Poco più di tre mesi fa, il 10 settembre, Naijbe Lavinia Zaher, 19 anni di Selargius, i coetanei Alessandro Francesco Sanna di Assemini e Simone Picci, cagliaritano di San Michele, e Giorgia Anna Banchero, 24 anni di Sant’Elia, perdevano la vita nel terribile incidente di viale Marconi, a Cagliari. I quattro ragazzi, insieme ad altri due sopravvissuti, viaggiavano su una Ford Fiesta finita sul marciapiede, poi contro un pilastro di un cancello e infine, dopo un volo di diversi metri, in messo alla strada completamente distrutta. Per i quattro giovani non c’è stato nulla da fare. Feriti gravi, ma vivi, i due amici.

I giovani rientravano a casa dopo una notte trascorsa in un locale nel lungomare. E soprattutto Giorgia Anna Banchero e Naijbe Lavinia Zaher quella mattina non sarebbero dovute essere su quell’auto. Rientravano quasi sempre con i familiari che le andavano a prendere anche all’alba. Altrimenti usavano i mezzi pubblici. Quel giorno non c’erano taxi disponibili, i pullman non avevano ancora ripreso il servizio e così hanno accettato un passaggio. Come è andata a finire purtroppo lo sappiamo tutti e tornare indietro è impossibile.

L'incidente avvenuto in viale Marconi a Cagliari
L'incidente avvenuto in viale Marconi a Cagliari
10 09 23 cagliari viale marconi incidente mortale - foto giuseppe ungari

Da quella tragedia sembrava essere arrivato chiaro un messaggio: la necessità di attivare un servizio di trasporto pubblico notturno a disposizione del “popolo” della notte. Dei tanti giovani che, giustamente, il fine settimana si vogliono divertire insieme ai loro amici in un locale notturno, in una discoteca. Il ritorno a casa è sempre il momento maggiormente a rischio. C’è chi nonostante la stanchezza si mette alla guida di un’auto ugualmente e lo stesso lo fa chi ha bevuto qualche bicchiere di troppo. Chi vorrebbe prendersi il sicuro e rientrare a casa su un autobus o con un taxi però non lo può fare: il servizio pubblico riprende presto ma non tanto per accogliere le richieste (e gli orari) del popolo della notte. E i taxi spesso sono introvabili.

Gli appelli per inaugurare, tutto l’anno, dei turni notturni per la “movida” sono stati numerosi. E qualche settimana dopo il tragico incidente, anche il sindaco Paolo Truzzu si era fatto sentire, inviando una lettera al presidente della Regione, Christian Solinas, e all’assessore regionale ai Trasporti, Antonio Moro. «È importante fare una riflessione sulla possibilità che il servizio di trasporto pubblico possa essere d’aiuto a quanti vogliano e debbano spostarsi, anche nelle ore notturne, senza dover necessariamente guidare un proprio mezzo», ha scritto tre mesi fa il primo cittadino di Cagliari. Da qui la richiesta alla Regione «di aprire un tavolo di discussione sulla possibilità di ampliare orari e perimetro d’attività del nostro trasporto pubblico locale che, come sappiamo, è legato a parametri della Regione. È ovvio che non sarà possibile servire tutta la massa di giovani che si muovono nella cosiddetta “movida notturna”, ma certo forniremmo un aiuto». Infine l’appello: «Conto di poterci incontrare già nei prossimi giorni». La risposta del presidente della Regione, sempre scritta, non si è fatta attendere: «Non si può restare indifferenti davanti alla tragedia di viale Marconi e certamente il Ctm», i cui azionisti sono i Comuni di Cagliari e Quartu e la Città metropolitana, «saprà rendersi parte attiva al fine di proporre soluzioni operative, normativamente compatibili, coerenti con le alte e nobili finalità in argomento». Con l’aggiunta: «Il Ctm presenti le proposte da analizzare in un tavolo di confronto con ogni consentita urgenza». Sullo stesso piano l’assessore ai Trasporti, Antonio Moro: «Separiamo emotività e programmazione: abbiamo sempre grande attenzione per questa questione, come testimoniano i trentamila posti treno e gli ottomila sui bus disponibili per il festival musicale Red Valley di Olbia. Siamo pronti a valutare con grande attenzione le proposte che arriveranno dal Ctm». E anche il Ctm ha detto la sua assicurando di essere «pronti con personale e mezzi ad allargare il servizio anche alla notte». Ma, perché in questi casi c’è sempre un ma: «c’è la questione del contratto di servizio: prevede 13,5 milioni di chilometri di percorrenza annuale dei nostri bus, in cambio di trasferimenti di fondi dalla Regione. Se ne aggiungiamo la notte, dobbiamo sottrarli durante il giorno, scoprendo ad esempio gli studenti che vanno a scuola o i lavoratori, e questo è impensabile». Ecco perché il “Blu notte”, la linea della movida estiva, il Comune lo paga a parte. La soluzione sarebbe rivedere il contratto di servizio che scade il 31 dicembre, aumentando il monte chilometri.

Insomma tutto chiaro. Ma a distanza di tre mesi e poco più dalla morte dei quattro ragazzi tutto tace. Nessuna novità, nessun incontro (che si sappia), nessuna intenzione e nessun annuncio. Tutto fermo, esattamente come se si fosse tornati indietro a quel 10 settembre.

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