L’abbiamo fatto tutti e tutte su un areo: quando si comincia a “ballare” un po’ troppo per i nostri gusti, si guarda fuori dal finestrino. E se le nuvole non sono tante, si tira un sospiro di sollievo. Invece, quasi fossimo incoscienti per non averlo scoperto prima, il cielo terso non è indicativo di nulla. Ce lo insegna l’incubo sul volo Londra-Singapore dell’altro giorno.

La parolina che dobbiamo imparare è Cat, acronimo inglese che sta per Clean air turbulence. Letteralmente, turbolenza in aria pulita. Vuol dire che un velivolo si può muovere in modo violento e disordinato anche in assenza di nuvole. Anche in situazioni meteo apparentemente ottimali. Questo perché le correnti d’aria Cat non sono visibili e nemmeno vengono rilevate dai radar standard. Eppure possono essere devastanti.

Martedì 21 maggio, quando in Italia erano le 9.45, una corrente d’aria estrema ha travolto il Boeing 777 della Singapore Airlines partito da Londra una decina di ore prima. L’aereo stava sorvolando la Birmania. Dopo un’iniziale spinta verso l’alto, repentina e improvvisa, ha perso qualcosa come 1.900 metri di quota. Il Boeing ha subìto un tale contraccolpo che prima si è inclinato e poi ha cominciato a tremare, hanno raccontato i passeggeri.

In quel momento della crociera, non tutti erano al proprio posto. E in tanti, visto che il personale di bordo stava servendo uno dei pasti, non avevano le cinture di sicurezza allacciate. La sequenza dell’orrore risulta scandita così. C’era chi ha battuto la testa, chi è stato scaraventato da una parte all'altra. Le foto hanno fatto il giro del mondo: le maschere per l’ossigeno hanno cominciato a penzolare, si sono aperte decine di cappelliere. Sono caduti zaini, valigie e pc. Vassoi carichi di cibo, ma anche bicchieri e bottiglie, sono finiti ovunque. Il volto insanguinato della hostess è un’altra immagine del Londra-Singapore.

Quanto sia effettivamente durato l’incubo, ancora non si sa con certezza. Il tempo esatto lo stabiliranno le scatole nere che a Bangkok sono andati a recuperare da Singapore gli agenti dell’Ufficio investigativo sulla sicurezza dei trasporti. L’aerolinea della Città-Stato asiatica è la compagnia di bandiera, ragion per cui lo stesso Governo ha immediatamente aperto un’inchiesta. Anche perché, oltre al passeggero inglese di 73 anni, morto probabilmente per un infarto, i feriti sono saliti a ottantacinque, passati due giorni dall’incidente, ma soprattutto hanno superato quota venti le persone ricoverate in Terapia intensiva.

L’emergenza, dopo che il comandante ha lanciato il segnale “7700”, l’sos dei cieli, è stata gestita dallo scalo internazionale di Bangkok, quel Suvarnabhumi che è il principale aeroporto della Thailandia e uno dei più importanti del Sud-est Asiatico. Decine di ambulanze si sono schierate ai bordi della pista 19R, dove il Boeing ha toccato terra, per dare assistenza ai 211 passeggeri a bordo, insieme a ventotto membri dell’equipaggio, di cui sei ricoverati in condizioni gravi. Dal momento dell’incubo in volo ci sono voluti trenta minuti perché il velivolo raggiungesse l’aeroporto. Si trovava a 620 chilometri a nord-ovest di Bangkok, quando è stato investito dalla cosiddetta cella convettiva.

Intanto: il Golfo del Bengala è noto per essere una zona particolarmente carica di turbolenze. Notoriamente insidiosa. La Cat che ha travolto il Boeing partito da Londra altro non era che un blocco di aria calda in ascesa rapidissima. Per via della sua natura, ha quindi richiamato corrente fredda in direzione opposta e ai margini. L’aereo della Singapore Airlines per soli sei secondi si è trovato nella traiettoria di quel vortice, ma il movimento è stato incontrollabile molto più a lungo. In casi come questi, tocca al comandante e al primo ufficiale gestire il velivolo, perché il sistema automatico di pilotaggio, quando la “botta” con la cella convettiva è così forte, si disinserisce in automatico. 

Di Cat si parla pochissimo. O forse d’ora in avanti l’attenzione sarà maggiore. Ma dal 2009 a oggi solo negli Usa, stando ai dati dell’Amministrazione federale dell’aviazione, sono morti per le turbolenze 34 passeggeri e 129 assistenti di volo, i più esposti al rischio perché quasi sempre in piedi. Secondo uno studio svolto da un team britannico nell'area dell'Atlantico settentrionale, le Cat non solo sono cresciute del 55 per cento negli ultimi quarant’anni, ma aumenteranno parallelamente al cambiamento climatico. La loro maggiore incidenza è in qualche modo figlia del  riscaldamento globale. Sempre secondo i numeri diffusi dell’ente che negli Stati Uniti si occupa di ricerca atmosferica, ogni anno sono 65mila gli episodi di turbolenza classificata come moderata, mentre raggiungono quota 5.500 quelli definiti forti. Le Cat non appartengono né all’una né all’altra categoria: sono fenomeni estremi e raramente gestibili. Ma da questi dati si capisce che le cinture di sicurezza non sono mai un orpello, nemmeno in aereo.

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