Gli addetti ai lavori lo chiamano «rapporto di cambio». Nelle fusioni tra società, non è altro che il valore attribuito alle quote azionarie delle aziende, dopo averle confrontate. Un passaggio fondamentale. Con un meccanismo molto simile – per capirci – a quello visto quando nel 2002 venne creato l’Euro: si stabilì quale doveva essere il tasso di conversione della lira – e delle altre valute – rispetto alla nuova moneta. Ecco: anche nel contestatissimo matrimonio tra lo scalo di Olbia e quello di Alghero (attualmente sospeso dal tribunale di Cagliari in attesa della sentenza di merito) tutto ruota attorno a questo numero, che potrebbe riscrivere gli equilibri del settore aeroportuale sardo. E il risultato ottenuto fin qui non ha convinto la Regione, perché evidenzia una netta sproporzione tra i valori delle due aziende.

Perché? La valutazione sarebbe sbilanciata a favore di Olbia. In questo modo la quota di Sogeaal nelle tasche della Regione (quasi il 30% tra azioni detenute direttamente e quelle controllate dalla Sfirs), dopo la fusione, rischia di essere annacquata. E dunque il peso della mano pubblica nella rete aeroportuale del nord Sardegna è destinato ad essere quasi inesistente. Rafforzando ancora di più il ruolo di F2i, fondo che controlla il pacchetto di maggioranza degli scali.

Nel parere confezionato per il Cda dello scalo algherese dallo studio “Colombo e associati” i valori delle due società sono distanti anni luce. Il rapporto è di uno a sedici. È vero: l’aeroporto Riviera del Corallo ha un traffico passeggeri minore: circa un milione e mezzo di viaggiatori nel 2022, ricavi per 19 milioni. Al “Costa Smeralda” i passeggeri sono 3,2 milioni e i ricavi arrivano a 81 milioni. Ma la valutazione degli esperti va ben oltre queste cifre. «Sulle basi delle analisi svolte, il range di valori individuato per il 100% del capitale economico di Geasar», si legge nel dossier, «è ricompreso tra 327,8 milioni e 402,9 milioni». Il dato medio è di 362 milioni di euro. E la Sogeaal? In questo caso il valore medio stimato è di 22,5 milioni di euro. Il coefficiente usato per la fusione delle due società, ricavato da questi numeri, relega la Regione a un modesto 3% dell’azionariato. Il suo peso nella newco sarebbe un decimo di quello che ha attualmente nella società che gestisce lo scalo di Alghero.

Ed è proprio questo uno degli aspetti contestati dal pool di avvocati della Regione davanti al tribunale di Cagliari. La decisione è attesa nel 2025, quando ci sarà l’udienza di merito. Ma non è escluso che già prima di quella scadenza ci possa essere qualche novità.

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