Per la prima volta nella storia il tennis italiano esprime il giocatore numero uno al mondo. Si chiama Jannik Sinner, è nato a San Candido in Trentino Alto Adige e il 16 agosto compirà 23 anni.

Il fatto che questa traguardo sia arrivato per il ritiro di Djokovic dal torneo di Parigi per un infortunio non sminuisce l’impresa: da 12 mesi Jannik è il più forte di tutti, adesso lo certifica anche il computer.

Un campione giovane, educato, perbene, con il ghiaccio nelle vene, una tenuta mentale incredibile, tecnicamente capace di migliorare tantissimo e in poco tempo e probabilmente con ancora margini di progresso perché ha la caratteristica dei grandissimi: studia per evolvere il suo tennis, adeguarlo al livello degli avversari, per sorprendere e non farsi sorprendere. Dovrà farlo ancora di più adesso. È lui ora il tennista da battere in ogni torneo, fin dal primo turno, lo scalpo più nobile per tutti  gli altri. 

Jannik Sinner da bambino era un campioncino dello sci, vinceva gare a livello nazionale ma se la cavava benissimo anche con la racchetta da tennis. Davanti a un bivio, a dodici anni, ha preso la strada che si è rivelata quella giusta. E l’ha scelta per davvero: si è impegnato anima e corpo, ha lasciato la famiglia per trasferirsi a Bordighera a studiare tennis da aspirante professionista alla corte di Riccardo Piatti senza lesinare mai impegno, sudore, fatica.

I primi successi nei tornei internazionali minori all’età di 17 anni: nell’arco di poche settimane sbanca Bergamo sul veloce indoor e Santa Margherita di Pula al Forte Village sulla terra battuta. E tutti cominciano a chiedersi dove possa arrivare quel ragazzino alto, lentigginoso, educatissimo, che di mattina di allena per due ore con il coach e poi nel pomeriggio scende in campo per i match di torneo senza perdere nemmeno un set. Una domanda alla quale lui stesso rispondeva senza arroganza, con semplicità disarmante e un sorriso: «Diventare numero uno al mondo? Io ci credo. Perché mi piace allenarmi, la mia passione è praticare sport, non uscire la sera per i locali».

epa11225117 Yannik Sinner of Italy acknowledges the crowd while walking off the court after his loss to Carlos Alcaraz of Spain during their men's semi-final match at the BNP Paribas Open in Indian Wells, California, USA, 16 March 2024. EPA/DANIEL MURPHY
epa11225117 Yannik Sinner of Italy acknowledges the crowd while walking off the court after his loss to Carlos Alcaraz of Spain during their men's semi-final match at the BNP Paribas Open in Indian Wells, California, USA, 16 March 2024. EPA/DANIEL MURPHY
Yannik Sinner a Indian Wells, California (EPA/DANIEL MURPHY)

Ora ci crediamo anche noi, gli appassionati di tennis che per anni non potevamo neppure immaginare questo miracolo sportivo, che per decenni fantasticavamo sul fatto che se Federer fosse nato qualche centinaio di chilometri più a sud…

Invece grazie a Jannik Sinner è tutto vero. Un ragazzo che ha cambiato il coach (da Piatti al duo Simone Vagnozzi-Darren Cahill) e ha apportato notevoli variazioni tecniche al suo gioco. Il servizio, per esempio, prima non era al livello di un giocatore che ambisce a diventare una stella del firmamento internazionale e oggi è una delle sue armi vincenti (per un certo periodo i piedi restavano fermi dopo il lancio di palla, adesso carica con i due piedi che si avvicinano e colpisce la palla un movimento più fluido). Da ragazzino (forse anche adesso) giocava meglio sul veloce che non sulla terra anche perché verticalizzava molto e sfruttava la potenza dei colpi da fondocampo con le volèe. Il diritto era meno sicuro, oggi è il valore aggiunto, anche nella versione sventaglio stretto, dove occorre più controllo che potenza. La sua arma letale è però il rovescio bimane nella soluzione lungolinea che soprattutto sul veloce è ormai il suo marchio di fabbrica. Un po’ come il gancio mancino di diritto di Nadal, il diritto quasi piatto di Federer, il rovescio bimane di Djokovic e, nel passato, il gioco a rete di Mc Enroe o di Sampras e il colpisci- e-corri di Agassi, ora possiamo finalmente dirlo.

Adesso per Sinner, che a gennaio ha vinto a Melbourne il suo primo torneo del Grande Slam, arriva il difficile. A partire dai prossimi match sulla terra battuta al Roland Garros, torneo che gli ha regalato il trono mondiale, certo, ma al quale non è arrivato al meglio per un infortunio all’anca rimasto sempre abbastanza misterioso e che ha fatto preoccupare tutti gli appassionati italiani.

epa11379617 Novak Djokovic of Serbia in action during his Men's Singles 2nd round match against Roberto Carballes Baena of Spain during the French Open Grand Slam tennis tournament at Roland Garros in Paris, France, 30 May 2024. EPA/CAROLINE BLUMBERG
epa11379617 Novak Djokovic of Serbia in action during his Men's Singles 2nd round match against Roberto Carballes Baena of Spain during the French Open Grand Slam tennis tournament at Roland Garros in Paris, France, 30 May 2024. EPA/CAROLINE BLUMBERG
Novak Djokovic (EPA/CAROLINE BLUMBERG)

Si preannuncia un bellissimo dualismo con lo spagnolo Carlitos Alcaraz, altro giovanissimo già capace, addirittura quando aveva 19 anni, di spodestare dal settembre 2022 al gennaio 2023 re Djokovic dalla posizione numero uno al mondo. Ma guai a sottovalutare la generazione di Medvedev, Tsitsipas e Zverev pronti a inserirsi nella lotta ai vertici dopo l’addio di Federer, il declino fisico di Nadal e il calo di Djokovic.

Il serbo poi, in questo scorcio di 2024, dopo il successo nelle finali Atp di Torino 2023, è apparso troppo brutto per essere vero. Se dovesse riprendersi dai guai fisici potrebbe far valere il peso, anche psicologico e mentale, dei 24 tornei del Grande Slam vinti, un’enormità che oggi appare un Everest per tutti.

Ma sono discorsi che riguardano il futuro prossimo: oggi c’è da festeggiare il primo italiano numero uno al mondo della classifica mondiale professionistica da quando esiste il tennis, sport che quest’anno compie un secolo e mezzo di vita: grazie Jannik.

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