Le norme c’erano già ma aver inserito la tutela nella prima parte della Costituzione, quella sui principi, assume un significato simbolico importantissimo. Dunque, il Parlamento l’8 febbraio ha approvato la proposta di legge costituzionale che inserisce la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi fra i principi fondamentali.

Sono due gli articoli modificati.

Articolo 9: La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.

Articolo 41: L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, alla salute, all’ambiente. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali.
Nell’articolo 9 era già contenuta la tutela del patrimonio paesaggistico e del patrimonio storico e artistico ma ora vi rientrano anche la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi e viene specificato esplicitamente un principio di tutela per gli animali. In quest’ultimo caso le nuove norme, attraverso una clausola di salvaguardia, incidono direttamente sullo Statuto delle Regioni a statuto speciale e delle Province autonome di Trento e di Bolzano.
Con la modifica all’articolo 41, invece, la salute e l’ambiente devono essere tutelati da parte dell’economia, al pari della sicurezza, della libertà e della dignità umana. E ancora: le istituzioni, attraverso le leggi, i programmi e i controlli, possono orientare l’iniziativa economica pubblica e privata non solo verso fini sociali ma anche verso quelli ambientali.
Secondo il presidente Ispra e Snpa Stefano Laporta “l’inserimento nella Costituzione della tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi rappresenta il coronamento di un percorso che nasce dalla sensibilità dei cittadini e conferisce forza a questi temi qualificandoli come beni fondamentali. Si tratta di un segnale forte, una sfida per tutti noi ed una responsabilità maggiore che consentirà di portare avanti azioni di tutela più convinte ed efficaci per la salute e la qualità della vita, stabilendo definitivamente che l’ambiente è un diritto di tutti, come spesso ha dichiarato il Capo dello Stato. Non è più tempo per esitazioni, la tutela dell’ambiente diventa una norma sancita dalla Costituzione ed il principio cardine attorno cui far ruotare la ripartenza del Paese”.

Marilisa D’Amico, docente  di Diritto costituzionale e prorettrice con delega alla Legalità, trasparenza e parità di diritti all’Università degli Studi di Milano, ha dichiarato a Wired che “l’8 febbraio non è stata approvata solo una riforma costituzionale ma una visione: critichiamo tanto il Parlamento, ma stavolta, e finalmente, il legislatore ha fatto il suo mestiere e così è riuscito a dare forma a una visione che passa alle nuove generazioni”. 

Il costituzionalista Alfonso Celotto mette invece l’accento su un altro punto: “Inserire nella carta la tutela dell’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi anche nell’interesse delle future generazioni vuol dire avere una visione più ampia delle decisioni politiche”, ha scritto su Formiche.net, e “superare la tradizionale tendenza della politica, della democrazia e dell’economia a essere schiacciate sulle esigenze del presente”.

L’ultimo inciso del nuovo articolo 9 secondo Celotto “ci obbliga nelle decisioni a guardare anche l’impatto sul futuro. Si devono considerare anche la debolezza o vulnerabiltà degli interessi delle generazioni future.  L’aver inserito tutto questo nella Costituzione, insomma, costringe a ripensare i meccanismi della democrazia poltica e delle maggioranze legislative. Un riconoscimento importantissimo per guardare lontano”.

 
 

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