nell'analisi della pandemia da febbraio a oggi? Cosa emerge dall'enorme quantità di apparizioni e interviste? Quale contributo è stato dato alla popolazione? "Innanzitutto c'è stato e c'è un sovraccarico di informazioni: solo sul web gli utenti ogni giorno sono entrati in contatto con oltre 230 contenuti sul tema, in totale oltre 70mila in questi nove mesi. Alla fine è emerso non solo che professori e medici litigano e sono in forte contrasto tra loro, ma spesso si sono contraddetti pure da soli", spiega Andrea Bianchesi, ceo di Reputation Science.

Non solo. "Immaginate che ognuno di loro abbia detto, ad esempio, 100 cose. Di queste, abbiamo analizzato le venti che hanno avuto enorme eco e per ciascuna abbiamo rilevato anche il grado di allerta su una scala di dieci gradi, cinque positivi e cinque negativi, dal massimo in cui uno chiuderebbe tutto e farebbe mettere la mascherina anche agli animali, al minimo in cui si professa libertà assoluta e si dice che il virus non esiste". Prosegue Bianchesi: "Capite che il quadro che ne è venuto fuori è inquietante, uno dice una cosa, uno un'altra, e spesso non sono neppure coerenti con quanto hanno detto in precedenza. In realtà i media hanno grandi responsabilità, tutte queste persone le hanno chiamate loro, se creiamo "star" che ormai parlano di qualsiasi cosa, la situazione diventa pericolosa quando si entrerà sul tema - e già ci siamo - dei vaccini. La partita è già cominciata, bisogna rimettere ordine".

Reputation Science ha condotto un'analisi sulle dichiarazioni di virologi, medici ed esperti che hanno avuto visibilità sul web dal 1° febbraio al 20 novembre 2020 in materia di Covid-19. I principali risultati hanno fatto emergere non solo un volume di contenuti generati dagli esperti estremamente rilevante, ma anche un doppio livello di incoerenza nelle dichiarazioni rilasciate. Non solo infatti molti esperti hanno cambiato approccio col tempo, ma in generale si è assistito a una forte divergenza tra le opinioni riguardo alla gravità della pandemia e alla severità delle misure di contenimento. Le dichiarazioni rilasciate ai media e analizzate dallo studio sono state analizzate attraverso due indici numerici: l'indice di allerta, l'orientamento prevalente di ciascun esperto rispetto al grado di rigidità delle misure di contenimento da adottare, e il grado di coerenza tra le varie opinioni espresse nel tempo da ciascuno. L'indice di allerta elaborato da Reputation Science indica appunto l'opinione media dell'esperto in merito alle soluzioni per contenere la pandemia, secondo una scala che va da -5 (misure di contenimento minime) a +5 (misure di contenimento massime). Le posizioni degli esperti occupano la quasi totalità del range: si va da quelle più prudenti di Pregliasco, Ricciardi, Galli, Locatelli e Burioni (+4,5/+3,5) a quelle totalmente opposte di Zangrillo (-2) e Bassetti (-3).

L'indice di coerenza, espresso in una scala da 1 a 10, misura invece la coerenza delle dichiarazioni pubbliche di ciascun esperto, che sono state in grado di generare picchi di visibilità. L'indice è stato ricavato calcolando la varianza tra le diverse opinioni espresse dal soggetto nel tempo. Fabrizio Pregliasco con 9,67 presenta l'indice di coerenza più alto, seguito con poco distacco da Franco Locatelli (9,11); poi: Matteo Bassetti (8,02); Massimo Galli (7,57); Antonella Viola (7,49); Walter Ricciardi (6,41); Roberto Burioni (4,21); Alberto Zangrillo (4,13); Ilaria Capua (3,95); l'indice di coerenza più basso è dei tre esperti le cui dichiarazioni sono state più incoerenti neIl fenomeno periodo di riferimento preso in esame: al decimo posto Giorgio Palù con un indice di coerenza di 3,09, all'undicesimo Andrea Crisanti (3,05), al dodicesimo Maria Rita Gismondo (0,75). "Stiamo vivendo un momento di forte incertezza, e ora più che mai è necessario comprendere in modo chiaro i meccanismi della comunicazione, il peso che singole parole e messaggi più articolati possono avere sulla percezione e sui livelli di ansia delle persone, già sottoposte a forti pressioni dal contesto attuale", dice Auro Palomba, presidente di Reputation Science. "Purtroppo stiamo assistendo a molti singoli professionisti che stanno utilizzando la ribalta mediatica per promozione personale e ad un gruppo di esperti che sta progressivamente perdendo la propria capacità di svolgere un ruolo di guida". "Tutto questo ha contribuito ad aumentare il livello di infodemia, perché i cittadini si trovano di fronte sempre nuove voci, con posizioni diverse, sugli stessi argomenti", conclude Bianchesi. Ecco le schede elaborate da Reputation Science sugli esperti presi in esame.

Fabrizio Pregliasco è colui che negli ultimi nove mesi, più di tutti, ha messo in guardia sulla pericolosità del virus e sulle necessità di imporre delle restrizioni. Preso di mira con insulti e minacce social per aver invitato alla cautela, Pregliasco ha mantenuto nei mesi un orientamento coerente, favorevole a lockdown mirati, esclude l'obbligatorietà per il vaccino antinfluenzale ma la suggerisce per quanto riguarda il vaccino per il coronavirus. Walter Ricciardi ha mantenuto un orientamento tra i più prudenti. Il profilo del consulente del Ministro Roberto Speranza presenta inoltre un indice di coerenza di 6,41/10: dopo l'inciampo di febbraio ("Dobbiamo ridimensionare l'allarme") ha mantenuto la stessa rotta in particolare per quanto concerne i temi della seconda ondata di Covid-19 e dello sviluppo della diffusione dei contagi, anche se si notano alcune contraddizioni sull'uso di mascherine e tamponi all'inizio dell'epidemia. Massimo Galli è stato tra i primi a mettere subito in guardia sulla pericolosità del virus (16 marzo), consigliando strette misure di contenimento, l'utilizzo delle mascherine in entrata e uscita da scuola e una massiva campagna di tamponi. Le sue parole di pochi giorni fa consigliano di evitare i cenoni di Natale. Tra i temi che hanno contraddistinto le dichiarazioni pubbliche di Franco Locatelli, si rivela un discostamento dalla linea del Governo per quanto riguarda la richiesta delle aperture delle scuole, dei centri estivi e degli oratori, ritenute premature. Il suo profilo è coerente nel tempo, in particolare per quanto concerne i temi della prudenza sulle varie terapie contro il Covid-19. La "web star" dei virologi Roberto Burioni si attesta, come Locatelli, su un indice allerta di +3,45 ed è tra gli esperti che hanno invitato maggiormente alla prudenza e alla responsabilità. A pesare sul suo indice di coerenza (4,21/10) c'è la famosa affermazione di febbraio in cui ha dichiarato che "il virus in Italia non circolerà". Parole poi smentite dai fatti e dallo stesso Burioni, che da quel momento ha mantenuto un orientamento volto a mettere in guardia sui rischi dell'epidemia. Antonella Viola, con un indice di allerta di +2,86, si è fatta notare soprattutto nella seconda ondata per il suo orientamento non sempre concorde alle misure decise dal Governo: in particolare, ha criticato la scelta di istituire il coprifuoco per bar e ristoranti e la chiusura delle palestre, mettendo in guardia su quelli che sono davvero i luoghi di contagio (il contesto familiare). Il vaccino, secondo Viola, "non è la soluzione finale": servono lockdown mirati nelle aree più a rischio.

Un profilo spesso polemico, che ha fatto registrare scontri con il governatore del Veneto Luca Zaia e che più volte si è detto contrario all'azione del Governo. Andrea Crisanti ottiene un indice di allerta di +2,60, in parte dovuto alle affermazioni discordanti sull'obbligo di mascherina all'aperto: l'esperto, infatti, prima si è scagliato contro le folle nelle città e poi ha criticato aspramente il governo per aver introdotto sanzioni per chi non indossa la mascherina all'aria aperta. Con la frase "Il vaccino? Io senza dati non lo farei", ha scatenato migliaia di reazioni e le critiche (anche) dei colleghi. Distanziamento, igiene e mascherina: sono queste le tre regole per resistere al virus per Ilaria Capua. L'esperta, sulla cresta dell'onda dall'inizio dell'epidemia a oggi, ha un indice di allerta di +2,23 dovuto all'uscita di marzo in cui, dopo aver messo in guardia sui rischi dell'epidemia, ha accostato il Covid-19 a "una normale influenza". Il suo orientamento si è fatto via via più responsabile, tanto da sollecitare a indossare la mascherina sempre (anche in classe e in ufficio), da sposare le restrizioni volute dal Governo sulla movida e dal chiedere a tutti, a novembre, di restare a casa. Una sorta di "lockdown volontario" poiché, secondo l'esperta, non torneremo alla normalità prima della primavera 2022. Un indice di allerta di +1,86 per Giorgio Palù: l'esperto, sugli scudi sin dalla prima ondata, è in autunno che ha conosciuto maggiore visibilità mediatica. Partito da un orientamento che ha messo subito in guardia verso i rischi del Covid-19, nell'ultimo periodo si è fatto notare per aver affermato che il virus è in fase di discesa (agosto), per aver rilanciato l'idea che sia stato creato in laboratorio (settembre) e per aver minimizzato sulla sua letalità ("Può uccidere, ma non è la peste"). Indice di allerta negativo (-1,44) per Maria Rita Gismondo, salita agli onori delle cronache per aver definito il coronavirus una "problematica appena superiore all'influenza". Sul tema della prima e seconda ondata, si discosta dalla linea del Governo soprattutto sulla chiusura degli stadi, dei locali notturni e sull'uso della mascherina all'aperto. Nel tempo ha presentato delle contraddizioni sulla virulenza del Covid-19 e sull'uso della mascherina che le ha causato diverse critiche, tra cui una diffida legale da parte del Cts per aver minimizzato sulla pericolosità del virus. Alberto Zangrillo, oltre a un basso indice di coerenza, presenta un atteggiamento medio mirato a minimizzare il rischio dell'epidemia. Spesso criticato dai colleghi per le sue uscite, si è fatto notare da maggio in poi per l'affermazione "Clinicamente il virus non esiste più". Parole che hanno generato un acceso dibattito e scatenato numerose reazioni. A giugno sostiene che entro fine mese non sarà più necessario indossare le mascherine e che non ci sarà una seconda ondata. Nell'ultimo periodo si segnala un parziale dietrofront sulle parole di maggio ("Ho usato un tono stonato") ma insiste sul fatto che "ha vinto chi voleva terrorizzare, non dobbiamo avere paura". Il profilo di Matteo Bassetti è coerente nel tempo ma ha un indice di allerta negativo, in particolare per quanto riguarda l'allarmismo procurato dai vari bollettini sui contagi. Bassetti più volte si discosta dalla linea del Governo, considerando le disposizioni anti-movida e l'obbligo della mascherina all'aperto misure di contenimento non necessarie e sbagliate. A febbraio ha dichiarato che il Covid-19 "non è un'infezione devastante" e ad aprile stimava che il virus stesse perdendo forza. Un orientamento che ha mantenuto nel corso dei mesi, minimizzando i rischi e insistendo sulla necessità di interrompere il "terrorismo" psicologico messo in atto dal Governo. A ottobre, ammette un'improvvisa crescita dei contagi e suggerisce lockdown per tutelare gli anziani.
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