Dipendenza da social negli adolescenti: quando l’uso del web diventa patologico
Sara Carucci: «Abbandono scolastico, grave ritiro sociale e minimi contatti mantenuti spesso solo attraverso dispositivi elettronici»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Dipendenza dai social, disturbi alimentari e dell’umore fanno registrare numeri pericolosamente in aumento dei disturbi psichiatrici in età adolescenziale. Sara Carucci è la referente per la Clinica di Neuropsichiatria dell'Infanzia e Adolescenza del Microcitemico di Cagliari (telefoni: 070 52963416/3417 eparto – 070 5296 3512 segreteria universitaria) e fa parte di un équipe clinica multidisciplinare formata da medici neuropsichiatri infantili, medici in formazione specialistica, psicologi psicoterapeuti, educatore, logopedista, infermieri e oss.
Dottoressa Carucci, in questi ultimi anni sembra aumentato il malessere tra i più giovani, perché?
«È bene innanzitutto distinguere il disagio giovanile dalla condizione di psicopatologia. Già nell’antica Grecia, il filosofo Socrate imputava alle nuove generazioni difficoltà nel rispettare le regole e aderire ai valori trasmessi dai genitori o dagli anziani, oppure si pensi che negli scritti degli antichi babilonesi si trova traccia di affermazioni quali “questa gioventù è marcia dal profondo del cuore, i giovani di oggi non saranno capaci di mantenere la nostra cultura...”, evidenziando come i divari generazionali siano in realtà un fenomeno da sempre presente. A fronte di tale consapevolezza è pur vero che il numero di bambini e adolescenti che soffre di un disturbo psichiatrico è indiscutibilmente in aumento. A livello globale 1 bambino su 8 soffre di un disturbo psichiatrico (circa il 13%) e le richieste di consultazione psichiatrica in età infantile rappresentano un frequente motivo di accesso ai servizi di emergenza. I dati della Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (SINPIA) ci confermano che dal 2016 il numero dei pazienti con disturbi neuropsichiatrici è addirittura raddoppiato.
Sicuramente è maggiore l’attenzione e la conoscenza di queste problematiche che porta ad una maggiore e più precoce identificazione dei disturbi psichiatrici in età infantile; tuttavia, bisogna considerare i fattori di rischio a cui i nostri ragazzi sono esposti, quali avversità precoci (inclusi abuso e bullismo), le relazioni con i coetanei e la pressione per conformarsi al gruppo, la qualità della vita familiare, i problemi socio-economici e l’influenza dei media. Tanto più numerosi sono i fattori di rischio cui i bambini e adolescenti sono esposti, tanto maggiore è l’impatto sulla loro salute mentale».
Aumentano i casi i ragazzi che si chiudono in casa spaventati dal mondo.
«Abbandono scolastico, grave ritiro sociale e minimi contatti mantenuti spesso solo attraverso dispositivi elettronici, stare a casa o reclusi nella propria stanza, sono aspetti di una condizione definita Hikikomori, descritta inizialmente in Giappone e che ora rappresenta un preoccupante fenomeno diffuso a livello globale. Non è semplice distinguere una forma primaria di isolamento sociale da quelle associate ad altra psicopatologia come schizofrenia, depressione unipolare o bipolare, ansia, autismo, alcuni disturbi di personalità o disturbo post traumatico. In un continuum dove il ritiro sociale può essere considerato una dimensione trans-diagnostica, l’Hikikomori rappresenta senz’altro la forma più grave».
Anche gli adolescenti cagliaritani hanno raggiunti livelli di guardia per quanto riguarda videogiochi e social?
«L’utilizzo smodato del cellulare, dei videogiochi e di internet è sicuramente frequente anche tra gli adolescenti cagliaritani. Quando tale utilizzo diventa persistente e ricorrente e porta ad una compromissione in diverse aree del funzionamento dell’individuo, si può parlare di veri e propri fenomeni di internet gaming disorder che, secondo il DSM (il manuale diagnostico statistico dei disturbi mentali), rappresentano delle condizioni che ancora necessitano di ulteriori ricerche per poter essere compresi appieno e individuare i trattamenti più appropriati. Questa problematica si associa spesso ad altri disturbi quali ansia, depressione e ritiro sociale ed è frequente anche nei soggetti affetti da Disturbi del neurosviluppo quali ADHD e autismo. Un’attenta valutazione neuropsichiatrica al giorno d’oggi non può prescindere da un’attenta analisi delle possibili dipendenze comportamentali e di una buona dose di psicoeducazione rivolta sia al giovane paziente che ai genitori. E’ bene comunque sottolineare che i videogiochi e i social non sono necessariamente da demonizzare, se bene utilizzati possono rappresentare per alcuni soggetti un’utile forma di aiuto, integrazione e talora anche di riabilitazione».
Cosa vi preoccupa di più?
«Uno degli aspetti più preoccupanti è legato alla crescente complessità dei casi. Si sono modificati i motivi di accesso ai servizi di cura della salute mentale con una tendenza all’aumento di richieste di intervento per tentativi suicidari e autolesionismo (anche nei bambini e non solo negli adolescenti), per i disturbi del comportamento alimentare sia nel sesso femminile che nel sesso maschile e i disturbi legati all’uso di sostanze d’abuso sempre più comuni anche nei soggetti più giovani (non sono rari i ragazzini che iniziano a fare uso di cannabis a partire già dai 10-11 anni di età). I “nuovi giovani utenti” dei servizi di neuropsichiatria infantile spesso presentano disturbi psichiatrici multipli, sintomi gravi, numerosi fattori di rischio psicosociale e una frequente esposizione ad eventi traumatici con necessità di cure intensive a livello ospedaliero».
Come combattete queste patologie?
«Generalmente è preferibile utilizzare il termine disturbo per indicare un quadro caratterizzato da difficoltà a livello cognitivo, emotivo o comportamentale che determina una significativa compromissione funzionale in diversi contesti di vita, e che per un ragazzo in crescita comporta il mancato o ritardato raggiungimento delle tappe attese di sviluppo.
I trattamenti dei disturbi psichiatrici in età evolutiva sono generalmente di tipo multimodale, includono innanzitutto una psicoeducazione (informazioni sulla natura del disturbo e consigli di gestione delle principali problematiche) e un supporto psicologico laddove indicato con interventi di psicoterapia strutturati rivolti sia al paziente che ai genitori e talora anche agli insegnanti. Nei casi da moderati a gravi è spesso necessario intervenire anche con i trattamenti farmacologici associati. Sempre più spesso il neuropsichiatra ospedaliero è chiamato a collaborare con altri servizi (neuropsichiatria territoriale, servizi educativi, sociali, giudiziari) ed è bene ricordare che il trattamento, tanto più precoce, tanto più è in grado di prevenire le possibili conseguenze negative in età adulta».
Qual è la situazione in Sardegna?
«La situazione in Sardegna rispecchia sostanzialmente quella italiana e internazionale. In particolare abbiamo registrato un trend in aumento per disturbo depressivo, disturbi del comportamento alimentare e Disturbo Post Traumatico da stress. Nonostante prevalenza dei disturbi alimentari sia minore in confronto agli altri disturbi mentali, il tasso di crescita di questi disturbi è allarmante, anche alla luce delle gravi complicanze di questo disturbo, che rappresentano una delle cause di morte più frequenti tra i disturbi mentali, insieme al suicidio.
I dati dei ricoveri effettuati presso il nostro reparto a Cagliari dal 2019 al 2022 confermano che la proporzione di ricoveri ospedalieri per suicidalità è più che raddoppiata: dal 21% al 57%. Sono aumentati in particolare l’ideazione suicidaria (dal 15% nel 2019 al 36% nel 2022) e il tentativo suicidario (dal 8% al 19%). I ricoveri per suicidalità rappresentano oltre la metà del numero totale dei ricoveri ordinari. E’ inoltre progressivamente aumentata la complessità dei casi che necessitano dell’intervento di diversi servizi a supporto e spesso di una polifarmacoterapia».