Alla scoperta di Noddule: dal pozzo sacro alle capanne romane
Il sito a 13 chilometri da Nuoro custodisce tanti monumenti di epoche diverse e si inserisce in un itinerario della Barbagia dedicato al culto delle acqueLe pietre di Noddule riemergono in mezzo alle sugherete tra Nuoro e Orune come uno scrigno che custodisce tremila anni di storia e tanti segreti, dell’età nuragica e del tempo dei romani. Il percorso, ripulito dopo anni di incuria e ora accessibile a tutti, schiude ai visitatori squarci inediti e affascinanti perché qui il viaggio nella storia scorre tra importanti monumenti disposti secondo un ordine temporale.
Due circoli megalitici risalgono al Neolitico finale, cioè più o meno al tempo delle domus de janas. Blocchi possenti compongono una cinta muraria fortificata che abbraccia le pietre del nuraghe, il più grande della zona. Benché sia sommerso da ripetuti crolli lascia intravedere le quattro torri e il cortile interno che riporta all’età media del Bronzo. Ai piedi del nuraghe tre capanne di epoca romana che in qualche modo fanno memoria anche dell’antico tracciato dei pellegrini che portava verso Olbia passando attraverso la Barbagia. Ma prima, in epoca nuragica, è via commerciale di prim’ordine se nei dintorni, come a Romanzesu, vengono trovati monili d’ambra e a Nurdole, tra Nuoro e Orani, uno scarabeo egizio. In questo spicchio di storia e di sughere c’è tanto altro da ammirare.
Una capanna circolare con nicchie all’interno e focolare al centro è una splendida eredità del 1100 avanti Cristo. Ha due filari di sedili all’esterno e un bacile che fanno ipotizzare ci fosse un’area di purificazione. Viene scoperta grazie ai primi scavi condotti negli anni Sessanta dall’archeologo Ercole Contu che la battezza “capanna del consiglio” e studia a fondo Noddule con la complessità dei suoi monumenti. Il luogo simbolo del sito è il pozzo sacro che riporta al Bronzo finale, ovvero intorno al 1100 avanti Cristo. È senz’altro tra i meglio conservati della Sardegna. Un gioiello in trachite composto di blocchi lavorati alla perfezione. Imperdibile nell’ambito di un itinerario che nella Barbagia nuragica, lungo l’odierna strada statale 389, unisce altri siti consacrati al culto delle acque: i santuari di Madau e Gremanu a Fonni, l’area di Noddule a 13 chilometri da Nuoro, il pozzo sacro di Su Tempiesu a Orune e il villaggio santuario di Romanzesu a Bitti.
«Il culto delle acque si sviluppa nella parte terminale dell’età del Bronzo, intorno al 1200-1100 avanti Cristo. Si presume che i pozzi già presenti per l’approvvigionamento dell’acqua siano stati “santuarizzati” in questa fase forse perché si è andati incontro a una fase di siccità prolungata, si è scelto di venerare l’acqua come una divinità vera e propria, legandola sicuramente a culti più antichi come quelli della Dea madre e della fertilità», spiegano ai visitatori gli operatori di Nooraghe che dal 2018 si prendono cura dell’area archeologica, affidata in concessione dal Comune di Nuoro.
«È un sito molto didattico e completo, anche se c’è davvero tanto ancora da scavare», sottolinea Mario Cabiddu che qui lavora assieme a Daniele Fois e Antonia Pintori. «Noddule ha una particolarità architettonica rappresentata dalla camera a pozzo con la facciata in trachite: i conci, secondo gli studi di Contu, arrivano dal territorio di Silanus. Ha un dettaglio unico: la cupola è realizzata in trachite policroma, dunque con colori diversi e provenienze da varie parti della Sardegna». La decorazione riporta una spina di pesce o una spiga di grano e un incavo a forma di occhio. Si accede da un vestibolo quadrangolare e da una scala in granito. Nei giorni del solstizio d’estate lo spettacolo è straordinario: all’alba il sole illumina l’intera facciata del monumento.
La splendida copertura a tholos che custodisce la sorgente è visibile 5-6 mesi l’anno, condizionata dall’intensità piovosa delle stagioni. Nei tempi siccitosi l’accesso è garantito perché libero dall’acqua. È invece vietato quando piove e l’atrio viene sommerso. Per questo i visitatori che acquistano il ticket d’inverno beneficiano dell’accesso gratuito d’estate o viceversa, in modo da poter cogliere le facce diverse di questo luogo di mistero e fascino.
La fruibilità è garantita tutti i giorni dell’anno (chiusura solo il mercoledì dei mesi invernali) anche a visitatori in carrozzina come pure agli ipovedenti per i quali, nel Centro servizi, sono disponibili dei modelli tattili. Per tutti aree picnic sotto le querce maestose, inimitabili custodi di un complesso esteso per nove ettari, in gran parte ancora tutti da esplorare.