L’hanno chiamata “Malattia X”, perché è una totale incognita: nessuno sa di che tipo sarà, né quando arriverà. Ma tutti danno per scontato che arriverà. È la prossima pandemia: in un mondo che ancora si lecca le ferite provocate dal Covid, negli ultimi mesi è cresciuta improvvisamente la preoccupazione che qualcosa di simile possa succedere di nuovo, entro breve tempo. Forse è stato l’allarme per la Dengue in Brasile, a spargere timori in tutto il pianeta. O magari è il fatto che, ora che si è praticamente spento del tutto il rumore di fondo delle notizie sull’infezione da coronavirus del 2019, ci sono le condizioni per riprendere ad ascoltare gli avvertimenti degli epidemiologi.

Il monito più forte, in realtà, proviene direttamente dall’Organizzazione mondiale della sanità: al Summit dei governi mondiali del febbraio 2024, il direttore dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus (che tra l’altro è un immunologo esperto di malattie infettive, quindi parla con cognizione di causa) ha detto che l’insorgere di una nuova pandemia “è una questione di quando, non di se”. Chiaramente non è detto che sia devastante come il Covid, ma non si può neppure escludere: “Potrebbe essere causata da un virus influenzale, o da un altro coronavirus”, ha aggiunto Ghebreyesus, “oppure da un nuovo agente patogeno che ancora non conosciamo. Ma una ‘prossima volta’ ci sarà. E nonostante la lezione del recente passato, il mondo ancora non è preparato”.

La previsione del 2018

Sarà meglio dare ascolto alle profezie del direttore dell’Oms, visto che già nel 2018, nello stesso Summit, aveva espresso il timore che una pandemia potesse divampare “in qualsiasi momento”. Ed è quel che si è puntualmente verificato. Non è umanamente possibile prevenire i contagi e impedire che le malattie circolino nel mondo globalizzato: ci sono però varie misure che gli Stati possono adottare, già adesso, per mitigare le conseguenze della futura emergenza sanitaria.

EPA
EPA
Il direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus

Certo, non sapere che volto avrà il nemico, come sarà fatto e da dove arriverà complica parecchio le cose. Le teorie degli esperti in materia sono svariate, e chissà quale si rivelerà il pronostico più attendibile. Tra i tanti, c’è anche chi guarda con preoccupazione a quello che sta accadendo nel mondo animale con la cosiddetta influenza aviaria. “Quando mi chiedono quale sarà la prossima pandemia, rispondo che siamo già nel bel mezzo di una pandemia: sta solo affliggendo molte specie più della nostra”, ha scritto di recente Diana Bell, biologa dell’Università dell’Anglia Orientale (Norwich, Regno Unito), sulla rivista di divulgazione scientifica online The Conversation. Infatti il ceppo dell’aviaria, H5N1, “ha ucciso milioni di uccelli e un numero imprecisato di mammiferi, in particolare negli ultimi tre anni”. In Sardegna, a Cagliari, alla fine del 2022 l’aviaria ha colpito duramente l’avifauna, inducendo il Comune (pur tra mille polemiche) a sopprimere gran parte dei pavoni e degli altri uccelli del parco di Monte Urpinu.

Una recrudescenza allarmante

Bell guida un gruppo di ricerca che da tempo studia questo virus, individuato per la prima volta nelle oche domestiche cinesi nel 1997: proprio la sua squadra di ricercatori, nel 2005, scoprì in Vietnam che un mammifero in via di estinzione, uno zibetto delle palme, era stato ucciso dall’aviaria senza che si capisse (e non si sa ancora oggi) come avesse potuto contrarlo. Si sapeva infatti che l’influenza era passata ad altre specie animali, come le tigri, perché si erano cibate di pollame infetto. Ma gli zibetti mangiano lombrichi, quindi quella scoperta appariva allarmante. E l’allarme si è rivelato fondato: “Il virus scoperto nel pollame cinese – osserva Bell – è arrivato a minacciare gran parte della biodiversità mondiale”, e oggi “sta uccidendo specie dall’Artico all’Antartide”. Moltissimi volatili, ma anche diverse specie di mammiferi: particolarmente colpiti i felini (tigri del Bengala, leopardi, leoni di montagna, linci, persino gatti domestici), orsi e tanti altri ancora, senza risparmiare animali acquatici come leoni marini, focene, delfini. Alcune specie ora sono addirittura minacciate di estinzione.

0
0
L'intervento dei servizi veterinari a Monte Urpinu (Cagliari) nel 2022

Che possa essere questa anche la nuova pandemia tra gli esseri umani? Secondo Bell, non si può escludere. Non è un mistero che il virus H5N1 sia particolarmente pericoloso per l’uomo, ma fortunatamente i contagi non sono frequenti: “Tra il 1° gennaio 2003 e il 21 dicembre 2023 – segnala ancora la biologa inglese – sono stati segnalati 882 casi di infezione umana in 23 Paesi, di cui 461 (il 52%) mortali”. Tuttavia, se per alcuni anni la circolazione tra gli esseri umani sembrava pressoché scomparsa, nel 2023 sono stati registrati 41 decessi su 64 casi: “È preoccupante che ora stiamo iniziando a vedere di nuovo persone che muoiono dopo il contatto col pollame”, sottolinea Diana Bell. Per prevenire il peggio, secondo la studiosa, sarebbe decisivo rivedere la produzione avicola mondiale, limitando i mega allevamenti e la circolazione di uova e pulcini. Ma è un appello chiaramente destinato a cadere nel vuoto: speriamo che l’umanità non debba presto pentirsene.

© Riproduzione riservata