Nell’estate dei Paperon de’ Paperoni del calcio, su tutti Leo Messi e la sua firma da 35 milioni di euro più bonus a stagione, o degli addii, come quello di Cr7 alla Juve, c’è la storia di Borja Valero. Sembra uscita da un romanzo calcistico. Il centrocampista spagnolo, 36 anni, ex Real Madrid, Maiorca, West Bromwich Albion, Villarreal, Fiorentina e Inter, con alle spalle 268 presenze nella serie A italiana, 137 in Liga, 30 in Premier League, 13 in Champions League e 52 in Europa League, ha firmato un nuovo contratto. I soldi e la fama questa volta non c’entrano nulla. Il calciatore vestirà la maglia del Centro Storico Lebowski, società di Firenze che disputa le proprie partite nel vicino comune di Impruneta. Categoria? Promozione. Dilettantismo puro. Niente professionismo, stadi, riflettori delle tv che hanno acquistato i diritti, doppie sedute di allenamento. Nulla di tutto questo. Borja Valero, per tutti “il sindaco” ha sposato un progetto sociale: «Non ho scelto il Lebowski perché volevo continuare a giocare», ha spiegato in una recente intervista al Corriere dello Sport. «L’ho fatto perché credo di poter aiutare la squadra ad avere un po’ di visibilità. Quando ho accettato ho pensato a quando da ragazzino giocavo in un campetto polveroso, in un quartiere periferico di Madrid, alimentando i miei sogni. Io mi rivedo in loro».

Dopo aver annunciato l’addio al calcio, forse anche deluso dalla Fiorentina e dalla speranza – vana – di poter continuare a dare un contributo alla società viola, il sindaco ci ha ripensato. Continuerà a indossare le scarpette e a calpestare un campo erboso. Ma lo farà ben distante dai palcoscenici della serie A e del professionismo. Proprio come il gruppo che ha deciso, undici anni fa, di fondare il Centro Storico Lebowski: ragazzi che, stanchi del calcio milionario gestito da televisioni, procuratori e giochi di potere, si sono ritrovati attorno a un progetto basato sui veri valori dello sport. Dunque autofinanziamento, sostegno degli appassionati, spirito sportivo e crescita dei giovani. I risultati non sono mancati: dalla Terza categoria alla Promozione in undici anni. Niente male per una squadra che, nel nome, contiene l’omaggio a Firenze (progetto e società sono nate nel cuore della città, in piazza D’Azeglio, dunque nel centro storico) e al film dei fratelli Cohen, Il Grande Lebowski (così il volto del protagonista, Drugo, appare sulla divisa della squadra).

La firma (Facebook-Centro Storico Lebowski)
La firma (Facebook-Centro Storico Lebowski)
La firma (Facebook-Centro Storico Lebowski)

Ma la storia del matrimonio tra Borja Valero e Centro Storico Lebowski ha anche un altro lato particolare, che la distingue ulteriormente dal mondo del calcio. Quando il calciatore ha firmato il contratto, lo ha fatto insieme ai vertici della società: due donne, la presidente Ilaria Orlando e la vicepresidente Matilde Emiliani.

«È questa la prima volta che pubblicamente siamo uscite come la presidente e la vicepresidente della società. Per vari motivi non l’avevamo ancora fatto, ma sono comunque circa 19 mesi che lo siamo», hanno spiegato le due dirigenti. «Non abbiamo mai voluto diventasse una bandiera il fatto che fossero due donne a ricoprire questi due ruoli. Uno dei due motivi è che nel Lebowski davvero non conta nulla, abbiamo deciso di diventare cooperativa proprio perché i ruoli non fossero verticali, ma il più orizzontali possibile. L’altro motivo è che per noi ragazze, donne, ultras, socie, le conquiste sono state altre. Abbiamo partecipato a un torneino della curva, abbiamo iniziato a cantare in curva partendo dalle ultime file per arrivare ai primi gradoni, abbiamo iniziato a frequentare le assemblee, dove poi abbiamo preso parola».

Borja Valero con la presidente e la vice
Borja Valero con la presidente e la vice
Borja Valero con la presidente e la vice

Un campione in una squadra di Promozione e due donne alla guida di una società di calcio. Roba da pazzi, potrebbero pensare in molti. «È sbagliato stupirsi della presenza delle donne nel mondo del calcio, ma è ancora più maschilista focalizzarsi in prima battuta sull’aspetto fisico», ribadiscono Ilaria Orlando e Matilde Emiliani. «Al Lebowski le donne sono in curva a cantare, in campo a giocare, in cucina a coordinare i volontari per far funzionare la sagra, ad allenare le bambine e i bambini della scuola calcio, nei gruppi operativi per far sì che le cose funzionino e il sogno prosegua, accanto a Borja Valero per dargli il benvenuto nel mondo grigionero». Poi ricordano l’articolo 3 dello statuto della società: «Il Centro Storico Lebowski aspira a diffondere valori quali la solidarietà, l’aggregazione, l’autorganizzazione, la cooperazione, l’antifascismo, l’antirazzismo, l’antisessismo, il protagonismo contrapposto alla delega, all’isolamento, all’egoismo e all’individualismo». Con un obiettivo: «Ciò che quotidianamente facciamo al Lebowski è provare a sovvertire gli ingiusti rapporti tra i generi. La strada è lunga, ma la forza tanta». Ora, per questa nuova partita, potranno contare anche sul contributo di un campione come il Sindaco, Borja Valero. 

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