Burj al Babas è un villaggio che potrebbe essere stato disegnato da Walt Disney se dopo aver preso una buona dose di lsd avesse fatto un viaggio nell’Unione sovietica e nella Germania dell’est degli anni ’70 e, dopo un’ulteriore soggiorno nella Cina di Mao Tse Tung, si fosse innamorato del collettivismo socialista.

Settecentotrentadue piccoli castelli tutti uguali progettati nella località nel distretto di Bolu, nord-ovest della Turchia a 250 chilometri da Istanbul. Li ha realizzati a partire dal 2016 una società immobiliare, il Gruppo Sarot, che fa capo ai fratelli Yerdelen e Bulent Yilmaz, imprenditori edili con base nella capitale turca con un investimento di circa 205 milioni di euro. L’obiettivo era quello di creare una piccola cittadella super esclusiva dove persone facoltose provenienti da ogni parte del mondo avrebbero potuto acquistare il proprio piccolo castello in stile neogotico francese (le costruzioni si ispiravano al castello di Chenonceau, nella Valle della Loira) in un’area di circa 300 ettari sottratti a un bosco.

Ogni villa, la cui costruzione veniva avviata dopo che l’acquirente si impegnava a versare l’80% della somma in anticipo, è stata realizzata su un lotto di 325 metri quadrati ed era personalizzabile sulla base di una serie di opzioni architettoniche fornite dalla società, tra marmi, stucchi, dorature, ascensori interni, piscine interne ed esterne, fontane, e impianti di climatizzazione al top. I prezzi variavano da 410mila a 600mila dollari a seconda della posizione e delle finiture.

A disposizione dei residenti, gratuitamente, c’erano piscine, bagni turchi, saune, bagni turchi, centri benessere e di bellezza, parchi acquatici e centri fitness ma anche centri commerciali, cinema, ristoranti, aree fast food, parchi giochi, centri di intrattenimento per bambini, internet gratuito, sale conferenze, piccole sale riunioni, parcheggio, servizio di autolavaggio, servizi di asilo, campi da basket, campi da tennis, campi da calcio al coperto e all'aperto, percorsi pedonali, passeggiate a cavallo. A disposizione degli acquirenti, per accentuare il senso dell’esclusività, c’era anche un lago artificiale.

L’idea ha affascinato subito circa 350 investitori, provenienti soprattutto Qatar, Bahrain, Kuwait, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita, che hanno acquistato il loro lotto ma dopo poco più di due anni il progetto si è bloccato. Prima l'aumento dei prezzi del petrolio ha indotto parte degli acquirenti ad annullare il contratto e altri a non onorare gli impegni finanziari assunti, poi l’instabilità politica, la crisi economica e la pandemia hanno fatto il resto. Così la società immobiliare, quando aveva realizzato circa 580 castelli, oltre a una serie di sottoservizi e infrastrutture, è andata in bancarotta con debiti per circa 30 milioni di euro.

Gli imprenditori sperano ancora di terminare il loro progetto. Basterebbe vendere almeno altri 100 castelli, magari a stranieri, grazie agli incentivi del governo Erdogan. Il sito internet c’è ancora, chiunque può andare a visitarlo. Ci sono tutte le informazioni utili per comprare casa ma pochi hanno voglia di rischiare.

Per ora Burj Al Babas è una città fantasma, spettrale. Un insieme di castelli con i tetti conici, circondati da un bosco e da un silenzio inquietante, rotto dalle voci delle migliaia di turisti che ogni anni vanno a visitarla.​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​

© Riproduzione riservata