«Volevamo un record imbattibile». Nelle parole pronunciate qualche anno fa da Cesare Fiorio, il comandante di quell’impresa, c’è il senso del primato di Destriero, che il 9 agosto alle 6.14 (e 50 secondi, ora di Greenwich) compie trent’anni. Imbattuto. Da quello stesso giorno dell’estate del 1992, nessuna imbarcazione ha più viaggiato così veloce sulle acque dell’Atlantico. O, se vogliamo dirlo con un romanticismo che non trova riscontro nei puristi, da trent’anni lo Yacht Club Costa Smeralda conserva il Nastro Azzurro.

Il Nastro Azzurro

In realtà il record dello scafo italiano (che salpò alla volta di New York da Porto Cervo), stabilito in 58h34’50” sul percorso ovest-est di 3106 miglia, dal faro di Ambrose a quello di Bishop Rock (isole Scilly) non è del tutto conforme alle regole della competizione che, dal 1838 al 1952, era riservata alle navi in regolare servizio commerciale che attraversavano l’Atlantico senza scalo. E infatti il Nastro Azzurro non fu mai consegnato: all’arrivo l’equipaggio capitanato da Fiorio e raggiunto a bordo dal principe Karim Aga Khan, ricevette il Virgin Trophy (appositamente creato dal magnate britannico Richard Branson) e il Columbus Trophy (riservato alla più veloce doppia traversata dell’Oceano), mentre il nastro se lo confezionò da solo, secondo precisissime e storiche regole che riguardavano le dimensioni, tagliandolo all’arrivo in ragione del tempo impiegato.

Tra sport e avventura

Come è evidente, questo non ha nessuna importanza. Idealmente quel nastro rappresenta molto di più di un trofeo o di una vittoria. A cavallo tra lo sport (inteso come competizione), la sfida tecnologica e l’avventura, è l’emblema del migliore spirito italiano, quello che sa coniugare la competenza, l’ambizione, la capacità di organizzazione. Forse non è sbagliato azzardare che il tentativo di Destriero sta, da qualche parte, tra la conquista del K2 di Ardito Desio e il record dell’Ora di Francesco Moser. Lo si può collocare in un ambito che può comprendere le sfide della Ferrari o di Luna Rossa, Il Moro di Venezia e, naturalmente Azzurra, nata dalla stessa culla e battezzata dagli stessi padrini di Destriero. Tutti simboli della capacità italiana di fare squadra, eccellere, vincere.

L'equipaggio di Destriero nel 1992: al centro Cesare Fiorio e Karim Aga Khan (foto Destriero)
L'equipaggio di Destriero nel 1992: al centro Cesare Fiorio e Karim Aga Khan (foto Destriero)
L'equipaggio di Destriero nel 1992: al centro Cesare Fiorio e Karim Aga Khan (foto Destriero)

A Porto Cervo

Azzurra non è stata citata per caso. Anche la prima, storica sfida italiana all’America’s Cup (altra competizione marinara, altro crogiolo della più pura epica sportiva) nacque allo Yacht Club Costa Smeralda. Tra i debiti di riconoscenza che - chi se lo sente, per carità - la Sardegna e l’Italia dovrebbero avere nei confronti dell’Aga Khan, c’è quello di aver sostenuto e promosso avventure esaltanti, capaci di convogliare capitali, intelligenze, ma anche entusiasmo, sotto la bandiera (ma sarebbe meglio dire il guidone) e con l’obiettivo di una grande impresa. Così avvenne per Azzurra, così di nuovo, nove anni dopo, per Destriero.

La squadra

Quando il Principe, come i fratelli Jake ed Elwood Blues nel celebre film di John Landis, decise di rimettere insieme la banda, trovò pronti a seguirlo anche i vecchi compagni d’avventura. Primo fra tutti Gianni Agnelli. In realtà le squadre erano due. Quella dei capitali (che comprendeva patrocinatori e sponsor, anche “tecnici” come Iri, Alitalia, Coni, Agip, General Electric, Mtu, KaMeWa) e quella degli uomini, quattordici, guidata da Cesare Fiorio, il capitano dei successi motoristici nei rally e in Formula 1 con la Ferrari. C’erano poi il progettista Donald Blount (con il quale collaborò Pininfarina) e la Fincantieri che realizzo un “mostro” in alluminio di 67 metri con motori a idrogetto: una soluzione futuristica, una vera svolta epocale nella nautica.

L'equipaggio alla celebrazione per i 30 anni del record a Muggiano (foto Destriero)
L'equipaggio alla celebrazione per i 30 anni del record a Muggiano (foto Destriero)
L'equipaggio alla celebrazione per i 30 anni del record a Muggiano (foto Destriero)

Il record

«I mesi di preparazione, autunno-inverno 1991 e primavera ’92 furono snervanti», ricorda Cesare Fiorio. A New York attesero un mese che le condizioni del mare fossero perfette. «Venne il giorno della partenza. Sino ad allora si era scherzato, ma quando passammo davanti alla Statua della Libertà e sotto il Verrazzano Bridge, all’interno del ponte di comando calò il silenzio». Poco meno di 58 ore e 35 minuti dopo, alla media di quasi 100 km orari (53,09 nodi) Destriero scrisse una pagina di storia. Fiorio contattò via radio l’operatore al faro di Bishop Rock, perché annotasse l’ora del transito: «Non vi aspettavamo così presto», fu la risposta.

La festa

Pochi giorni dopo, Destriero completò il suo viaggio di ritorno alla base, in Costa Smeralda. Lì, probabilmente si resero conto di ciò che avevano fatto, perché ad accoglierli c’era chi sapeva esattamente cosa era successo: il popolo del mare. «Già nelle acque di Palau  siamo stati accolti da decine e decine di barche di ogni genere che ci hanno accompagnato sino a Porto Cervo», racconta Fiorio, che ricevette il primo messaggio di congratulazioni da Gianni Agnelli. «Le ultime miglia sono state le più difficili navigando tra una vera e propria marea di imbarcazioni, poi l’entrata in porto accompagnata da tre elicotteri della Aeronautica Militare che hanno sommerso Destriero di fumogeni tricolori. Un’emozione difficile da scordare». Destriero aveva scritto una pagina di storia: nessuno è ancora riuscito a cancellarla.

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