Dipendenza da smartphone, danneggiati anche i neonati: “disintossicarsi” è necessario
Due diverse ricerche scientifiche, pubbliche di recente, sollevano l’ennesimo allarme sull’uso eccessivo dei dispositivi digitali: la tecnologia sta cambiando in negativo parte delle nostre vitePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Versioni diverse non ce ne sono. Sulla dipendenza da smartphone la verità scientifica è sempre e solo una: l’uso eccessivo del cellulare non fa bene né al fisico né alla mente. Ansia, depressione, disturbi del sonno e riduzione della concentrazione sono i sintomi più ricorrenti quando ci si stacca, letteralmente, dalla vita reale per immergersi in quella virtuale. Financo i dolori muscoloscheletrici possono diventare una costante quotidiana, a cui si aggiunge la difficoltà nelle interazioni sociali “vere”. Non filtrate da una connessione, da uno schermo, dalla finzione insista nell’involucro della Rete.
L’ultima novità sulla dipendenza da smartphone è stata pubblicata di recente sulla rivista Biological Psychology: lo studio è italiano, l’hanno firmato i ricercatori che lavorano all’Università di Pavia, nel Dipartimento di Scienze del sistema nervoso e del comportamento. Si sono uniti gli esperti in Psicologia della Fondazione Mondino, centro di riferimento veneto per le malattie neurologiche, e quelli della Bicocca, ateneo pubblico di Milano. Sotto osservazione è finito un gruppo di neomamme. Gli scienziati hanno analizzato le interazioni con i loro bambini tra i tre e i quattro mesi. L’osservazione ha prodotto un risultato su tutti: l’uso continuo del cellulare determina «frequenti interruzioni nella relazione madre-figlio, disturbando la serenità del rapporto».
Per capire la natura dei blocchi e soprattutto degli effetti, i ricercatori italiani hanno sottoposto le mamme a due diversi esercizi: le hanno fatte giocare con i propri bambini, fermandole a momenti per compilare un questionario, in altri casi per controllare lo smartphone. I comportamenti dei neonati, invece, sono stati controllati con un approccio innovativo, impiegando la termografia a infrarossi. Ovvero, monitorando l’alterazione della temperatura corporea. Infatti: quando le genitrici si sono staccate dai loro figli per immergersi nella realtà virtuale, l’interruzione del contatto è stata percepita dai neonati come importante, generando un disagio emotivo tale da attivare il sistema nervoso simpatico. In pratica si è innescata una condizione di stress, rilevabile attraverso l’abbassamento della temperatura. I piccolini, in qualche modo, si sono sentiti abbandonati.
Nel linguaggio scientifico si parla di technoference, neologismo che è una crasi tra le parole inglesi technology e interference. In buona sostanza, un uso non consapevole dei dispositivi digitali incide negativamente nelle relazioni familiari, già da quando i figli sono in fasce.
A corroborare questo travolgimento emotivo c’è anche un altro studio, pubblicato sulla rivista Computers in human behavior (i pc nei comportamenti umani) e portato avanti dai ricercatori delle Università tedesche di Heidelberg e Colonia. Sono state coinvolte venticinque persone tra i 18 e i 30 anni, alle quali è stato chiesto di limitare l’uso del cellulare alle sole comunicazioni essenziali. Così per settantadue ore.
Stavolta gli studiosi si sono serviti di una risonanza magnetica per misurare l’impatto della “dieta telefonica” su fisico e mente. Materialmente, dopo i tre giorni di quasi inattività digitale al gruppo di controllo sono stati mostrati due diversi tipi di immagini. Sia foto neutre con barche e fiori, sia scatti di smartphone accesi e spenti. La reazione è stata sorprendente: la visione dei prodotti tecnologici ha attivato i sistemi della dopamina e della serotonina, due neurotrasmettitori collegati a diverse funzioni, tra cui il comportamento compulsivo e il controllo dell'umore.
«Nelle persone che usano eccessivamente lo smartphone – è scritto nella ricerca – i meccanismi neurali che abbiamo identificato possono promuovere in modo sostanziale un comportamento di dipendenza». Ragion per cui «la restrizione nell'uso dei dispositivi sembra mostrare, per alcuni aspetti, un parallelismo con l'astinenza dalle droghe o persino con il desiderio di cibo». Insomma, la tecnologia sta cambiando anche il nostro umore. E non si tratta di una buona notizia.