Archivio diocesano, viaggio per ritrovare le proprie radici
Un ingegnere brasiliano ha ricostruito il proprio albero genealogico fino al 1600 grazie ai registri parrocchialiPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Seicento accessi all’anno, l’Archivio diocesano di Oristano con 8mila volumi di Quinque libri è un vero tesoro storico culturale. Un patrimonio che permette un salto nel tempo fino al XVI secolo per ricostruire l’albero genealogico attraverso certificati di battesimo e matrimonio. Un’affascinante ricerca non solo per addetti ai lavori ma anche per persone comuni che dall’altro capo del mondo bussano negli uffici dell’Episcopio per rintracciare «il trisnonno partito nell’800 alla volta del Brasile o del Cile in cerca di fortuna» racconta Raffale Cau, archivista e genealogista all’Archivio diocesano, diretto da monsignor Tonino Zedda.
«Ogni faldone contiene i certificati di battesimo, cresima, matrimonio, morte–spiega Cau –e lo stato delle anime ovvero il censimento, andato avanti fino agli anni Trenta del secolo scorso, sulla condizione di ciascun parrocchiano rispetto ai sacramenti». Atti raccolti dal Concilio di Trento fino ai giorni nostri, una miniera di informazioni e curiosità per ricostruire il passato, gli intrecci fra famiglie e persino l’evoluzione linguistica del proprio cognome. «I registri più antichi erano scritti in sardo, poi in catalano e castigliano e dal 1835 monsignor Bua decise di far scrivere i Quinque libri in latino –spiega –Dalla metà del ‘900 si è passati all’italiano con modelli prestampati». I curiosi sono sempre più numerosi, ci sono addirittura liste d’attesa per l’attività negli uffici, aperti al pubblico due volte alla settimana. È vero che alcuni utenti sono interessati soltanto a una ricerca finalizzata all’ottenimento della cittadinanza ma è altrettanto vero che cresce l’interesse e la passione per la riscoperta delle proprie origini.
Raffaele Cau, 52 anni, archivista genealogista (foto Chergia)
E Raffaele Cau, 52enne originario di Ovodda, in tredici anni di lavoro è stato testimone (oltre che artefice visto il suo ruolo fondamentale nella ricerca e nel sostegno agli utenti) di storie cariche di emozioni storie cariche di emozione «come quella di una donna francese che è risalita al trisnonno cantoniere, nato nella casa cantoniera di Silì». Dopo di lei, il genealogista ricorda bene la vicenda di Mario Conca Rosende arrivato dal Cile per scoprire che il trisnonno, muratore, viveva in via Garibaldi a Oristano e «di cognome faceva Concu» ricorda. Infine, l’ultima ricerca in ordine di tempo, coinvolge un ingegnere brasiliano che vive in Francia: da un certificato di nascita del nonno di una zia ha scoperto che gli avi erano italiani. «Sono sempre stato incuriosito dal mio passato – spiega Juliano Portero, 37 anni – ma da quel momento ho deciso di imparare la lingua italiana e continuare la ricerca». Documenti e domande fra parenti e conoscenti lo hanno portato a scoprire che il paese d’origine era Neoneli. A maggio scorso l’arrivo nell’Oristanese «sono stato accolto con gentilezza e ospitalità da tutti – racconta –in parrocchia ho trovato il certificato di nascita del mio trisavolo, datato 1840». Da qui la ricerca all’Archivio diocesano «dove con Raffaele Cau e grazie alla collaborazione di Marco Mereu, uno studioso di Neoneli, ho potuto ricostruire il mio albero genealogico fino al 1600. Il ceppo della mia famiglia è Sanna ma si è estinto perché mio trisnonno ebbe solo una figlia». Juliano Portero è tornato a Neoneli per i riti in onore di sant’Antonio Abate. «Non ho trovato parenti diretti ma tutte le persone che mi hanno accolto sono una grande famiglia. Tornerò in Sardegna almeno due volte all’anno, la prossima estate verrò insieme a mio padre: per lui sarà un’emozione ancora maggiore».
Raffaele Cau mostra alcuni registri (foto V. Pinna)
Il viaggio alla scoperta dei propri avi è lungo «in media servono 6 mesi per la ricerca che –precisa Raffaele Cau – inizia sempre in casa, da ciò che conosciamo e poi l’albero si espande. Il documento sicuramente più ricco è il certificato di matrimonio perché si intrecciano i dati delle famiglie degli sposi». È un lavoro delicato che richiede impegno e pazienza, come ripete sempre l’archivista che, dopo le pubblicazioni sull’origine dei cognomi e delle famiglie di Ovodda, Atzara, Meana Sardo, Fonni, Simaxis e Siamanna, adesso sta lavorando alla ricostruzione del passato dei figoli oristanesi e sta completando le ricerche sui cognomi di Palmas arborea, Lodine e Gadoni.