Aristan, quando l’arte diventa felicità
La libera università creata dal prodigioso Filippo Martinez al giro di boa: viaggio tra i corsi del primo semestrePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Uno pensa: lezioni teatrali. Ma in realtà, scuola e recitazione sono quanto di più distante possa esserci. L’Università di Aristan, prodigiosa creazione di un non incasellabile Filippo Martinez, Magnifico visionario, è uno spazio aperto dove le persone entrano senza accorgersene. E senza una meta lo percorrono e lo attraversano. Aristan non è semplicemente un libero ateneo, è una follia lucida. È un'architettura complessa di idee che trova la sua collocazione nella distanza che unisce l’essere umano al trascendente. Volerla rappresentare in arte significherebbe entrare con la fantasia negli interni scalinati di Escher o nei vasti impianti prospettici rinascimentali. Ecco una vera e propria Scuola di Atene dove le esistenze e il pensare riempiono armonicamente gli spazi. «Stiamo convivendo con terribili campagne di morte e di idiozia. La Città Stato di Aristan (uno Stato forte e libero, uno Stato mentale) con la sua Università è invece impegnata da anni in campagne umanistiche», spiegano dall’ateneo. Ad Aristan, dunque, si combatte contro «tutte le epoche miserabili, dominate dall'assenza di grazia e di bellezza», questo è il suo grido di lotta. E proprio dal primo appuntamento ufficiale dell’anno accademico 2024/2025, con i dialoghi di Antonangelo Liori sui misteri universali e privati della Divina Commedia, si capisce bene l'essenza di questo ateneo «fluttuante che le mappe geografiche non riconoscono più». Dove «la mescolanza di cultura e vissuto è l'unica Regola».
Filippo Martinez, regista e artista poliedrico, ideatore dell'Università di Aristan (archivio)
IN SCENA La prima data è stata quella dello scorso 18 luglio. Durante l'evento nell'aula magna del seminario arcivescovile di Cagliari avviene qualcosa di vertiginoso: Dante e Albino Liori, padre di Antonangelo, diventano i coprotagonisti in carne e ossa di un viaggio che raggiunge e dà voce al Conte Ugolino della Gherardesca e poco più avanti a san Francesco D'Assisi. Come dirà poi il filosofo Silvano Tagliagambe nei suoi 180 secondi di sintesi cronoepistemologica, una rilettura dell’opera che è sempre anche una visione. Liori e Canessa da presenze pittoriche, proprio come i personaggi dell’affresco di Raffaello, prendono voce e materia per avviare un indescrivibile cammino verso la conoscenza. Ogni evento, ogni tema affrontano, ogni minuto scandito in quell'Aula magna diventa unico e irripetibile, questo basta per classificare il Corso dell’ateneo come una delle più innovative manifestazioni di arte sconfinata, primitiva ma anche antica, classica e moderna, contemporanea e futura. Profondamente nella storia. Ovvero, tutt'altro che nel tempo. E non bisogna farsi ingannare dalla scrittura teatrale o dalle più o meno esplicite impalcature tecniche. Lo schema è ciclico, è la visione del Rettore, come lo è la vita: l’ingresso della banda musicale di Monastir introduce i docenti e rassicura con la sua vitale presenza sonora. Poi la lectio e la sintesi epistemologica, i brani musicali attinenti ai temi trattati introdotti dal giornalista e storico della musica Giacomo Serreli. Insomma un ciclo biologico della natura: nascita, giovinezza, maturità, vecchiaia e trasformazione. Ma quanta energia poliedrica caratterizza quelle esistenze. Aristan slancia la fantasia e cattura l'ignoto. Come nella prima lezione tenuta a fine novembre L’estasi del cioccolato con il neuroscienziato Gianluigi Gessa, la giornalista scrittrice Virginia Saba e il maître-artista del cioccolato Gianluca Aresu. Un invito all’esplorazione interiore delle nostre pulsioni. L’avventura umana attraverso i meccanismi elettronici e chimici del nostro cervello, mai sconnesso dal cuore. E tra sentimenti complessi, sensi di sana invidia (come ammise rassegnato il Salieri delirante nel film Amadeus di Milos Forman) e slanci verso l’onnipotenza, resta fermo sempre un solo obiettivo: la ricerca della leggerezza. E con lei, il cammino verso la felicità. Anche quella solo apparentemente effimera prodotta dal cioccolato. Ecco la felicità, unica Scienza infallibile per Aristan. Uno stato della vita, conclude il filosofo Tagliagambe, che possiamo produrre con dosi energiche di ingredienti speziati: sapienza, emozione e genialità. Ed è sempre l’avventura meravigliosa dell’esistere a reggere le visioni di Benito Urgu, impareggiabile maestro di pareidolia. Non comico, non barzellettiere, non caricaturista. Ma inconfessabile poeta della vita parallela, quella che non possiamo più vedere con gli occhi di una cultura compromessa dal troppo pieno ma certamente con l’armonia del togliere: stupendo ed emozionante il racconto della seconda lezione del 19 dicembre con Roberto Capuano, Luca Cocco e un bravissimo Benito Urgu.
NELL’INFINITO Aristan ha quindi salutato il 2025 con una lectio a dir poco stellare. Tu-Tum, dal battito del cuore all'armonia dell'universo, con il visionario Rettore Filippo Martinez, Francesco Casu e il poliedrico musicista Gavino Murgia. Un viaggio unico oltre le tre dimensioni e al di là della misura umana. Tra l’infinitamente grande che pulsa nell’interminabile spazio sopra ogni piccola esistenza terrena, e l’impercettibile particella di atomo di cui quella stessa esistenza è formata. Qui si manifesta l’immortalità della vita. Un’avventura tra due poli estremi particella di un unico grande battito. E solo grazie a questo granello di immortalità che l’uomo può confrontarsi con le divinità di tutte le epoche e di tutte le civiltà. Perché come dice Lucio Dalla nel dialogo con dio in “Siamo Dei” (brano del 1980) “È eterno anche un minuto. Ogni bacio ricevuto dalla gente che ho amato”. Una sintesi estrema dell’evento dedicato ai supereroi da Gilgamesh a Iron Man a fine gennaio scorso, docenti Silvano Tagliagambe, Nicola Calocero e Manu Invisible: tutto incentrato sulla consapevolezza che ogni libero arbitrio deve nascere da un gene di scienza e conoscenza. Nessuno più dell’artista nata in Ogliastra ma donna universale, Maria Lai, ha saputo raccontare attraverso le sue mirabili creazioni questo legarsi all’infinito. Un incontro quello di metà febbraio con la meravigliosa lectio di Francesco Casu, Bachisio Bandinu e Romeo Scaccia, in cui il prodigio dell’arte senza tempo e luoghi spiega che ogni tragedia della vita è anche la sua stessa bellezza. «Michelangelo ci racconta come è nato l’uomo. E ce lo fa perfetto, al meglio della sua crescita animale. Troppo bello e troppo natura per essere uomo. Sappiamo che l’Uomo ha perso il Paradiso Terrestre perché non era stato bambino, non aveva giocato abbastanza. Noi siamo gli eredi di chi ha perso il Paradiso terrestre. Abbiamo sempre bisogno di giocare perché solo così lo riconquistiamo», racconta l’artista di Ulassai scomparsa nel 2013. «Io sono una bambina che gioca». Da Maria Lai a un povero Satana non ci sono grandi distanze. L’ultima lezione, prima della pausa, dedicata al Diavolo, svela quanta umanità c’è in quel demonio di un Lucifero, strattonato tra la fermezza scientifica del farmacologo Gianluigi Gessa, il teologo sacerdote Antonio Pinna e il filosofo Gianluigi Sassu. Un diavolo, tutto da scoprire, lucido&sottile. Da qui si riparte.