Non è mai stato politicamente corretto, anzi: il motivo del suo successo (e anche delle tante critiche) è da sempre proprio la verve graffiante ed estrema dei suoi commenti. E allora perché solo adesso Tucker Carlson è stato scaricato in tutta fretta, come un arnese troppo ingombrante? Negli Stati Uniti è diventata quasi una telenovela la vicenda del licenziamento del giornalista di Fox News, 53 anni, uno dei volti più noti del panorama informativo americano.

Le principali testate, dal New York Times al Washington Post, hanno fatto a gara per scovare retroscena che potessero spiegare l’allontanamento improvviso di una vera star del prime time, punto di riferimento della destra. Uno di cui erano note da tempo varie affermazioni choc: come quando aveva definito gli iracheni “scimmie semianalfabete” o le donne “esseri primitivi”.

“Se mi licenziano...”

Il giallo, per così dire, si è consumato nel giro di un weekend. Venerdì 21 aprile Carlson ha concluso come di consueto la sua trasmissione, l’ultima della settimana, e ha dato appuntamento ai suoi spettatori per il lunedì successivo, sempre alle otto della sera sul fuso orario di Washington. Ma non è più tornato in video. Lunedì 24 la rete ha annunciato il suo addio. Senza comunicarne i dettagli e tantomeno le motivazioni. Nessuno, però, dubita che sia stata una decisione presa unilateralmente dall’azienda, in prima persona da Lachlan Murdoch, amministratore delegato di Fox Corporation e figlio del fondatore Rupert. Il fatto che lui non si aspettasse una fine improvvisa della sua trasmissione è confermata dal video che aveva preregistrato dal suo abituale studio un videomessaggio che è stato poi mostrato durante la conferenza dei conservatori che si è svolta in Ungheria il 4 maggio 2023, pochi giorni dopo la rottura con Fox, voluta dal primo ministro Viktor Orban: “Mi piacerebbe essere lì a Budapest con voi”, diceva l’anchorman, “se mi dovessero licenziare e avessi più tempo, verrò”. Involontariamente profetico (e comunque poi non è andato lo stesso).

Inevitabile pensare a un collegamento tra il licenziamento e il clamoroso e costosissimo accordo stragiudiziario che Fox aveva dovuto firmare appena pochi giorni prima con Dominion Voting Systems, la società che ha gestito il voto elettronico nella maggior parte degli Stati americani in occasione delle presidenziali del 2020. Il network ha accettato di versare a Dominion addirittura 787,5 milioni di dollari per fermare la causa intentata contro la tv, che aveva in varie occasioni sollevato forti dubbi sulla regolarità della vittoria di Joe Biden contro Donald Trump.

Il videomessaggio inviato da Tucker Carlson alla Conferenza dei conservatori di Budapest (foto Epa)
Il videomessaggio inviato da Tucker Carlson alla Conferenza dei conservatori di Budapest (foto Epa)
Il videomessaggio inviato da Tucker Carlson alla Conferenza dei conservatori di Budapest (foto Epa)

La richiesta di risarcimento iniziale degli avvocati della Dvs era più del doppio. Non essendo mai emerse prove della frode elettorale, a marzo una corte del Delaware aveva sancito, in una sorta di udienza preliminare, che nessuna delle affermazioni di Fox contestate da Dominion rispondeva a verità. Carlson era stato tra i più decisi nel ventilare sospetti che riecheggiavano quelli di Trump. Non l’unico, però, per cui non è chiaro perché abbia pagato solo lui. Probabilmente è stato danneggiato anche dal fatto che, nelle indagini sul caso, fossero emersi i suoi messaggi interni con alcuni responsabili di Fox, da cui si evince che né lui né i suoi referenti ritenevano fondate le accuse di “elezioni rubate” che arrivavano da Trump. Eppure, questo non ha impedito a Carlson e agli altri di insistere su quella linea.

Una figura controversa

È possibile però che la rete abbia colto l’occasione per liberarsi di una personalità che forse stava diventando scomoda persino per una linea editoriale che strizza apertamente l’occhio ai repubblicani. Con qualche oscillazione nelle simpatie per Trump, va detto. C’è chi ipotizza che Fox News intenda tenersi le mani libere in caso di ricandidatura dell’ex presidente, e quindi Carlson abbia scontato la sua eccessiva militanza in favore del tycoon; ma circola anche la spiegazione opposta, perché nei messaggi segreti svelati da Dominion il celebre conduttore ammette in realtà di detestare Trump, pur sostenendolo pubblicamente. C’è una terza possibile verità: che proprio il disvelamento di questa doppiezza ne abbia incrinato la credibilità, tanto da spingere la tv a chiudere la propria trasmissione di punta.

Potrebbe aver inciso anche la causa avviata contro Carlson e contro il network dall’ex produttrice Abby Grossberg, con le pesanti accuse di sessismo (“Tucker mi ha reso la vita un inferno”) e razzismo. Anche qui, difficile che qualcuno sia cascato dalle nuvole, come dimostrano le già citate affermazioni sugli iracheni e le donne. Il giornalista ha spesso assunto posizioni in linea con il suprematismo bianco, dichiarando tra l’altro che l’immigrazione “ha reso gli Usa più poveri e più sporchi”. Persino l’indignazione, emersa da alcune conversazioni private, per il pestaggio di un afroamericano da parte di un gruppo di bianchi, ha assunto connotati razzisti, dato che Carlson lo condannava perché “un bianco non combatte così”. E sono noti alcuni suoi fuori onda in cui si esprimeva con epiteti offensivi nei confronti di alcune donne, descritte di volta in volta come “appetitose” o “in fase post menopausa”.

Una recente immagine di Tucker Carlson (foto di Gage Skidmore da Wikipedia)
Una recente immagine di Tucker Carlson (foto di Gage Skidmore da Wikipedia)
Una recente immagine di Tucker Carlson (foto di Gage Skidmore da Wikipedia)

Negli anni del Covid, poi, Tucker Carlson ha sostenuto tesi complottiste e no-vax, sempre col suo stile arrogante e apodittico, che mette insieme i fatti in maniera tendenziosa ed esclude gli argomenti che non confermano la tesi precostituita. Fonti citate dal New York Times affermano che da un paio d’anni Murdoch padre e figlio si fossero stancati di certi eccessi: più che per ragioni politiche, per le scelte di alcuni inserzionisti che hanno ritirato la pubblicità da Fox proprio per non essere associati ai toni razzisti e misogini del “Tucker Carlson tonight show”.

Ma lui, l’anchorman licenziato, non sembra accusare il contraccolpo. Essendo arrivato a ricevere dal suo datore di lavoro compensi per 20 milioni di dollari all’anno, non ha certo il problema di come arrivare a fine mese. Due giorni dopo la cacciata, si è fatto vivo con un video pubblicato su Twitter in cui non parla direttamente della propria vicenda, ma polemizza con l’intero sistema dei media: “Quando ti prendi un po’ di tempo libero – ha detto – ti rendi conto di quanto sia stupida la maggior parte dei dibattiti in tv. Sono completamente irrilevanti. Gli argomenti importanti non vengono discussi”. Ha anche aggiunto che “le attuali ortodossie americane non dureranno” e che “quando le persone oneste dicono ciò che è vero, con calma e senza imbarazzo, diventano potenti”. Più d’uno l’ha interpretato come un manifesto politico, ipotizzando (anche sulla scorta del già citato videomessaggio inviato alla conferenza dei conservatori) che Carlson possa addirittura scendere in campo per la presidenza degli Stati Uniti. La popolarità c’è tutta, la capacità di accendere gli animi con le parole, pure. Quasi un Trump con 20 anni di meno: il più estremo sostenitore dell’ex presidente potrebbe diventare l’ostacolo più pericoloso per la sua voglia di ritornare alla Casa Bianca.

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