La serratura di casa era nuova di zecca: Antonietta Piredda aveva appena licenziato la colf filippina e temeva che prima di andarsene avesse fatto un duplicato delle chiavi del portoncino d’ingresso. E poi aveva appena subito due scippi nel giro di pochi giorni. Così, per sicurezza, decise di cambiare tutto. Non che avesse paura, ma sì sa, la prudenza non è mai troppa. Soprattutto a settantaquattro anni, quando si vive da soli.

Maestra elementare in pensione, nata a Sassari, assassinata in via Milano 67 a Cagliari. Antonietta Piredda era rimasta vedova ma aveva ancora una gran voglia di vivere. Faceva la spesa quasi tutti i giorni, raramente andava al bar ma si concedeva molto spesso una tappa dalla fioraia. Le piaceva dare colore alla casa, sempre ordinata e accogliente, abbellita da quadri preziosi e reperti archeologici. Andava a teatro, si vestiva in maniera elegante e amava i gioielli. Alcuni erano molto costosi, come le pellicce che sfoggiava in inverno. Insomma: era benestante e non lo nascondeva, era generosa con chiunque le tendesse la mano: dopo la messa poteva regalare dieci, venti, perfino cinquanta euro.

La sera del 2 maggio del 2009 Antonietta Piredda era stata trovata dal fratello, in casa, senza vita: era distesa sul pavimento del soggiorno, il volto nascosto da una tovaglia. Serrande abbassate, riscaldamento al massimo, tv a tutto volume. Indossava una vestaglia sotto una giacca da camera. La morte risaliva al giorno prima.

Antonietta Piredda
Antonietta Piredda
Antonietta Piredda

La donna conosceva bene la persona cui aveva aperto la porta, nel pomeriggio del primo maggio 2009. Non prima, questo è sicuro: alle 14,15 era stata vista da una barista in via Milano. Camminava da sola, nonostante il caldo, in una strada deserta: in quelle ore l’attenzione era tutta per la festa di Sant’Efisio e per il corteo diretto alla chiesa di Giorgino. Dettagli raccolti dalla Squadra mobile, insieme a quelli riguardanti le ultime ore di vita di Antonietta Piredda.

I negozianti della zona avevano aiutato a fare un primo quadro. La donna aveva appena ritirato la pensione, portato alcuni gioielli in banca. Nel quartiere alle spalle della basilica di Bonaria la conoscevano tutti: a fare la spesa andava sola o con la badante. L’ultima a servizio era una ventunenne filippina.

Per uccidere serve un movente. Quale? Antonietta Piredda viveva di due pensioni, quelle di reversibilità del marito e da ex insegnante. Circa 4mila euro al mese. Chi poteva avere interesse a ucciderla? Un anno prima aveva modificato il testamento ma ciò che possedeva lo aveva destinato in parti uguali al fratello, alle tre sorelle e ai nipoti. Alcuni giorni prima di morire aveva depositato in banca collane, spille e anelli per un valore di 30mila euro. E aveva prelevato 2mila euro in contanti. Spariti come gli altri indizi del killer.

Dopo averla pugnalata (forse con un’arma a doppia punta: un forchettone?) l’assassino è andato in bagno, si è lavato e il sangue della vittima è rimasto sul lavandino. Non ha lasciato tracce. Dopo aver fatto sparire i contanti ha puntato sui gioielli ma nell’appartamento non li ha trovati. E allora ha cercato in cantina: aveva sicuramente le chiavi perché sulle serrature delle due porte non c’erano segni di scasso. Da quelle parti era di casa, altrimenti non si spiega la mancanza di segni di effrazione. Gli inquirenti lo danno per sicuro: la pensionata ha aperto la porta al suo assassino.

L'unica traccia utile è un’impronta digitale su una sedia del soggiorno: appartiene a un'amica della vedova che due mesi prima dell’omicidio aveva pranzato da lei. Ma è una pista debole. E infatti non porta a nulla. In cima alla lista dei sospettati finisce invece per diverso tempo la colf filippina. Durante gli interrogatori la ragazza (mai indagata) aveva confermato di aver ritirato la liquidazione il 27 aprile. Ma erano sorti problemi: riteneva di dover avere più soldi. Inoltre pochi giorni prima la vedova aveva inviato alla colf una raccomandata che si concludeva così: questa volta si presenti da sola. Segno che in precedenza la filippina si era fatta accompagnare, probabilmente da un uomo del suo clan familiare. Ma nonostante le indagini a tappeto, gli inquirenti non sono mai andati mai oltre i semplici sospetti. E l’assassino di Antonietta Piredda è ancora libero.

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