Ormai, da giorni, ce n’è sempre una nuova tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo. L’uno, come noto, ha avocato a sé il potere nei Cinque Stelle; l’altro, invece, è stato convertito nel fondatore esautorato. L’aspetto interessante è la parabola politica del movimento. Nato sì a immagine e somiglianza del comico genovese. Ma Grillo, a differenza di Silvio Berlusconi, non è riuscito a conservare la leadership.

Ma andiamo con ordine: è il 24 ottobre scorso quando Conte annuncia che a Grillo non verrà rinnovato il contratto da 300mila euro annui. Un bel gruzzoletto che il Movimento riconosce da tempo al fondatore per la consulenza sulla comunicazione. Tecnicamente, l’ex premier ha deciso di far andare a scadenza naturale la prestazione professionale, senza che per Grillo ci sia alcun margine di trattativa sul rinnovo.

Non è una sorpresa la mossa di Conte. Nel senso: una decisione così ardita nessuno se l’aspettava, ma per un altro verso è il naturale epilogo di un conflitto che dura dal 2018, quando Conte comparve dal nulla per guidare il Governo gialloverde con la Lega di Matteo Salvini. Un anno fa, Grillo disse, piccatissimo, che Conte era stato scelto perché «è un bell’uomo» e soprattutto era «perfetto per la politica» perché «parlava tanto e non si capiva molto». Ma lo strappo mai ricucito risale al 2021, quando il M5S fu travolto da una crisi di consensi e Conte si offrì per guidare il partito, a patto che Grillo «si facesse un po’ da parte» per via del suo ruolo «ambiguo» come garante.

Da allora sono stati rimbrotti, divisioni e polemiche. E sempre risultati altalenanti, decisamente sotto le grandi percentuali dei primi dieci anni, se si esclude la vittoria di Alessandra Todde in Sardegna, la prima bandierina dei Cinque Stelle messa sul governo di una Regione (sebbene con un risultato magro per il movimento che è andato poco sopra il 7 per cento). In ogni caso, il percorso complessivo è un frutto coltivato da Conte, stratega insieme a Elly Schlein dell’alleanza con il Pd nel Campo largo. Un patto che ha fatto venir meno uno dei principi fondanti del Movimento, ovvero la solitudine politica del M5S che, nei progetti di Grillo e dell’altro padre Roberto Casaleggio, mai si sarebbe dovuto alleare con altri partiti.

Ecco: Conte, anno dopo anno, ha lavorato per destrutturare i Cinque Stelle. Per stravolgere la sua stessa essenza, sino a cambiare volto al progetto originario. L’ex premier ha fatto lo stesso su un’altra pietra miliare del M5S, ovvero il limite dei due mandati che adesso i maggiorenti non vogliono più, diversamente sarebbero costretti tutti ad andare a casa.

Il 25 ottobre, il giorno dopo la mazzata dei 300mila euro tolti, Grillo ha rivendicato il diritto a vedere morto il proprio movimento, «ormai evaporato». Conte gli ha risposto a muso duro ancora una volta, sostenendo che «un padre dà la vita». Le liti non sono finite. Ma per l’ex premier diventato il nuovo indiscusso capo è solo una questione di dichiarazioni pubbliche. Le decisioni sul futuro del movimento sono prese, a cominciare dalla Costituente di fine novembre con la quale verrà messo nero su bianco, con la modifica dello statuto, il nuovo profilo del M5S. Incapace sin da subito di aprire «il Parlamento con una scatoletta di tonno» e incapace pure adesso di lasciare il segno.

L’elemento significativo è che Grillo è riuscito a farsi strappare di mano il partito. Forse mai troppo carismatico da infondere nei maggiorenti quel timore reverenziale – e quella reverenza – che invece in Forza Italia hanno sempre avuto i tesserati del partito, dal primo all’ultimo. Non che questo aspetto sia un plus valore. Ma nemmeno una diminutio. Semplicemente è una constatazione. Silvio Berlusconi ha attraversato molte tempeste politiche. Ma nessuno mai ha messo in discussione la sua leadership. Grillo, invece, alla prima vera curva è uscito di strada.

L’unica incognita dei Cinque Stelle, da qui alla Costituente, è il simbolo. In ogni caso la base del movimento, chiamata a decidere alla fine del mese, dovrà farlo su un progetto grafico già pensato. Una nuova guerra, a colpi di carte bollate, è possibile. Ma se Grillo raccoglierà qualcosa, saranno solo briciole.

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